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‘Italia, come stai?’: boxe, serve un bagno di umiltà; ma il ricambio generazionale lascia ben sperare

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Con le finali dei Mondiali di boxe ancora in corso, avrete già capito che non è un buon segnale il parlare ora in questa rubrica della ‘nobile arte’.

L’Italia ha fatto un salto indietro nel tempo di 12 anni, ovvero alla rassegna iridata 2003, l’ultima in cui non arrivò neppure una medaglia. Come accaduto nei giorni scorsi a Doha.
Certo, hanno pesato molto le assenze delle due punte di diamante Clemente Russo e Valentino Manfredonia. Tuttavia, pur in una fase di profondo rinnovamento in molte categorie, era lecito attendersi molto di più.

In particolare ha deluso le attese il superleggero Vincenzo Mangiacapre, il più accreditato alla vigilia per salire sul podio. Il tabellone, oltretutto, sembrava anche venire incontro al 26enne di Marcianise, il quale fatica a tornare sui livelli che lo avevano portato a conquistare il bronzo alle Olimpiadi di Londra 2012. Il campano ha perso brillantezza e colpo d’occhio, cioè i cardini del pugilato che lo hanno reso grande. Ora appare molto più lento e prevedibile, pagando dazio alla ‘solita’ guardia bassa.

Dopo il record di cinque medaglie mondiali consecutive, ha salutato il podio anche il peso leggero Domenico Valentino. Doha, purtroppo, ha confermato una sensazione nell’aria da almeno un paio d’anni: il 31enne di Marcianise, dopo aver dato tantissimo al Bel Paese, è entrato nella parabola discendente della carriera. Dopo la disastrosa avventura nelle Aiba Pro Boxing, Valentino è caduto anche sul terreno preferito delle tre riprese, palesando una certa fatica a reggere più incontri ravvicinati, con inevitabile perdita di brillantezza.

Non ha sfigurato, invece, il veterano Vincenzo Picardi (pesi mosca), pimpante come non lo si vedeva da tempo ed eliminato agli ottavi solo da un allucinante verdetto dei giudici che ha favorito il giovane britannico Muhammad Ali. Si sono fermati subito, invece, il gallo Francesco Maietta ed il medio Salvatore Cavallaro.

Insomma, un Mondiale certamente insufficiente. A freddo, tecnici e Federazione dovranno analizzarne le cause. Occorre un bagno di umiltà per ripartire con determinazione verso le Olimpiadi di Rio 2016, dove al momento sono qualificati i soli Russo e Manfredonia. Si può ipotizzare forse una preparazione sbagliata? Di certo i tanti eventi stagionali (Wsb, Apb, Giochi Europei, Europei…) non hanno aiutato: difficile mantenere sempre la forma migliore. Non è detto che abbia prodotto effetti la trasferta nella dispersiva Rio de Janeiro nel mese di settembre, dove gli azzurri hanno preparato l’evento, prima di tornare ad Assisi per dei training-camp con altre nazionali. Forse sarebbe servito disputare almeno un torneo ufficiale prima dei Mondiali per trovare il giusto ritmo: gli azzurri non combattevano dagli Europei nel mese di agosto, Mangiacapre addirittura dai Giochi Europei a giugno.

Dunque una rassegna iridata negativa, ma il futuro non appare così fosco come si potrebbe pensare in apparenza. L’era gloriosa dei vari Roberto Cammarelle, Clemente Russo, Domenico Valentino e Vincenzo Picardi volge al termine dopo anni di successi e vittorie che hanno riportato in alto la boxe tricolore dopo decenni. Proprio Russo, insieme a Manfredonia, rappresenterà la carta principale da medaglia alle prossime Olimpiadi per l’Italia. Per tutti gli altri, saranno due le occasioni per staccare il pass per Rio 2016: il preolimpico europeo e quello su scala mondiale (per Valentino e Mangiacapre vi sarà anche l’opportunità del ripescaggio Apb/Wsb). Rientreranno in gioco anche pugili di valore come Manuel Cappai, Vincenzo Arecchia e Guido Vianello, assenti a questo Mondiale.

Per un’era che volge al crepuscolo, è in atto un ricambio generazionale che presto darà i suoi frutti, soprattutto in ottica Tokyo 2020. Maietta e Cavallaro, rispettivamente 19 e 20 anni, hanno lasciato prematuramente il Mondiale, eppure hanno già dimostrato di sapersi valere in campo internazionale (non si vince un bronzo europeo elite per caso). Hanno solo bisogno di crescere e maturare esperienza. Clemente Russo, ad esempio, venne eliminato agli ottavi nelle sue prime rassegne iridate nel 2003 e 2005, prima di vincere l’oro nel 2007. Stesso discorso per il 21enne Vianello, forse ancor più accentuato in una categoria delicata come quella dei supermassimi. Non avremo i numeri di Cuba, Russia e Kazakistan, ma l’Italia ha tutto per mantenersi al vertice della boxe dilettantistica anche nei prossimi anni. E non dimentichiamo il settore femminile, dove accanto alle veterane Terry Gordini e Marzia Davide, il 2016 potrebbe rappresentare l’anno dell’esplosione per la giovanissima e predestinata Irma Testa.

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federico.militello@oasport.it

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