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Tuffi dalle grandi altezze: 2015 di crescita per De Rose. Popolarità in aumento

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Non ci si potevano attendere medaglie dal 2015 di Alessandro De Rose, l’unico tuffatore dalle grandi altezze italiano e tra i più giovani dell’intero movimento internazionale. Il cosentino che vive e si allena a Trieste (dovendo spesso ricorrere all’Austria per simulare i tuffi da 27 metri) è stato infatti protagonista di una stagione in linea con le previsioni, un anno composto da sole quattro gare – tra cui l’esordio mondiale a Kazan – e con risultati costantemente in crescita. Mesi più che sufficienti, dunque, in cui l’azzurro ha lavorato con buoni esiti anche sulla propria popolarità e sullo sviluppo del suo amato sport.

Assente all’esordio in Colombia – un leggero infortunio e il desiderio di seguire i propri atleti ai Campionati Italiani di categoria in casa hanno impedito a De Rose di prendere parte alle selezioni per i posti fissi delle World Series Red Bull – il tuffatore italiano ha perciò iniziato il 2015 a maggio in quel di Cozumel, Messico, con la sua seconda partecipazione in Coppa del Mondo dopo quella dell’agosto 2014 a Kazan. Buono il suo 16esimo posto finale, con un miglior punteggio dopo la quarta rotazione (330.05 a 328.95) rispetto a quello ottenuto in terra russa. Un primo, minimo, passo in avanti nonostante due decimi di coefficiente persi in seguito a un cambio nel programma dei tuffi.

Con il piazzamento in Coppa del Mondo De Rose ha strappato il biglietto per l’appuntamento più importante dell’anno, il Mondiale Fina disputato a Kazan la settimana successiva alle gare in piscina che hanno incoronato Tania Cagnotto per la prima volta in carriera campionessa iridata da 1 metro. Nei tuffi dalle grandi altezze ancora non si vedono i cinesi ma, se proprio si vuole creare un paragone, è stato il britannico Gary Hunt il grande cannibale della stagione: oro in Russia e bis nella classifica generale delle World Series Red Bull con sei vittorie in otto tappe. A Kazan il cosentino ha dato il meglio di sé, pareggiando il 16esimo posto della Coppa del Mondo ma con un progresso di quasi trenta punti (358.95 a 330.05) al netto degli stessi quattro tuffi di maggio.

Inoltre, durante la tre giorni iridata, Alessandro De Rose è rimbalzato su tutte le pagine dei giornali e su molti servizi televisivi sia per le emozioni del suo sport – molto apprezzato dal pubblico generalista, che non segue quotidianamente i tuffi ma che è rimasto affascinato dal coefficiente estremo, dai magnifici panorami e dallo show firmato Red Bull – che per la sua storia tutta particolare, raccontata anche in questa intervista. Una storia di sport come riscatto di vita, una storia diversa dalle altre di un ragazzo solare e determinato, che si divide tra il ruolo di allenatore (dei tuffi tradizionali) e atleta, e di cui ogni tatuaggio racconta un pezzo. Adesso la sua pagina ufficiale su Facebook, nata proprio nei primi giorni di agosto, conta quasi 3000 like e non mancano interazioni con il pubblico e curiosi dietro le quinte di allenamento.

Infine a settembre De Rose ha partecipato, grazie a una delle quattro wild card messe a disposizione dalla Red Bull a ogni tappa, alle due gare conclusive del circuito delle World Series, disputate a Polignano a Mare e Bilbao (Spagna). Un gradito ritorno nel “suo” Sud Italia, dunque, e la seconda partecipazione consecutiva alla tappa basca andata in scena con la magia del Guggenheim Museum sullo sfondo. Enorme è stata la risposta del pubblico pugliese, che ha acclamato Alessandro – undicesimo in classifica – forte di oltre 50 mila spettatori giunti nella suggestiva location dei faraglioni baresi. Una grande giornata per i tuffi italiani purtroppo snobbata dalla Fin, che ancora non riconosce l’high diving come disciplina ufficiale e, dunque, non permette lo sviluppo di un vero e proprio movimento alle spalle di De Rose.

 

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francesco.caligaris@oasport.it

Twitter: @FCaligaris

Foto da: pagina Facebook Red Bull Cliff Diving

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