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Ginnastica, Vanessa Ferrari: “Pensai al ritiro: sono terza a Londra 2012. Ritornai per la Coppa del Mondo, ora sogno a Rio 2016”

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Vanessa Ferrari, Campionessa del Mondo 2006 all-around, plurimedagliata iridata ed europea, la ginnasta italiana più forte, è stata intervista dal comitato organizzatore dei Campionati Italiana Assoluti che si disputeranno a Torino il 26-27 settembre, tappa di preparazione fondamentale per i Mondiali 2015 di ginnastica artistica (Glasgow, 23 ottobre – 1° novembre) dove verranno assegnati i primi pass per le Olimpiadi 2016.

Un’intervista in cui la bresciana ha parlato delle sue motivazioni, del suo pensiero sul ritiro dopo lo scotto di Londra e come è ritornata più motivata di prima. Il mirino puntato su Rio 2016 dove andrà a caccia di quell’agognato podio per coronare una carriera immensa e irripetibile.

 

Dopo le Olimpiadi di Londra nel 2012 avevo pensato di smettere, un po’ per la delusione olimpica un po’ perché in realtà lo avevo già deciso prima a prescindere da come fossero andate quelle gara. E in effetti dopo quell’estate non venni in palestra per qualche mese”.
“[Poi] Enrico Casella un giorno mi ha chiamata e mi disse che avrei avuto la possibilità di entrare nel giro della Coppa del Mondo visto che ero nelle prime otto del mondo nell’all around. Ci pensai e scelsi di allenarmi e di
affrontare questa nuova sfida. Ho partecipato a delle gare e vedendo che potevo fare ancora bene ho deciso di puntare sulle Olimpiadi di Rio del 2016”.

“Quando ho deciso di ricominciare sono riuscita a mettermi alle spalle la gara di Londra 2012, sebbene io mi veda ancora terza e non quarta, ho cercato di guardare avanti cercando di dare il meglio di me. Quello che è successo appartiene al passato e non ci si può fare nulla, lo sguardo deve essere volto al futuro”.

 

Rio 2016 non è un obiettivo che mi sono posta subito, a inizio quadriennio. Ma da quando ho preso la decisione, circa due anni dopo Londra, ho deciso di allenarmi duramente in vista di quell’obiettivo. Voglio vivermela tranquillamente e con serenità, sapendo che potrò giocarmi qualcosa di importante. La cosa principale è che io mi diverta, anche se le Olimpiadi sono una gara a parte. La sera prima della gara non è come tutte le altre vigilie. Ho partecipato a due edizioni e il giorno prima mi è venuto da piangere per la tensione”.

 

Che cosa rappresenta per te la vittoria?

“Il coronamento dei tanti anni di lavoro e dei sacrifici fatti. Anche se può capitare di perdere ed essere felice ugualmente in quanto conscia di aver dato il massimo”.

Di esercizi splendidi nella tua carriera ne hai fatti molti. Quali sono le tue sensazioni quando guardi il tabellone e il punteggio rispecchia quello che ti eri immaginata?

Recentemente mi è capitato l’opposto, ossia avere delle sensazioni migliori rispetto a quello che invece è il punteggio reale. Quando le sensazioni invece combaciano con il punteggio effettivo è un qualcosa di straordinario perché ti rendi conto che tutto il lavoro, tutti i sacrifici che hai fatto e che fai quotidianamente sono serviti”.

 

Con la parola sofferenza sportiva cosa ti viene in mente?

“Da piccola avrei risposto che la sofferenza sportiva non esiste, perché fai quello che ami, lo fai al massimo, fai tanti sforzi ma li fai sempre per quello che adori fare. La sofferenza sportiva arriva quando sei più grande, nel momento in cui si presentano i problemi fisici ed è proprio lì che inizi a fare più fatica”.

 

Ogni atleta vive il momento immediatamente precedente alla gara in maniera
personale. Tu come lo vivi?

Ultimamente sono più agitata rispetto a prima perché, essendo l’ultimo anno, non voglio bruciarmi le occasioni, quindi voglio sempre dare il massimo ma cerco sempre di concentrarmi pensando ai miei esercizi a tutto quello che ho fatto per arrivare fino a quella gara. Inoltre sono consapevole che la paura non serve a nulla.*

Nella vita cosa ti ha insegnato lo sport?

“Tantissime cose, potrei dire tutto. Ti dà disciplina, ti insegna come applicarti nelle cose, il fatto che devi impegnarti al massimo e che devi metterci del tuo, sempre, se vuoi ottenere dei risultati. Inoltre ti insegna a fidarti dell’allenatore e di costruire qualcosa assieme. Enrico Casella mi segue da quando ho sette anni e il nostro rapporto è maturato anno dopo anno. Più c’è unione tra atleta e tecnico più i risultati migliorano. E’ qualcosa di fondamentale”.

Ormai sei un modello per tutte le giovani ginnaste. Che messaggio manderesti ad una bambina che decidesse di avvicinarsi a questo sport?

“E’ una disciplina molto faticosa ma una volta che ci sei dentro diventa difficile tirarti fuori. E’ uno sport bellissimo e che piace a tutti”.

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