Formula 1

F1, GP Stati Uniti 2015, le pagelle: Seb ri-lancia la sfida a Lewis. La “linea verde” Toro Rosso sbalordisce

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Il weekend più pazzo dell’anno consegna la corona iridata al pilota più forte del lotto. Il legittimo padrone del Mondiale 2015 vince anche a Austin, sciorinando l’ennesima dimostrazione di spaventosa “ferocia agonistica” e immensa classe. Nell’LH-Day, l’unico sparring partner in grado di strappare un brandello (oggi medio-piccolo, in ottica 2016, bello grosso) di scena è Sebastian Vettel: le qualifiche con handicap lo spingono oltre i limiti dell’ordinario, così il suo podio texano assume un valore enorme… In ottica carriera, invece, brillano le performance di due ragazzini terribili chiamati Max Verstappen e Carlos Sainz jr, entrambi su Toro Rosso. Naufragano “tecnicamente” le Red Bull, le Williams e Raikkonen, mentre mentalmente crolla il solito Rosberg.
La parola alle pagelle.

Hamilton: 10 e lode. L’unico modo onesto di valutare colui il quale vince GP e Mondiale in un sol colpo, a tre gare dal termine. (Ri)spiega all’allievo Nico come si parte in F1, lo spinge legalmente fuori pista anche al via di Austin – nonché fuori di testa – condizionandone il resto della prestazione. Sembra tagliato fuori dai giochi che contano ad un certo punto, ma Iron Lewis è inossidabile: coglie l’assist dell’ultima safety car, cannibalizza tutti, risale fino alla testa del plotone e alza le braccia al cielo in faccia al compagno di squadra. Il primo gradino del podio, l’unico habitat artificiale dove riesce a sguazzare felice. Fortunato (?), audace, vincente, semplicemente un purosangue da Triple Crown.

Vettel: 9,5. Sacrificare il secondo posto 2015 in nome del razionale sviluppo motoristico pro 2016? No, grazie. Partire tredicesimo e arrivare terzo non è mai facile, per chiunque e con qualsiasi condizione meteo. Seb parte di slancio e arriva ancora più forte. Se ci fossero stati due giri supplementari, sarebbe arrivato addirittura secondo. Un pilota per tutte le stagioni che non smette di ricordare al futuro rivale per l’iride, a weekend alterni, che l’anno prossimo dovrà guidare come e meglio che in questo.

Verstappen – Sainz jr: 8,5. Sotto gli occhi dei celebri papà, le due piccole canaglie del Circus stupiscono tutti per grinta, personalità, sana irriverenza, manico… Il figlio di Jos è un rompiscatole di primo taglio che guida divinamente e, con la maggiore età, sembra essere arrivata anche la definitiva consacrazione tra i vecchi volponi delle monoposto. Secondo quarto posto stagionale, per l’olandese. Il figlio del rallista madrileno bi-Campione del Mondo, invece, torna sulla Terra dopo il breve viaggio d’istruzione nel Paradiso russo e inanella una serie di numeri pazzeschi negli USA, che gli valgono l’ottima sesta piazza finale, miglior risultato del 2015. I due boccioli della Toro Rosso si divertiranno e faranno divertire ancora tanto, garantito.

Rosberg: 5,5. Un secondo posto è sempre un secondo posto, ma il fatto che sia dietro Hamilton (e le modalità da déjà-vu) anziché impreziosirne il valore, lo rende un altro fallimento esistenziale. Di nuovo bacchettato dal dominante team-mate in partenza, timido, impaurito, sbaglia tutto in dirittura d’arrivo e getta alle ortiche la più che possibile quarta vittoria stagionale. E stavolta, errore fa rima con Hamilton-Campione-del-Mondo…

Raikkonen: 5. Bella rimonta, senz’altro, ma incompiuta. Il finlandese più esperto si conferma il “camaleonte” del paddock, viste le sue innate doti di ambientamento alle più variabili condizioni di gara che ci siano. Peccato pecchi di troppa irruenza: il fuoripista del 21° giro gli costa la gara e i dintorni del podio, rientra anche in pista con il nuovo musetto, ma dopo sei giri deve alzare definitivamente bandiera bianca…e blu, la stessa del “nemico fraterno” Bottas.

Red Bull: 4. Dall’altare alla polvere. Prima parte di gara da assoluti protagonisti, Ricciardo e Kvyat appaiono scatenati, sorpassano in bello stile piloti di basso, medio e alto lignaggio, le proiezioni li vedono entrambi sul podio, perché no. Eppure ad un tratto la luce si spegne (o l’effetto del famoso energy drink finisce…) e la seconda parte di gara, quella che conta, fa registrare un australiano decimo – terzultimo, oggi – e un russo ritirato per incidente “autocausato”. Sembra l’inizio di una barzelletta, in realtà non c’è proprio nulla da ridere in casa Red Bull, perché questo potrebbe essere l’inizio della fine…

Williams: 3. L’uragano Patricia è passato, l’acqua in pista è ormai minima, ma il naufragio bianco è servito lo stesso. Strategie sconfusionate, condotta gara naif, tenuta mentale assente. Bottas dura cinque giri, Massa ventitré (erano 56 quelli da coprire): arrivederci nel vicino Messico.

Il pubblico di Austin: 10+. Numeroso, educato, paziente, competente e, soprattutto, più forte dell’uragano Patricia! Nei momenti più difficili, quando tutti vedevano solo nero (era il cielo sul circuito), gruppi di temerari appassionati sedevano sulle colline o sulle pericolose tribune “attira-fulmini” invocando action, show, roar of engines, speed… Sarà l’abitudine, eppure a noi ha fatto una certa, bella impressione ammirare coppie, famiglie e piccole comitive di fans affollare un impianto sportivo avveniristico che però pareva un parco acquatico sulla Ostiense, conciati alla bene e meglio, sotto una specie di profano diluvio universale moderno.

 

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