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MotoGP, GP Giappone 2015, le pagelle: Pedrosa orgoglio Honda, Valentino Rossi stratega, Lorenzo “sfortunato”

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Dopo l’entusiasmante corpo a corpo aragonese con Valentino Rossi, il torero Camomillo mata l’intera compagnia a Motegi e si erge a líder maximo domenicale della Honda sulla pista di proprietà, oscurando per il secondo weekend consecutivo il figliol prodigo della Casa dell’Ala, Marquez, sicuramente limitato dalla nuova frattura al mignolo sinistro. Anche a scuola Yamaha, il vecchio maestro ha dato una piccola grande lezione al più giovane, brillantissimo allievo, un +4 parziale che ha un peso specifico ben più elevato del suo insito contenuto algebrico… Team Ducati in sordina qui a Motegi, infine: Dovizioso deve accontentarsi di un dignitoso piazzamento (5°), mentre Iannone assapora per la prima volta in stagione il gusto acre del ritiro. Out anche il ducatista “satellite” Petrucci. Ma diamo voce a voti e giudizi.

Pedrosa: 9,5. Mezzo punto in meno solo per l’anonimo sesto posto in qualifica. Ottiene la 50ima vittoria, nonché il 139imo podio in carriera, nel Motomondiale (raggiunto al terzo posto della graduatoria all time il mitico connazionale Angel Nieto), regala ai suoi “capi” la vittoria sulla pista di casa, dopo la delusione Honda dello scorso anno. Quinta firma d’autore a Motegi, in tre diverse categorie: il migliore di tutti su questo tracciato nipponico. Chiamatelo pure Pedro-San.

Rossi: 9. Gestisce le gomme e interpreta la gara bagnata-umida-tendente all’asciutto da navigato stratega, mettendo una pressione pazzesca a Lorenzo (vedi il “lungo” del maiorchino al momento del sorpasso definitivo); in effetti, anagrafica a parte, nel Motomondiale nessuno può vantare la smaliziata esperienza – con aggiunta di classe – del Dottore. Che non sarebbe stata comoda per il compagno-avversario lo si era già capito dal sabato, dove s’è visto un Valentino quasi inedito, finalmente in grande spolvero anche nella lotta solitaria contro il cronometro. Ah, per lui, la matematica è un’opinione ed è relativa al contesto: in Giappone, 4 punti non valgono 4 punti, bensì almeno il doppio… E un’ulteriore fogliolina di corona d’alloro…

Marquez: 6,5. In condizioni normali, una gara fuori da podio del “cavallo pazzo” di Cervera è sempre da considerare un fallimento (una dolce condanna, per i fuoriclasse assoluti come lui…), per di più nell’occasione maggiormente attesa dalla sua squadra. Ma stavolta, alla luce del nuovo infortunio al mignolo sinistro, il terzo tempo in qualifica e il quarto posto in gara possono essere giudicati risultati positivi.

Lorenzo: 5. Da 5 l’irrazionale gestione gomme iniziale (la posizione in partenza ingolosiva, ovvio, ma le gare non durano cinque giri…), da 7 la performance “ciclistica”, in senso stretto, nel weekend, in relazione anche alle dubbie condizioni della sua spalla. Non se l’è fratturata in minibike, fortunatamente per lui e per la bellezza botticelliana della tela che sta dipingendo a quattro mani con Vale, ma di sicuro a Motegi non poteva girare con serenità e costante cattiveria. Un voto in meno per l’ormai solito atteggiamento a fine gara, quando finisce dietro al celeberrimo collega: il sedicente sfortunato, oggi si lamenta per la pioggia che ha smesso di cadere, in passato era stato proprio Giove Pluvio a consegnare alcune vittorie nelle mani del coinquilino Yamaha. Per una volta, potrebbe limitarsi a dire “Complimenti a Rossi, è stato più bravo e/o intelligente di me”, anche bluffando, ci mancherebbe, ma quantomeno non passerebbe per eterno piagnone…

Dovizioso: 6. Avvio incoraggiante, finale da “sufficienza politica”; sta pian piano ritornando competitivo dopo una parte centrale di stagione terribile. Lungi dal gufare il compagno e amico di scuderia, non gli sarà certo dispiaciuto far meglio di lui in terra nipponica.

Ducati Desmosedici di Iannone: 4. L’inghippo tecnico che non t’aspetti mette fuori dai giochi Mister regolarità, che mai prima d’oggi aveva assaporato nel 2015 il pessimo sapore del ritiro. Il bravo Andrea d’Abruzzo non sarà stato per niente contento della prima “X” stagionale – a dire il vero era incavolato nero! – ma non deve ricorrere a logoranti mea culpa. Harakiri giapponese è stato, ma della sua moto.

Petrucci: 4. Il mago della pioggia annega in Giappone. Silverstone ci aveva regalato un Petrux in versione squalo (non ce ne voglia Lorenzo), invece, a Motegi l'”altro ducatista” finisce ben presto giù per terra. Con nemmeno 25 anni sul groppone e con modelli italici quali Rossi, Iannone e Dovizioso può soltanto crescere. Bene e per gradi.

Meteo giapponese: 10. Rossi e l’Italia ringraziano, Lorenzo strumentalizza. E rosica… L’unico protagonista che non si smentisce mai. È la finta incognita del motorsport, nel senso che i repentini cambiamenti climatici vengono ormai messi sistematicamente in preventivo, quando si parte alla volta del Paese del Sol Levante. Pardon, della Pioggia Cadente.

 

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