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Motomondiale 2015, MotoGP: il borsino Rossi – Lorenzo a cinque gare dal termine

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A Misano, tra i due litiganti, ha goduto il terzo.
Ad un certo punto della gara, tutti si aspettavano i fuochi d’artificio annunciati tra i due team-mate Yamaha, come se fosse un atto finale dovuto nei confronti dei quasi centomila spettatori accorsi al “Marco Simoncelli”. Invece è arrivata la pioggia a spegnere ogni miccia e a rimescolare i precari equilibri in ballo. Marc Marquez ha ringraziato mentre Valentino Rossi ha visto sfumare quel podio che desiderava fortemente (anche) per il suo popolo ma, nonostante l’oggettivo errore di valutazione, ha allungato a +23 su Jorge Lorenzo nella classifica mondiale e farebbe bene a non logorarsi troppo con rimpianti o autolesionistici rewind. Anzi, sarebbe più utile lasciare certe spiacevoli sensazioni al rivale maiorchino, che sta gettando alle ortiche svariate occasioni e sta vedendo diminuire, domenica dopo domenica, le chance iridate.

Con uno sguardo alla parte piena del bicchiere, il Dottore si appresta ad affrontare le cinque gare che lo dividono dalla gloria imperitura (la quale, Decima o no, gli strizza l’occhio già da qualche anno) rafforzato da convinzioni che vanno oltre anche ai ventitré punti di vantaggio sul rivale. Silverstone e Misano avrebbero dovuto costituire un pari-e-patta con Jorge, visti il feeling ed i curricula dei duellanti relativi agli ultimi due gran premi disputati, invece Valentino ha vinto nella fin lì inespugnata Silverstone e allungato ulteriormente il passo dopo il suo peggiore risultato in gara stagionale, giocando in casa per di più. Se non sono segnali questi…
Ma non è solo una questione di “esoterismo sportivo”. Irretire a questo punto del calendario un pesciolino (pardon, piranha) come Rossi, con il margine che ha, pare impresa a dir poco scomoda per chiunque. Dopo Misano, Lorenzo ha coraggiosamente dichiarato: “In primavera ho recuperato a Valentino 28 punti in quattro gare, posso riprenderne 23 in cinque, sull’asciutto”. Inconfutabile, ma lasciamo i sillogismi alla logica matematica, lo sport sottostà a dinamiche e variabili che sfuggono del tutto alla razionalità o all’algebra. Il centauro di Palma di Maiorca è il paradosso vivente di questo mondiale: stravince o toppa clamorosamente. Ha vinto più gare di tutti – cinque, contro le quattro di Marquez e Rossi – ha fatto più giri al comando di tutti – 181, più del doppio del secondo, Marquez – e massacrato 12 a 1 (!) il compagno di scuderia in qualifica, eppure quando sono in palio i punti non capitalizza come dovrebbe, talvolta si scioglie in stile Jack Frost. Pensate, in gara è lui sotto 6 a 7 nel confronto diretto con il tavulliese, di cui patisce indubbiamente caratura tecnica, carisma e palmares. Il cielo, inteso come meteo, non lo sta aiutando, assodato, ma lo spagnolo dovrebbe fermarsi ai box immateriali delle riflessioni individuali e fare un bel pieno di mea culpa.

Le ultime cinque tappe del Motomondiale saranno: Aragón (27 settembre), Motegi (11 ottobre), Phillip Island (8 ottobre), Sepang (25 ottobre), Valencia (8 novembre).
Al di là delle solite previsioni fatte sulla base delle presunte predilezioni e dei precedenti su ciascun circuito, d’ora in poi conteranno soprattutto le doti mentali, l’equilibrio, il coraggio più delle qualità tecnico-agonistiche, di guida. Per i due contendenti è giunto insomma il momento di tirar fuori quel plus che non si trova in nessuna officina o bottega magica se si vorrà raggiungere il non plus ultra rappresentato dal titolo di Campione del Mondo della MotoGP.

 

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