MotoGP
MotoGP, le pagelle del GP Australia 2015: Fantastici Quattro da 10, gli interessi in ballo hanno fatto la differenza…
Eravamo quattro amici a Phillip Island, che volevano conquistare il mondo….
Alla faccia di chi ha parlato – e (mal)pensato – di pseudoalleanze nazionaliste e/o molto teorici favori tra buoni amici, Marquez, Lorenzo, Iannone e Rossi hanno disconnesso quasi tutte le periferiche dei loro cervelli nell’ultima parte di gara di Phillip Island e dato vita ad uno spettacolo “incrociato” da infarto. Degni emulatori sull’asfalto delle aeree Frecce Tricolori, i quattro centauri mediterranei hanno giocato simpaticamente all’elastico a 300 km/h, dominando la scena australiana e cancellando di fatto tutti gli altri colleghi in pista. Le prospettive mondiali in ballo hanno fatto guidare di istinto puro Marc e Andrea, mentre Jorge e Vale si sono affidati a quel briciolo di razionalità che può ancora rimanere accesa in momenti del genere e hanno cercato di portare la loro moto al traguardo sana e salva, possibilmente, nella migliore posizione finale. Risultato: il Campione del Mondo ormai non più in carica ha sparato un giro di chiusura pazzesco, il maiorchino ha conquistato un preziosissimo secondo posto che gli è valso il -11 dal compagno Yamaha nella generale, il ducatista ha riassaporato il dolce gusto del podio dopo nove gare di digiuno e il Dottore non si è confermato il padrone dell’Isola più amata, pur lottando fino al termine per non perderne il protettorato.
Le pagelle.
Marquez: 10+. E sono 50 GP vinti in carriera. A 22 anni, già nella top ten all time! La frattura al mignolo è già un lontano ricordo, nonostante i segni tangibili esposti in mondovisione. Pole prepotente al sabato, straordinaria vittoria in volata sul ben più motivato connazionale, alla domenica. Mette a tacere le critiche per la sua guida talvolta “estrema&scriteriata”, la stessa che gli permette, per la prima volta in MotoGP, di conquistare Phillip Island. Molto al di là delle simpatie (mai nascoste) e degli spiriti patriottici, el Cabronçito dipinge un ultimo giro da urlo di Munch e fa capire a tutti che ci sono abdicazioni e abdicazioni. Anche nella stagione 2016 Marc sarà l’uomo da battere, a bocce ferme.
Lorenzo: 9. Vittima designata sull’Isola felice del Dottore. Macché! I pronostici della vigilia, legati a precedenti e statistiche, vengono (come da tradizione) sovvertiti. Non vince per un soffio, poteva essere -6 in classifica, è stato solo -11, ma il comportamento in gara la dice tutta. Fa il diavolo a quattro in partenza, pur di apparecchiare la tavola nel modo a lui più congegnale, ad un certo punto sembra aver “ingarrato” la fuga irreversibile, ma gli altri tre supereroi capitanati dall’antagonista in gialloblu lo riprendono abbastanza in fretta. Nonostante la sconfitta al fotofinish, dimostra a tutte le malelingue che sa battagliare nella bagarre, all’occorrenza, e non pecca di coraggio. Se ne va senz’altro felice e fiducioso dal Nuovissimo Mondo, eppure quei cinque punti in meno lo faranno addormentare un po’ più tardi, stanotte…
Iannone: 9. Secondo in qualifica, terzo sotto la bandiera a scacchi. Più forte dei fantasmi di Motegi e del calo di concentrazione causato dal malcapitato gabbiano disintegrato (pace all’anima sua) dalla fatal carambola casco-carena, Andrea torna a festeggiare con lo champagne dopo il Mugello, dieci gare or sono. L’odioso ritiro nel Paese del Sol Levante è presto riscattato dal terzo podio stagionale che rispolvera il legittimo titolo di “mister regolarità”. In rettilineo, la sua Desmosedici è impressionante, risucchia puntualmente tutto e tutti, ma il tracciato australiano non è lineare e pianeggiante, quindi, la sua performance in una delle accademie più importanti dell’intero Motomondiale ha un valore ancora maggiore. Peccato abbia strappato a Rossi tre punti di platino per la corsa alla Decima, ma lo sport vero è questo, ne è emblema la reiterata stretta di mano con il connazionale durante il giro d’onore. Tutto molto bello.
Rossi: 8. Sulle montagne russe di Phillip Island, stavolta, non è il carrello numero 46 a tagliare per primo il traguardo. Il warm up australiano non è miracoloso come in tante altre occasioni (per non dire sempre), tant’è vero che Valentino è costretto ad inseguire forsennatamente fin dall’inizio il trenino dei battistrada. Il settimo posto in griglia appariva più una graticola dalla quale fuggire subito, infatti, lascia dopo pochi giri il gruppone dei “normodotati” e si mette a ruota dei tre scatenati cyborg latini. Finché può, contribuisce allo show con sorpassi e contro-sorpassi mozzafiato, sciorina qualche numero dei suoi e anche piccole sbavature da foga agonistica, tuttavia quel che rimane delle sue gomme lo invita a non osare oltre il tanto, nei giri finali. Prova comunque a mettere il muso davanti a Iannone, sul rettifilo conclusivo, ma con i cavalli della Ducati non c’è stata trippa per canguri in questo weekend. Urge un’indomabile Tigre della Malesia tra sette giorni…
Viñales: 7. Siate sinceri, qualcuno s’era perfino dimenticato che il ventenne spagnolo Campione 2013 della Moto3 corresse in MotoGP quest’anno… Prima di Phillip Island, il portacolori della Suzuki aveva collezionato due ritiri e tanti piazzamenti fuori dalla top 10 (solo in altre quattro occasioni vi era entrato); il sesto posto odierno è il giusto premio per una tre-giorni in pista condotta in modo solido e proficuo. Saranno contenti tutti i seguaci – ed i manager – della mitica Casa motoristica giapponese.
Pedrosa: 5. Rispetto alle ultime entusiasmanti uscite, il quinto posto nella terra Down Under appare un mezzo fallimento per Dani. E’ vero, chiude dietro quattro alieni, eppure dal veterano iberico ci si può, deve aspettare sempre gare da protagonista, anche alla luce del bolide che ha la meritata fortuna di guidare. Vale anche per lui la legge non scritta “la vecchiaia agonistica rende più lenti sul passo”…?! Bah, può essere, resta il fatto che vede allontanarsi Iannone nella generale.
Dovizioso: 4. Non pervenuto. Il “Chi l’ha visto?” australiano lo sta cercando da venerdì… Sembrava in ripresa dopo l’estate horribilis, in realtà l’Andrea di Romagna rappresenta, ora come ora, il lato sfiduciato e demotivato della Ducati. In ottica 2016, il Dovi deve tornare a spingere, divertire e divertirsi come a inizio di stagione, magari trascinato dal brillante compagno di squadra. Forza ragazzi!
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter
FOTOCATTAGNI