Rugby
Rugby, Italia: adieu Brunel, Conor O’Shea al suo posto. Ma sarà un vero Director of Rugby?
La Coppa del Mondo ha sancito definitivamente il fallimento, chiaro ed inesorabile, di Jacques Brunel alla guida dell’Italia. Le colpe di una nazionale in assoluto regresso, naturalmente, non possono essere imputate totalmente al baffuto ct francese, ma dal canto suo il transalpino ha fatto ben poco per evitare il naufragio dell’Italrugby negli ultimi due anni e, soprattutto, gli ennesimi deludenti Mondiali nella storia della palla ovale azzurra.
Eppure, l’approccio del 61enne ex Perpignan era stato tutt’altro che negativo con la realtà italiana. Anzi. Nei suoi primi due anni di gestione, la nazionale toccò probabilmente il punto più alto dell’era Sei Nazioni, salvo poi inabissarsi nel giro di pochi. Cosa sia successo nello spogliatoio italiano, dopo quel memorabile Sei Nazioni 2013, resterà un’incognita, ma Brunel di fatto non fu più capace di evolvere quella squadra da un punto di vista tecnico e tattico, prendendo completamente le redini del gruppo in un catastrofico 2015 (eccezion fatta per qualche squillo). Nonostante appaia ormai lontano emozionalmente dai giocatori, il francese resterà con tutta probabilità (suo malgrado, verrebbe da dire) fino al Sei Nazioni 2016, visto che il contratto in essere scadrà soltanto a giugno del prossimo anno. Il primo incarico del nuovo allenatore, quindi, sarà la tournée estiva in America. Un compito, che stando alle parole del Corriere dello Sport di qualche settimana fa, dovrebbe essere affidato a Conor O’Shea, attuale coach degli Harlequins.
Il 44enne irlandese, secondo il quotidiano romano, avrebbe addirittura già firmato un contratto con la Federazione italiana ma, appunto, dalla fine della prossima stagione. Una tesi avvalorata ulteriormente dalle recenti dichiarazioni del presidente Gavazzi: “Brunel rimarrà fino alla fine del Sei Nazioni – si legge su OnRugby.it – […] Il nome lo comunicheremo dopo la fine del Sei Nazioni”. E quel nome dovrebbe, a questo punto, essere proprio quello di O’Shea. Sul valore del allenatore, di fatto, non ci sono dubbi: parlano i risultati. Alla guida degli Harlequins, l’ex estremo della propria nazionale (35 caps con la maglia dei Verdi) ha raggiunto per tre volte consecutive i playoff nella Premiership inglese, trionfando nel 2011/12. L’anno precedente, oltretutto, i londinesi hanno incassato anche la vittoria in Challenge Cup, la seconda coppa europea per importanza. In Heineken Cup O’Shea non ha mai portato i suoi oltre i quarti di finale, mentre la stagione 2014/2015 è stata invece ampiamente negativa visto l’ottavo posto conclusivo. Nel complesso la sua esperienza maturata alla guida degli Arlecchini non può che considerarsi positiva, considerando che nella sua storia il club ha vinto appena due campionati.
Un profilo senz’altro autorevole, ma su cui penderebbe una pesantissima incognita al momento del suo probabile sbarco in Italia. O’Shea sarà soltanto un allenatore? O riuscirà a prendere le redini dell’intero Alto Livello italiano e diventare un Director of Rugby a tutti gli effetti? La differenza, del resto, è sostanziale. Lo stesso Brunel era arrivato alla guida della nazionale con i compiti di “supervisionare tutta la struttura agonistica federale a partire dalle due franchigie di Magners League (il Pro12, ndr) sino all’individuazione dei migliori talenti giovanili da sviluppare presso le Accademie federali”, come si legge nel comunicato federale con cui era stato ufficializzato l’arrivo del francese. Parole letteralmente buttate al vento, considerando le poche presenze di Brunel allo stadio per le partite di Aironi/Zebre e Benetton Treviso e un certo disinteresse verso l’Eccellenza nel corso di tutta la propria gestione. Da possibile gestore dell’intera filiera, a mero allenatore con qualche dubbio di troppo sulla natura delle proprie scelte. O’Shea, tuttavia, arriverebbe dall’Inghilterra con un curriculum ben chiaro, su cui appunto è stampato a chiare lettere il ruolo di Director of Rugby. Dalla nazionale alle Accademie, passando per il Pro12 e l’Eccellenza: tutto il movimento italiano dovrebbe passare dalle mani sapienti ed esperte dell’irlandese, per il quale lo scouting non sarebbe certamente una novità, avendo ricoperto anche il ruolo di direttore delle Accademie inglesi prima dell’eccellente lavoro svolto agli Harlequins. Ad O’Shea la personalità e l’esperienza non mancano di certo, ma da qui ad avere piena libertà di gestione nell’intero panorama italiano il passo potrebbe essere più lungo di quanto l’irlandese possa pensare.
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Foto: pagina Ufficiale Harlequins Rugby