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Verso Rio 2016, una breve rassegna libraria

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Come sappiamo, nel 2016 si celebreranno i XXXI Giochi Olimpici a Rio De Janeiro. E allora, per introdurre al meglio il percorso che ci guiderà fino alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi, diamo un’occhiata alle principali pubblicazioni in lingua italiana che sono uscite sull’argomento dei cinque cerchi. Si tratta, ed è utile sottolinearlo, di un elenco essenziale e per nulla esaustivo delle tante opere uscite sul tema dei Giochi Olimpici.

Per avere uno sguardo complessivo della storia delle Olimpiadi, dei suoi principali protagonisti e degli eventi che le hanno caratterizzate, segnaliamo Storia delle Olimpiadi. Gli ultimi immortali di Stefano Jacomuzzi, Giorgio e Paolo Viberti (SEI, 2011), Premio Coni 2011-2012. Nel lontano 1976, per conto della casa editrice Einaudi, lo scrittore e critico letterario Stefano Jacomuzzi aveva narrato per il pubblico italiano la storia delle Olimpiadi, illustrandone le vicissitudini che portarono alla rinascita dello spirito olimpico nel 1896 e il suo successivo affermarsi come il maggiore evento sportivo internazionale. E sulla scia dell’insegnamento di Jacomuzzi, che trattò “la storia delle gare, delle lotte, delle vittorie, delle sconfitte, delle fatiche, e un po’ anche quella delle sfilate e delle premiazioni, con qualche puntata sugli antefatti, sui risvolti, e con uno sguardo, specie per gli anni più lontani, alla gran cornice del mondo” da Atene 1896 a Monaco 1972, i giornalisti Giorgio e Paolo Viberti hanno recuperato questo tradizione della narrazione sportiva per illustrare gli avvenimenti olimpici fino ai giorni nostri e all’edizione di Londra 2012.

Più attento agli aspetti di natura politica è invece Breve storia delle Olimpiadi. Lo sport, la politica da de Coubertin a oggi di Umberto Tulli (Carocci, 2012). Analizzando la storia dei Giochi Olimpici tramite due precise chiavi d’interpretazione (il ruolo del CIO nel gioco delle relazioni internazionali e le tensioni tra nazionalismo e internazionalismo lungo tutta la storia a cinque cerchi), le pagine di Tulli pervengono a un’originale interpretazione delle Olimpiadi arrivando a delineare “una storia che si intreccia con quella della politica internazionale, oltre che con le tante trasformazioni sociali, culturali ed economiche che hanno accompagnato gli ultimi centoventi anni. Per questo, il libro vuole promuovere una riflessione sulla storia politica delle e nelle Olimpiadi. Contrastando le tesi di chi sottolinea come alcuni eventi politici siano stati elementi di intrusione nello svolgimento dei Giochi, il volume intende evidenziare come, sin dalla sua nascita, il movimento olimpico sia stato segnato da vicende, dinamiche e forza politiche”. Il volume suddivide le edizioni dei Giochi Olimpici in quattro fasi ben distinte. Da Atene 1896 a Stoccolma 1912, ne studia le origini e i successivi sviluppi alla luce della cultura di fine Ottocento intrisa di darwinismo sociale e rimarcandone la contrapposizione tra il nazionalismo bellico e l’internazionalismo utopico e pacifista; da Anversa 1920 a Berlino 1936 ne illustra il consolidamento organizzativo e l’affermazione come palcoscenico “alternativo” agli scontri politici e militari tra i vari paesi; da Londra 1948 a Los Angeles 1984 ne racconta l’inevitabile coinvolgimento nello scontro bipolare USA-URSS e di tutte le ripercussioni della Guerra Fredda; infine, da Seoul 1988 a Londra 2012 ne tratteggia le recenti evoluzioni parallelamente alla crescente globalizzazione sportiva e all’avvento del marketing e del business commerciale nello sport.

Centrato sul ruolo dell’Italia e del suo protagonismo nello scacchiere sportivo internazionale è invece il libro L’Italia e i Giochi Olimpici. Un secolo di candidature: politica. Istituzioni e diplomazia sportiva di Tito Forcellese (FrancoAngeli, 2013). Si tratta di un’accuratissima ricostruzione storica dove viene illustrata “una vera e propria carta d’identità (in progress) degli italiani, presentata e giudicata nel contesto politico-istituzionale della diplomazia sportiva internazionale [attraverso] l’età liberale, il fascismo e la democrazia repubblicana [valutandone] il grado di percezione avuto dalla classe politica italiana rispetto all’importanza di ospitare una manifestazione olimpica e di promuovere i valori dell’olimpismo”. Per la prima volta nella letteratura specializzata, le pagine di Forcellese definiscono una precisa cornice della storia delle candidature olimpiche dell’Italia, attingendo a una varietà di fonti, tra le quali i documenti inediti dell’IOC a Losanna. Snodandosi lungo un arco temporale molto ampio (dal 1908 al 2012), le vicende ricostruite in questo libro toccano vari momenti della storia italiana e dei suoi riflessi in campo sportivo. Già durante il periodo liberale, s’affacciò l’ipotesi di poter organizzare a Roma i Giochi Olimpici del 1908 pur se il tentativo naufragò a causa delle ristrettezze economiche e della rivalità di Milano e Torino nei confronti della Capitale. Un tentativo più serio sembrò quello promosso dal fascismo nell’ottica dell’edificazione del mito dell’italiano nuovo attraverso un rinnovato impegno nelle discipline sportive. La scadenza del 1940 apparve l’occasione giusta per portare la fiaccola olimpica nella Penisola pur se, alla fine, l’Italia cedette alla candidatura di Tokyo (come sappiamo, quei Giochi Olimpici non si celebrarono per lo scoppio della seconda guerra mondiale). Fu solamente con l’avvento della Repubblica e con il boom economico che si crearono le condizioni giuste per una robusta candidatura italiana in vista delle Olimpiadi del 1960. In particolare, sia i Giochi invernali di Cortina d’Ampezzo nel 1956 che l’edizione estiva del 1960 di Roma, consentirono all’Italia di riaccreditarsi definitivamente nel novero dei Paesi democratici dopo la caduta del fascismo e le fine della seconda guerra mondiale. Lungo tutto questo periodo, Forcellese ben evidenzia sia il ruolo di Roma come luogo privilegiato per ospitare l’evento a cinque cerchi e sia gli sforzi di molti dirigenti dello sport azzurro impegnati, anche grazie a un intenso lavorio di natura diplomatica, a dare lustro e credibilità alle Istituzioni sportive italiane.

Di Simone Morichini

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