Tuffi
L’evoluzione geografica dei tuffi: l’Italia resiste, la Cina vince e insegna
Sono terminati settimana scorsa i Mondiali 2015 di tuffi a Kazan. Tredici le gare con medaglie, dieci gli ori assegnati alla Cina. Ancora una volta, dunque, niente en-plein per la nazionale asiatica, che nei grandi appuntamenti recenti è riuscita a raggiungere il clean sweep solo in casa, a Shanghai 2011. A mettere i bastoni tra le ruote dei cinesi è stata prima di tutto l’Italia, con la leggendaria vittoria di Tania Cagnotto da 1 metro. Poi gli altri “scippi” sono firmati Corea del Nord, con la rivelazione 16enne Kim Kuk Hyang oro dalla piattaforma femminile, e Gran Bretagna, che si è imposta nell’innovativo team event con Thomas Daley e Rebecca Gallantree.
Un successo storico quello della bolzanina per la delegazione azzurra, che non cantava l’inno di Mameli in una manifestazione mondiale addirittura da Cali 1975, quando Klaus Dibiasi vinse da 10 metri e bissò il titolo giù conquistato due anni prima a Belgrado. Passate le trenta primavere, e alla penultima stagione prima dell’annunciato ritiro, Tania Cagnotto si è regalata una delle gioie più grandi della carriera, battendo le cinesi con una gara dominata dalla prima all’ultima rotazione. Shi Tingmao e He Zi non sono state precise soprattutto in avvio, vero, ma l’italiana ha saltato con un’eleganza innata. È lei che continua a trascinare per mano i tuffi targati Bel Paese, portandoli al terzo posto nel medagliere con anche il bronzo di nervi da 3 metri (indicazione fondamentale in vista di Rio 2016) e quello conquistato nel sincro misto con Maicol Verzotto, alla prima medaglia iridata. I talenti su cui puntare da dopo l’Olimpiade non mancano, vero, ma è innegabile che sarà molto difficile tornare rapidamente sul podio mondiale. Godiamoci allora fino all’ultimo istante le emozioni di Kazan 2015.
Quello appena terminato è stato un Mondiale ricco di sorprese. La Cina continua a vincere – e a dominare in qualche caso, 3 metri femminili e piattaforma sincro maschile su tutti – ma il resto del pianeta non sta a guardare. Anzi, sfrutta proprio le abilità dei maestri asiatici, soprattutto dal punto di vista dei tecnici, per tentare di limare il gap. È il caso della Corea del Nord, assoluta rivelazione di questa manifestazione che prima si è messa al collo uno storico bronzo nel sincro femminile da 10 metri e poi, non sazia, ha condotto una strepitosa Kim sul tetto del mondo nell’individuale. Neanche a dirlo, a bordo vasca, tutti i tecnici erano cinesi, come anche quelli di molte altre nazionali, Australia (0-0-2), Gran Bretagna (1-0-3) e Usa (0-1-1) in primis. E così la Cina rimane in testa (15 podi, 10-3-2), ma diminuisce il numero delle doppiette e apre a undici paesi diversi nel medagliere, un record.
Tra le nazioni europee emerge la Francia, già oltremodo positiva agli ultimi Europei. Pochi impianti e pochi atleti, ma di qualità, e i transalpini – seppur senza medaglie – al momento vantano più pass olimpici dell’Italia con atleti giovanissimi che possono crescere ancora molto. La Gran Bretagna ha ritrovato tutto il talento di Thomas Daley, che corona con un oro e un bronzo questi primi due anni di “nuova vita” londinese sotto la guida di Jane Figueiredo, e ha visto consacrarsi l’esplosività di Jack Laugher dal trampolino. Deludenti invece Germania e Russia: zero medaglie per i tedeschi, tre (0-2-1) per i padroni di casa che, tuttavia, si sarebbero aspettati qualcosa di più. Patrick Hausding e Sascha Klein, non al top della forma (la scelta di partecipare a tutte e sei le tappe delle World Series non aveva convinto già a Rostock e gli acciacchi sono tornati prepotenti a Kazan), non sono riusciti a salire sul podio nella piattaforma sincro di cui erano campioni in carica, Ilya Zakharov si è fermato a pochi punti dal trionfo da 3 metri ma è stata l’unica vera luce di una selezione ancora incapace di sfoderare tutto il proprio incredibile talento. Male Nadezhda Bazhina, incostante Victor Minibaev, poco elegante da vedere specialmente negli avvitamenti Evgenii Kuznetsov.
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francesco.caligaris@oasport.it
Foto da: pagina Facebook Fina/DeepBlueMedia