Boxe
Boxe, Raffaele Bergamasco: “Sulle giurie ho la mia idea. Per Rio abbiamo diverse carte da giocare”
Raffaele Bergamasco, Head Coach della nazionale italiana di boxe, ha avuto il grande merito di guardare avanti. Dopo i tanti trionfi dei vari Cammarelle, Russo e Valentino, il tecnico campano, in carica dal 2013, ha lavorato senza sosta e con successo sulla crescita di una nuova generazione di talenti. Ora il pugilato tricolore può guardare con ottimismo alle Olimpiadi di Rio 2016 e Tokyo 2020. Di questo e tanto altro abbiamo parlato con Bergamasco in un’intervista ad ampio raggio, in cui si tocca anche lo spinoso tema dei “furti” delle giurie, fino ad arrivare all’addio dei Thunder dalle WSB.
Il consolidamento di Mangiacapre, l’ascesa prorompente di Manfredonia, giovani in rampa di lancio come Maietta e Cavallaro, senza dimenticare prospetti interessantissimi come Arecchia, Cappai e Vianello. E’ una nazionale che non dipende più solo dai ‘grandi vecchi’. Nel complesso, come valuti il comportamento degli azzurri in questa stagione?
“Devo dire che il ricambio generazionale procede spedito. Ai Giochi Europei di Baku sono stato contento per le conferme di Picardi, Mangiacapre e Manfredonia. Agli Europei, invece, abbiamo ottenuto tre pass per i Mondiali, che per noi erano il minimo. Cavallaro e Maietta hanno confermato le ottime impressioni che avevo su di loro e sono certo che faranno strada. Per Maietta la 56 kg è la categoria di peso perfetta. Eppure in Bulgaria mi sono sentito defraudato. Vianello aveva vinto nettamente l’ottavo con Omarov, lo sanno tutti, anche lo stesso pugile russo. Il loro allenatore è venuto a scusarsi con me, il pubblico ha fischiato a lungo. E’ stato uno scandalo addirittura più grande della finale olimpica di Londra con Cammarelle. Anche Cavallaro, a mio modo di vedere, era il vincitore della semifinale: la sua sconfitta è inspiegabile. I verdetti dei giudici fatico a comprenderli. Riguardo a Cappai, non ha combattuto secondo le sue potenzialità, ma ci può stare dopo tanti mesi di inattività. Ad Arecchia manca solo la giusta dose di esperienza a questi livelli, è ancora giovanissimo. Ma arriverà“.
Tra poco meno di un mese Doha ospiterà dei Mondiali dalla valenza doppia: in palio anche i pass olimpici per Rio 2016. Non sarà facile: occorrerà salire sul podio in alcune categorie (56, 60, 64, 69, 75), giungere in finale in altre (49, 52, 81), addirittura vincere in altre ancora (91 e +91). Con Valentino Manfredonia (81 kg) e Clemente Russo (91 kg) già qualificati attraverso, rispettivamente, WSB e APB, quali azzurri avranno maggiori possibilità di volare in Brasile?
“Ai Mondiali i più quotati per puntare ai primi tre posti, con la qualificazione diretta a Rio 2016, saranno Vincenzo Mangiacapre e Domenico Valentino. Manfredonia sarebbe chiaramente da podio, ma è in dubbio. Già a Baku aveva male alla spalla sinistra, in pratica aveva combattuto con un braccio solo. Anni fa, infatti, ebbe un incidente e gli furono inserite due viti nella spalla, che tuttavia si sono riaperte. Per questo, dopo i Giochi Europei, è stato necessario operarlo per risolvere il problema. Il recupero procede bene, ma è difficile che possa esserci ai Mondiali. Attenzione anche a Picardi, mentre Maietta e Cavallaro potrebbero sorprendere“.
Il prossimo anno, tuttavia, anche altri pugili potranno tentare di staccare il pass a cinque cerchi prima nel pre-olimpico europeo e poi in quello su scala mondiale. L’impressione è che l’Italia da decenni non fosse così completa e coperta in tutte le categorie di peso.
“In effetti anche Vianello, Arecchia e Cappai avranno la possibilità di qualificarsi nei pre-olimpici del prossimo anno. Di sicuro hanno le qualità per provarci. Il nostro obiettivo era quello di ricostruire una squadra dopo i tanti trionfi degli ultimi anni con Valentino, Russo e Cammarelle. I risultati si stanno vedendo“.
Proiettandoci sulle Olimpiadi di Rio 2016, quante medaglie pensi siano nelle corde della boxe italiana?
“Le nostre migliori carte da medaglia saranno sicuramente Russo, Mangiacapre e Manfredonia, ma non escluderei neppure Valentino e Picardi. I nostri pugili se la giocano con tutti e, soprattutto, si esaltano quando conta davvero. Anche Cavallaro, con un buon sorteggio, potrà dire la sua a Rio e spingersi molto avanti“.
Nei pesi massimi un prospetto di grande qualità come Fabio Turchi aveva espresso propositi di addio, salvo fare retromarcia. Per quale motivo?
“Turchi ha vissuto un periodo poco felice della sua vita sportiva, è andato in crisi. La qualificazione di Russo alle Olimpiadi (i due gareggiano nella stessa categoria, ndr) ha rappresentato un duro colpo per lui. Io penso che presto possa intraprendere la strada del professionismo, anche se sarebbe per noi una carta importantissima per Tokyo 2020“.
Arriviamo al nodo giurie. Agli Europei in Bulgaria se ne sono viste di tutti i colori. Verdetti scandalosi, su tutti quello già da te ricordato di Vianello. E’ un male impossibile da debellare? Che idea ti sei fatto in proposito?
“Purtroppo è tornata la vecchia ombra delle giurie. Con la nuova Aiba, devo dire che il problema era stato risolto. Scarto subito l’ipotesi dell’incompetenza, perché i giudici fanno corsi di 4 anni prima di poter venire impiegati nelle competizioni internazionali. Il vero problema, secondo me, è il metro di giudizio. Alcuni sono scelti dall’Aiba, altri dalle federazioni nazionali. All’interno della stessa Aiba, inoltre, c’è grande diversità tra giudici dell’APB e dell’AOB. Nel primo caso si valuta la qualità e la pulizia dei colpi, nell’altra la continuità e la foga del pugile. Può capitare che uno stesso match vi siano giudici APB, AOB e delle singole federazioni nazionali. Per questo a volte vediamo dei verdetti assurdi, come un 29-28, 27-30, 29-28. I giudici spesso hanno proprio visioni completamente differenti. Si è creata una grande confusione e l’Aiba dovrà porvi rimedio. Spero queste ombre possano dissolversi in vista di Rio, anche se sono scettico“.
Proprio a Rio per la prima (ed unica?) volta si vedranno combattere tutti insieme dilettanti (AOB), semiprofessionisti (WSB) e professionisti (APB). Chi sarà favorito?
“Io credo che i dilettanti veri e propri siano avvantaggiati. Chi si è allenato per combattere sugli 8-10-12 round, non potrà mai essere esplosivo come un ragazzino che in tre riprese dà tutto. E’ come far gareggiare contro un maratoneta ed un centometrista…Clemente Russo è uno stratega del ring e avrà meno problemi a tornare sui tre round. Quindi lui sarà l’eccezione“.
Nel complesso, come valuti l’introduzione dell’APB?
“Io penso sia stata una buona iniziativa. L’Aiba ha garantito il pass olimpico per far sì che più pugili possibile si iscrivessero. Vedremo come andrà dal 2017, quando dovrà necessariamente essere slegata dai Giochi“.
Nella stagione 2015/2016 gli Italia Thunder, vincitori dell’edizione 2011-2012, non saranno al via delle World Series of Boxing. Puoi spiegarci i motivi?
“Sono essenzialmente due. Il primo è di natura economica. Per i Thunder le WSB erano un bagno di sangue. Essendo uscito lo sponsor Dolce&Gabbana, la Federazione non poteva sobbarcarsi una spesa simile. Inoltre abbiamo deciso di prepararci solo per le Olimpiadi di Rio 2016. Le WSB sono una competizione di ottimo livello, ma favorisce quelle nazioni che hanno 4-5 pugili fortissimi per categoria, come Russia, Kazakistan e Cuba. L’Italia ha un numero di pugili minore ad alti livelli, per questo fa più fatica. Ecco perché, nell’anno olimpico, preferiamo pensare solo a Rio“.
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Foto: Pagina FB Raffaele Bergamasco
federico.militello@oasport.it