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Vuelta a España 2015: benvenuto tra i grandi, Fabio Aru!

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Venticinque anni e tre podi ai grandi giri, di cui due nella stessa stagione. Venticinque anni e una Vuelta a España 2015 vinta splendidamente, al termine di un duello con un coetaneo di cui sentiremo ancora parlare molto spesso: Fabio Aru è il re della Vuelta, Fabio Aru diventa un grande del ciclismo internazionale, perché successi di questo genere equivalgono ad una laurea, anzi ad un master, nell’università delle due ruote.

Nella sua vittoria ci sono tutti gli ingredienti al posto giusto. Le gambe, perché senza quelle non si va da nessuna parte. La testa, che nel ciclismo si traduce in una gestione tattica impeccabile, come Fabio ha dimostrato in più di un’occasione, anche e soprattutto quando sembrava sotto attacco. La squadra: sì, c’è anche la squadra, un’Astana a volte giustamente criticata, altre volte crocifissa come causa di ogni male. Beh, senza gli scudieri in azzurro, senza Mikel Landa, Luis León Sánchez e Andrey Zeits in particolare, oggi il Cavaliere dei Quattro Mori non avrebbe potuto sorridere così intensamente. Nel suo successo c’è la Sardegna, terra incantevole che non aveva mai raggiunto certe vette del ciclismo; nel suo successo c’è l’Italia, che sta vivendo un periodo sportivo di emozioni, trionfi e gioie con ben pochi eguali negli anni.

Nella sua vittoria ci sarà anche chi la sminuirà, come si fece poco più di un anno fa con Nibali al Tour: perché in Italia troppe persone ragionano così, le stesse che quasi ironizzavano sui successi in serie nelle Fed Cup di tennis e oggi salgono sul carro del vincitore di Flavia Pennetta e Roberta Vinci, tanto per tracciare un paragone con un’altra, grandissima emozione sportiva di questi giorni. Si è pronti a criticare, si è pronti ad essere allenatori di calcio o di qualsiasi altro sport, si è pronti un po’ meno a festeggiare, a riconoscere l’eccellente lavoro svolto, a gioire per i successi degli atleti e dei tecnici che li guidano.

Pazienza. Fabio Aru ha vinto la Vuelta, questo è ciò che conta. Il suo nome resterà nell’almanacco del ciclismo, il suo cuore sardo ci regalerà altre straordinarie emozioni nel prossimo futuro: perché Fabio Aru è un grande del ciclismo, Fabio Aru è un campione del ciclismo.

foto: Ufficio Stampa Giro d’Italia

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marco.regazzoni@oasport.it

 

2 Commenti

1 Commento

  1. Luca46

    12 Settembre 2015 at 23:50

    Quello che hai scritto andrebbe scolpito nella roccia. Adirittura qualche tempo fa si parlava di una Vuelta con i campioni a differenza del Giro. Che sarebbe diventato un grande secondo me si è capito alla reazione avuta al Giro e a come ha saputo soffrire. Mi spiace per Nibali che secondo me poteva giocarsela. Deve tornare più sereno l’anno prossimo. Non so se in squadra ci sia un bel clima e soprattutto se ci sia chiarezza.
    Comunque non per tirarmela ma quando tutti davano la Vuelta per finita io avevo detto che c’era tempo anche per Rodriguez. Certo che per Dumulain dev’essere stata una mazzata. Credo che una volta fatto un pò di gap e capito di aver perso la Vuelta abbia ceduto di testa.

  2. ale sandro

    12 Settembre 2015 at 20:16

    Azzeccata in pieno per me , Marco, l’analogia Nibali-Aru vincitori al Tour e Vuelta e ragazze del tennis, riguardo lo sminuire delle vittorie. Questa per Fabio era proprio la definitiva consacrazione e non ha mancato l’appuntamento. E’ assolutamente l’unica cosa che conta. Tutto il resto , sono appunto chiacchere che lasciano il tempo che trovano.
    Un ragazzo che su 5 grandi giri disputati ,ne vince (aspettando sempre la passerella di domani) uno, e fa secondo e terzo in altri due, più un 5° con due tappe vinte (i successi parziali credo siano anche loro 5), a 25 anni ,non deve essere discusso per niente. Il primo salto di qualità è stato fatto, speriamo sia l’inizio di una carriera ancora più da vincente. Di sicuro la testa per provarci ci sarà sempre, così come ci sarà ,da buon sardo, la testardaggine 🙂

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