Formula 1
F1, GP Messico 2015: alla scoperta del rinnovato autodromo “Hermanos Rodríguez”
Il Gran Premio del Messico di F1 si è svolto all’Autódromo “Hermanos Rodríguez” di Città del Messico dal 1963 al 1970 e, ancora, dal 1986 al 1992. Fino al 1972, il circuito era però denominato “Magdalena Mixucha”, poi venne intitolato alla memoria dei due piloti messicani Rodríguez, Ricardo e Pedro. Ricardo perse la vita durante la prima edizione del GP, disputata il 1º novembre (proprio come quest’anno) del 1962, non ancora valida come prova del Mondiale.
Sulla pista messicana ci sono stati episodi passati alla storia della Formula 1. Nel 1964, John Surtees vi conquistò il titolo iridato al volante di una Ferrari, così come Denny Hulme (Brabham) nel 1967 e Graham Hill nel 1968, con la Lotus. Qui Richie Ginther e la Honda nel 1965, e Gerhard Berger-Benetton, nel 1986, conquistarono le loro prime vittorie nel Mondiale. Nel 1992, Michael Schumacher conquistò il primo podio della sua carriera.
Dopo ben 23 anni il GP del Messico torna così in calendario, la scarsa manutenzione del circuito è stata una delle cause principali del lungo abbandono da parte del Circus F1. Lungo, nella prima versione, 5000 metri, esso era caratterizzato da un lungo rettilineo iniziale (1192 m) seguito da un altro allungo che terminava con un tornante molto stretto (Hairpin). C’era poi una serie di curve impegnative (The Esses) che sfociavano nella velocissima curva leggermente rialzata chiamata Peraltada che riportava sul rettilineo iniziale. Dal 1986 al 1992 si corse su una versione più corta che non prevedeva più il tornante Hairpin.
Per tornare utile alle esigenze della Formula 1 moderna, l’autodromo ha beneficiato di un colossale lavoro di ristrutturazione edilizia, visto anche il persistente disuso, mentre l’attuale disegno del tracciato è figlio del restyling pensato dall’ormai celeberrimo fido architetto di Ecclestone, Hermann Tilke. Il circuito odierno è lungo 4304 metri e conta 17 curve con il solito, lungo rettilineo principale (sul quale si raggiungerà una velocità prevista di circa 328 km/h). Sono diverse le modifiche al layout originario. La prima, marginale, riguarda il raccordo tra curva 1 e curva 2, leggermente allungato, mentre la variante di curva 4-5 è stata resa più lenta in ingresso, con un angolo più accentuato, diventando un buon punto dove provare i sorpassi. Maquillage modesto quindi, nel primo settore, che lascia spazio a interventi più consistenti nella parte centrale. Curva 6 si presenta con due punti di corda, grossomodo simili ad un segmento già disegnato da Tilke in Malesia; in uscita, la sequenza di “S” è stata eliminata nella parte iniziale, per sostituire la prima sinistra-destra con un breve allungo che immette sulle curve veloci 8-9-10. Una sezione di pista resa fluida e veloce, ponte d’immissione ideale per il finale, prima della mitica Peraltada, la quale non verrà più affrontata dalla Formula 1 (scelta che ha scatenato le “ire” degli appassionati messicani!) poiché si punterà verso il suo interno, sulla scorta di quanto avviene al Montmeló, da quando si è bypassata la curva Europcar. Curva 14 si presenta come una destra aperta in uscita, seguita da un dritto e da un lento tornante a sinistra; della Peraltada resta solo la percorrenza da centro curva in uscita, per proiettarsi sull’infinito rettifilo di partenza. Solo Monza può vantare un tracciato più veloce di questo.
Il nuovo autodromo “Hermanos Rodríguez” si sviluppa all’interno di un parco situato alla periferia di Città del Messico, a circa 2300 metri di altitudine, infatti le vetture subiscono qui l’influenza della rarefazione dell’aria, patendo non pochi problemi aerodinamici e meccanici. Tuttavia, l’effetto scenico del circuito che passa sotto il blocco di tribune nel settore finale (uno stadio di baseball da venticinquemila posti, con le previsioni complessive che stimano oltre centomila spettatori per una gara da sold out) e lo spettacolo in pista garantito renderanno il rinnovato appuntamento motoristico messicano molto “saporito”. Come l’indigena, ottima salsa guacamole.
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giuseppe.urbano@oasport.it