Editoriali

‘Italia, come stai?’: canottaggio, servono idee chiare verso Rio 2016; mountain bike, che calo!

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Un oro luccicante, tanti buoni propositi, ma la sensazione che manchi ancora il centesimo per fare l’euro. Intricata la lettura del bilancio finale italiano ai Mondiali di canottaggio.

Si intravedono miglioramenti rispetto al recente passato: dalla vittoria del 4 senza senior, fino all’approdo di sei imbarcazioni olimpiche in finale, risultato che il Bel Paese non raggiungeva dal 2003 negli anni di vigilia del grande evento a cinque cerchi. Eppure non mancano alcune note stonate.

Partiamo dal settore della ‘punta’. L’oro del 4 senza pone solide basi per conquistare un risultato di prestigio anche a Rio 2016. Tre quarti dell’equipaggio è composto da ragazzi sotto i 23 anni, con il solo Matteo Castaldo, 30enne, a fungere da chioccia di un gruppo che possiede ancora margini di miglioramento importanti. Sarà questa la nostra principale punta di diamante alle Olimpiadi. Non ha deluso neppure il veterano Niccolò Mornati, tornato a gareggiare dopo due anni di stop e subito in finale nel due senza con Vincenzo Capelli. L’intesa tra i due potrà solo migliorare e, considerando la Nuova Zelanda inarrivabile, non sembra impossibile avvicinare il podio tra un anno. Insperato alla vigilia l’accesso alla finalissima dell’otto senior, sesto e ad un soffio dal pass olimpico. Sarà necessario continuare ad investire sull’ammiraglia, che avrà ancora la chance della Coppa del Mondo 2016 a Lucerna per volare in Brasile. Le possibilità ci sono. Si potrebbe, nel caso, pensare anche di sacrificare il due senza, inserendo Mornati-Capelli nell’otto, rendendolo ancora più competitivo. Per il movimento rappresenterebbe un motivo di vanto ed orgoglio partecipare alle Olimpiadi con l’imbarcazione storicamente più prestigiosa.

E’ mancato quasi in toto il settore della ‘coppia’. Lo staff tecnico ha optato per una rivoluzione copernicana nella composizione degli equipaggi, rivelatasi fallimentare. Esperimenti di questo genere andavano compiuto a maggio, nelle prime tappe di Coppa del Mondo, e non a poche settimane dall’evento più importante dell’anno. E’ stato smembrato il doppio senior di Romano Battisti e Francesco Fossi (argento ai Mondiali 2014), con quest’ultimo spostato sul 4 di coppia assieme al singolista Francesco Cardaioli. Risultato: non solo il quattro di coppia è rimasto molto lontano dalla qualificazione olimpica (con prestazioni anche peggiori al precedente equipaggio), ma è venuta a mancare una possibile medaglia nel doppio, nonché una probabile qualificazione olimpica nel singolo. E’ l’ennesima conferma di come, negli sport remieri, l’affiatamento e l’amalgama di un equipaggio necessitino di diversi mesi (ed anni) di lavoro per raggiungere l’apice. Non basta mettere insieme quattro ottimi individualisti per avere un equipaggio da medaglia e lo avevamo compreso anche ai Mondiali di canoa velocità con il K4: l’improvvisazione non porta da nessuna parte. In vista della stagione olimpica, dunque, l’auspicio è che i tecnici partano sin da subito con le idee chiare: o si concentrano tutte le migliori risorse sul 4 di coppia (magari anche con il 18enne Giacomo Gentili, una delle note più liete di questa rassegna iridata), oppure andrà creato il miglior doppio possibile per dare l’assalto ad una medaglia a Rio.

Anche tra i pesi leggeri manca qualcosa per ambire ai metalli preziosi. Il doppio di Pietro Ruta ed Andrea Micheletti ha raccolto due quarti ed un quinto posto ai Mondiali in tre anni: la sensazione è che non possano andare oltre. Anche il 4 senza, pur approdato in finale, è rimasto ben distante dalla zona medaglia. Anche in questo caso potrebbero rendersi necessari dei cambi da parte dello staff tecnico, tenendo presente che le alternative non abbondano poi molto…

E’ mancato completamente, infine, il settore femminile. Dopo i fasti del 2013 (con tanto di oro mondiale) e la lieve flessione del 2014, Laura Milani ed Elisabetta Sancassani hanno vissuto una stagione nera a causa della mononucleosi che ha colpito a più riprese Milani, tanto che le azzurre hanno saltato tutte le tappe di Coppa del Mondo. La condizione di forma, dunque, era lontanissima da quella che aveva consacrato le italiane in cima al mondo. Eppure il doppio pesi leggeri femminile tricolore resta una risorsa che bisognerà cercare di recuperare in ogni modo a partire dal 2016. Per il resto, il vuoto totale, con le canottiere del Bel Paese apparse sempre nettamente inferiori alle avversarie dal punto di vista fisico e muscolare.

Passati quasi sotto silenzio, i Mondiali di mountain bike hanno offerto l’ennesimo spettacolo desolante della difficile estate sportiva azzurra. Tralasciando il bronzo della staffetta non olimpica, l’Italia ha navigato nelle retrovie nelle competizioni seniores. Eva Lechner, 23ma e limitata da un incidente meccanico mentre era in lotta per la top10, ha chiuso nel peggiore dei modi una stagione ben al di sotto delle aspettative, che il bronzo europeo non può salvare. Anche per Marco Aurelio Fontana i fasti del bronzo di Londra 2012 appaiono ormai lontani: la tredicesima piazza finale esprime come forse meglio non potrebbe le reali possibilità attuali del 30enne brianzolo. Certo, in campo maschile si sono prodotti in una buona crescita Daniele Braidot e, soprattutto, Andrea Tiberi, tuttavia l’elite della specialità resta ancora molto distante. Continua a latitare la grande speranza (destinata a rimanere tale?) Gerhard Kerschbaumer.

Non resta che affidarsi ai giovani. Se tra gli uomini il prospetto più interessante (forse l’unico) è Gioele Bertolini, sesto tra gli Under23, le speranze maggiori sono riposte nel settore femminile, dove sta crescendo una nidiata di talenti interessanti, capitanati dalla campionessa del mondo juniores Martina Berta.

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federico.militello@oasport.it

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