Judo
Judo, Mondiali 2015: il talento di Pino Maddaloni. “Lo perderemo come Ezio Gamba”
Sono davvero in pochi a non sapere chi sia Pino Maddaloni, ma forse vale la pena di fare una piccola ripassata di storia recente del judo azzurro. Un fatto necessario se si pensa che addirittura il presidente federale Domenico Falcone ha accusato il responsabile della nazionale maschile (non commissario tecnico, come erroneamente e semplicisticamente riportato da alcune grandi testate nazionali, ma come lo stesso Falcone si è lasciato sfuggire tra le righe della Gazzetta) di mancare di rispetto nei confronti dei massimi organi federali. Come se fossero i dirigenti a dare lustro ad un Paese e ad uno sport, dimenticando che invece il judo italiano deve molto a Pino Maddaloni, un uomo che certamente di quest’arte marziale se ne intende, a giudicare dalle medaglie che ornano la sua bacheca, ed i cui successi sono stati cavalcati da molti di coloro che ora cercano di mettergli i bastoni fra le ruote.
Troppo onesto e coerente con sé stesso: è questa la colpa di Pino Maddaloni, la cui storia, assieme a quella del padre, il maestro Gianni, e di tutta la famiglia, è stata persino all’origine di un film, L’oro di Scampia, proprio per il suo esempio di onestà e determinazione persino quando tutto sembra remargli contro. E, anche questa volta, Maddaloni non si è piegato ai voleri dei più potenti, lui che il judo italiano lo ha portato in alto non al ritmo delle chiacchiere, ma a suon di ippon e di medaglie, in alto come il tricolore che sventolò sul gradino più alto del podio dopo il suo trionfo olimpico a Sydney 2000 sul brasiliano Tiago Camilo, nella finale della categoria 73 kg.
Ma Pino Maddaloni non è solamente Sydney 2000, apoteosi di una splendida carriera. Oltre all’oro a cinque cerchi, il napoletano vanta infatti sei medaglie continentali, due di ogni colore, tra le quali spiccano naturalmente i titoli conquistati consecutivamente nel 1998 ad Oviedo e nel 1999 a Bratislava, preludio di ciò che sarebbe accaduto poi in Australia. Un palmarès che lo pone tra gli azzurri più vincenti nella storia della rassegna continentale, secondo, tra gli uomini, solamente a Nicola Tempesta, nove volte sul podio tra gli anni ’50 e ’60. Per i conoscitori più fini del judo internazionale, Maddaloni è anche l’ultimo italiano ad aver trionfato, nel 2006, al torneo di Parigi (allora Super World Cup, oggi Grand Slam), il Roland Garros del judo, quando, passato alla categoria 81 kg, superò in finale il sudcoreano Song Dae-Nam, atleta che si sarebbe poi laureato campione olimpico a Londra 2012 tra i 90 kg.
Pino Maddaloni, insomma, è uno dei judoka azzurri più forti di sempre. Per capirlo, è sufficiente constatare che di campioni olimpici italiani ve ne sono stati solamente tre: Ezio Gamba nel 1980, Pino Maddaloni nel 2000 e Giulia Quintavalle nel 2008. Gamba, oro a Mosca 1984 e poi argento a Los Angeles 1984, ha fatto una scelta ben precisa, rifiutando i giochi di potere ed i compromessi tipici della politica sportiva del nostro Paese, dopo essere stato alla guida dell’Italia dal 1996 al 2004: nel 2008 ha preparato alle Olimpiadi una selezione di judoka africani, e poi è diventato tecnico della nazionale russa, tra l’altro con grande successo (sotto la sua guida la Russia è stata la miglior nazione nel judo a Londra 2012). Ora, vista l’aria pesante che si respira, toccherà anche a Maddaloni fare le valigie? Il padre Gianni ci ha già avvertiti con un commento su Facebook. Del resto, considerata la notorietà e la fama internazionale di Pino, non gli sarebbe difficile trovare un posto in una nazionale straniera e soprattutto il rispetto di cui è degno un campione olimpico, visto che tra l’altro già in passato gli sono pervenute offerte interessanti. A perderci, proprio come successo con Gamba, sarebbe ancora una volta il judo italiano, anche se per ora Maddaloni spera ancora di ricucire lo strappo: “Fino al 31 dicembre io sono legato alla Nazionale e a disposizione della Nazionale. Io non ce l’ho con la Federazione che nella mia storia di sportivo ha dato tanto. Né con il judo“, ha dichiarato nell’intervista rilasciata a Il Mattino.
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