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Ciclismo
Mondiali Richmond 2015: Armitstead, ha vinto la più forte
Ha vinto semplicemente la più forte: ieri sera, Elizabeth Armitstead ha imposto la propria legge al termine di una gara condotta magistralmente, ideale coronamento di una stagione nella quale la britannica ha dominato l’ultima Coppa del Mondo della storia.
Lizzie ha dimostrato sul campo, o meglio sulle strade della Virginia, di essere la più forte. Il tentativo di nove atlete che ha caratterizzato gli ultimi due giri ha visto tutte le nazionali più forti rappresentate, ad eccezione della sua Gran Bretagna la quale, per la verità, non è mai sembrata in grado di contribuire con grande brillantezza alla sua causa. La non ancora ventisettenne dello Yorkshire si è dunque dovuta arrangiare, prima aspettando che qualche nazionale – in quel caso l’Olanda – imponesse il forcing decisivo per azzerare un tentativo nella quale evidentemente le orange, pur rappresentate da Amy Pieters, non credevano, poi ringraziando le tulipane dello splendido regalo fattole. Le altre squadre, infatti, non si erano messe all’inseguimento delle nove non solo perché ben rappresentate dalle ragazze in avanscoperta, ma perché si erano evidentemente accorte dello stato di grazia dell’inglese: gli ultimi tre chilometri, infatti, sono stati davvero da capogiro.
Armitstead davanti a riprendere le generosissime Scandolara e Kitchen, Armitstead davanti a spezzare il gruppo delle superstite tagliando fuori anche le azzurre Cecchini e Bronzini, Armitstead davanti nella volata finale e meritatamente campionessa del mondo. Dietro all’atleta della Boels-Dolmans, Anna Van der Breggen si mangia le mani per un argento comunque prestigioso e Megan Guarnier salva gli Stati Uniti pesantemente condizionati dalla sfortunata giornata di Shelley Olds.
E l’Italia? L’Italia è quarta con Elisa Longo Borghini, al termine di una prestazione da protagonista su un circuito che si è dimostrato ben difficile da controllare e interpretare. Delusione? Certo, come tutti i quarti posti, soprattutto se è il secondo anno consecutivo in cui la gloriosa tradizione di podi iridati azzurri viene arginata dall’amara medaglia di legno. Complessivamente, tuttavia, la prestazione di squadra è stata davvero molto buona, sebbene, come già detto, il tracciato di Richmond si sia rivelato davvero complicato per elaborare una tattica a tavolino.
Se nella primissima parte di corsa Marta Bastianelli e Valentina Scandolara hanno svolto alla perfezione l’incarico di stopper, nel tentativo delle nove ancora la veronese si è ritrovata davanti: in quel caso ci sta che le azzurre non abbiano guidato l’inseguimento, perché tra quelle ragazze, nonostante le energie spese, la veneta dell’Orica-Ais sarebbe stata una delle più veloci. Generosissimo il suo tentativo con la Kitchen e, anzi, se ci fosse un premio per la “migliore in campo” questo andrebbe senza dubbio alla splendida Scando.
Il suo ultimo tentativo è stato annullato dall’Olanda e dalla Armtistead, ma con loro c’erano, come da copione, Elisa Longo Borghini, Giorgia Bronzini ed Elena Cecchini. A quel punto, nonostante il terreno insidioso, ha avuto senso attendere lo sprint finale, perché la piacentina e la friulana sarebbero state tra le favorite in quelle 15-17 atlete al comando: l’incontenibile Armitstead, tuttavia, le ha tagliate fuori, senza contare il guaio meccanico che ha definitivamente beffato Giorgia negli ultimi metri. Così a disputare la volata si è ritrovata Elisa Longo Borghini, lei che vince sempre con splendide azioni solitarie e mai allo sprint: per questo il suo quarto posto, per quanto amaro in sé, rappresenta comunque un grande risultato per la piemontese, che si è messa alle spalle atlete ben più veloci. Lo abbiamo già detto in sede di cronaca: Elisa non poteva davvero fare di più. E l’Italia, rappresentata anche da una Tatiana Guderzo regista silenziosa e da una Rossella Ratto che ha lavorato per le compagne, torna a casa da Richmond con l’amaro in bocca, ma con la testa alta.
foto: Twitter @takethestage
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marco.regazzoni@oasport.it