Seguici su

Ciclismo

Mondiali Richmond 2015: il giorno di Sagan, Peter è campione del mondo!

Pubblicato

il

Atteso, cercato. Più volte sfuggito. Peter Sagan coglie il primo importante successo della carriera nel giorno migliore. A Richmond, in Virginia, conquista il campionato del mondo di ciclismo su strada da autentico fuoriclasse con un’azione memorabile negli ultimi 3 chilometri. Sul penultimo strappo ha lasciato sul posto tutti gli avversari, rilanciando l’azione arrivando da solo sul traguardo, finalmente vincente dopo tante delusioni.

Sono bastati pochi chilometri al gruppo per battezzare la fuga buona. Otto corridori hanno preso la testa della corsa, con il plotone che ha lasciato subito spazio. Andriy Khripta (Ucraina), Jesse Sergent (Nuova Zelanda), Ivan Stevic (Serbia), Park Sung Baek (Corea del Sud), Conor Dunne (Irlanda), Sergei Tvetcov (Romania), Ben King (Stati Uniti) e Carlos Alzate (Colombia) hanno avuto un vantaggio massimo di 5’, poco per pensare di arrivare fino alle fasi finali di gara. L’Olanda, infatti, ha provato sin da subito a mantenere alto il ritmo. Da applausi Josh Van Emden, che di fatto ha scandito il ritmo per tutta la prima parte di gara mantenendo il margine degli attaccanti tra i due e i tre minuti.

La gara si è trascinata senza particolari sussulti fino ai 100 chilometri, pur con il gruppo spesso e volentieri molto allungato, specialmente negli ultimi 5 chilometri di gara e sul rettilineo a dimostrazione della difficoltà di gestione delle fasi finali di ara. A 6 giri dalla fine il gruppo si è spezzato a causa di una caduta di Daniel Oss che ha costretto il trentino al ritiro e in virtù della particolare situazione di gara ha preso in mano le redini della corsa il Belgio.

Con Boonen a gestire le danze, i gregari dell’armata belga hanno messo in fila il gruppo e sugli strappi in pavé si è creata ancora una certa differenza, poi attenuatasi al termine del giro. Tanta fatica e alta andatura da considerare anche in vista del proseguimento della gara. Anche nel giro successivo è stato il Belgio a smuovere le acque con un attacco deciso di Sep Vanmarcke, specialista del pavé. Solitario si è rialzato, permettendo a Taylor Phinney (USA), Guillaume Boivin (Canada), Jarlinson Pantano (Colombia) e Kanstantin Siutsou (Bielorussia) di attaccare in vicinanza del traguardo prendendo qualche centinaio di metri di margine.

Alle loro spalle la situazione in gruppo si è rimescolata più volte, con sempre meno atleti in grado di rimanere nelle prime posizioni del gruppo anche a causa di una caduta che ha rallentato diversi atleti nella zona di rifornimento. A 49 chilometri dall’arrivo ha attaccato sull’ultima salita in asfalto Joaquim Rodriguez, cui si è aggregato un gruppo di circa 20 atleti con Matteo Trentin e Fabio Felline tra gli azzurri. Il margine risicato sul resto del gruppo e l’ampio tratto di pianura successivo ha però concesso a tutti la possibilità di rientrare, con i 3 fuggitivi ormai a tiro.

Ripresi questi, nelle fasi finali del terzultimo giro si è staccato un gruppo di 6 uomini. Sull’impulso di Ian Stannard (Gran Bretagna) hanno preso margine Michal Kwiatkowski (Polonia), Tom Boonen (Belgio), Bauke Mollema (Olanda), Daniel Moreno (Spagna) e Andrey Amador (Costa Rica) cui è riuscito ad accodarsi con uno sforzo supplementare anche Elia Viviani (Italia). In gruppo è stata la Germania a prendere in mano la situazione con André Greipel in prima persona per provare a limitare i danni nei confronti degli attaccanti, che in breve hanno preso una trentina di secondi di vantaggio.

In vista del successivo passaggio sugli strappi il gruppo si è riavvicinato molto alla testa della corsa, si sono rimescolate più volte le carte. Inizialmente 15 uomini erano rientrati sulla testa della corsa, poi la maggior parte del gruppo ma sfruttando la situazione concitata hanno preso margine una manciata di uomini, ripresi in un paio di chilometri grazie al lavoro di Fabio Felline in favore dei compagni di squadra. A 10 chilometri dalla conclusione nuovo attacco di Siutsou in compagnia dello statunitense Tyler Farrar. Il gruppo è sempre rimasto ad una decina di secondi senza ricucire in attesa delle tre salitelle del percorso.

L’Italia, posizionata splendidamente fino a 100 metri dalla prima salita, ha perso clamorosamente terreno nei metri che precedevano il pavè: Zdenek Stybar ha attaccato per primo, ma tutti i favoriti hanno risposto. È stato sul secondo strappo che Peter Sagan (Slovacchia) ha fatto la differenza, facendo il buco nei confronti di Philippe Gilbert e Edvald Boasson Hagen a 50 metri e il gruppo ancora più indietro. Sagan, che mai in carriera ha vinto una corsa di questo spessore, si è involato in solitaria verso il traguardo. Sul rettilineo finale, come una volpe in fuga dai cani, è riuscito a resistere al ritorno del gruppo lanciato alzando le braccia al cielo dopo 6 ore, 14 minuti e 37 secondi. Seconda posizione, a 7” da Peto per Michael Matthews (Australia) davanti a Ramunas Navardauskas (Lituania), Alexander Kristoff (Norvegia) e Alejandro Valverde (Spagna).

Diciottesimo Giacomo Nizzolo, il migliore degli azzurri sul traguardo dopo che la squadra azzurra è scomparsa dal radar della gara nel finale.

Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter

gianluca.santo@oasport.it

Twitter: Santo_Gianluca

Foto: Ciclismo Italia Flickr

1 Commento

1 Commento

  1. Luca46

    27 Settembre 2015 at 22:31

    Dopo tutti i piazzamebti al tour Sagan si potta a casa la vittoria più bella. Azione da autentico fuoriclasse. Non ho capito la tattica azzurra comunque mi sento di esprimere un giudizio positivo. Si sono trovati in molti nella fase decisiva ma c’è poco da recriminare perché anche lavorando diversamente nessuno aveva la gamba per l’azione decisiva.

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità