Doping
Doping in Russia: tra verità e miti da sfatare
Le recenti rivelazioni sull’uso massiccio di pratiche dopanti in Russia ha scatenato numerose polemiche e rilanciato le discussioni circa una questione così controversa. Nell’epoca dei social network, ciascuno si esprime liberamente su qualsiasi questione, magari anche senza esserne informato: fermo restando che ogni opinione è legittima, ma che deve essere supportata dai fatti e non dalle fantasie individuali, abbiamo deciso di prendere spunto dai commenti che si leggono sui social network per riassumere e chiarificare le questioni emerse negli ultimi giorni.
IL DOPING IN RUSSIA È UN PROBLEMA SERIO E DIFFUSO: VERO
Il rapporto della commissione indipendente presieduta da Dick Pound non lascia dubbi: in Russia il doping è una pratica più che mai diffusa, al punto che alcuni atleti vengono addirittura obbligati a far parte dei “programmi dopanti”. La “cultura del doping” è fortemente radicata non solo tra gli sportivi, ma anche tra medici, allenatori e dirigenti, rendendo davvero difficile la vita di quegli atleti che vorrebbero farne a meno.
GLI SPORTIVI RUSSI SONO TUTTI DOPATI: FALSO
Naturalmente, la Russia dispone di un numero tale di sportivi che è impossibile pensare che tutti facciano uso di doping. Oltretutto, va sottolineato che il rapporto WADA si limita a parlare esclusivamente dell’atletica, anche se le pratiche emerse lasciano planare molti dubbi sul mondo dello sport russo in generale.
LA RUSSIA RISCHIA DI SCOMPARIRE DAL MEDAGLIERE OLIMPICO: FALSO
Come nel caso precedente, va detto che il rapporto della commissione ha chiesto la sospensione della Russia solo dalle competizioni di atletica, quindi, al limite, la Russia dovrebbe rinunciare alle sue medaglie nell’atletica. Va poi sottolineato come i russi vincano molte medaglie anche in discipline dove l’aspetto tecnico prevale su quello fisico (scherma, tiro, judo…) e che dunque sono meno esposte alla presenza di pratiche dopanti.
IL DOPING IN RUSSIA È FIGLIO DELLE PRATICHE DOPANTI DELL’UNIONE SOVIETICA: FALSO
Sebbene la stampa occidentale sia abituata a procedere utilizzando l’ex URSS come capro espiatorio, è impossibile collegare i due fenomeni a venticinque anni di distanza. Fino agli anni ’80, le pratiche dopanti erano ampiamente utilizzate da numerosi Paesi, ad Est come ad Ovest del Muro di Berlino, ma nell’ultimo quarto di secolo la situazione in Russia sembra essere addirittura peggiorata quando ci sarebbe stato tutto il tempo per procedere in direzione opposta.
IL DOPING VIENE UTILIZZATO COME ARMA POLITICA: VERO
Il fatto che la Russia venga attaccata così pesantemente proprio ora, quando la tensione tra Mosca e Washington sta tornando a livelli che non si vedevano da decenni, non può essere casuale. Le pratiche dopanti sono utilizzate in numerosi Paesi, ma si è scelto di attaccare proprio la Russia. Esattamente come durante la Guerra Fredda, quando il doping di stato era utilizzato dalla Germania Est e dall’Unione Sovietica esattamente allo stesso modo della Germania Ovest e degli Stati Uniti, ma ad essere incolpati erano sempre i primi.
I SINGOLI PAESI HANNO TROPPO POTERE IN MATERIA DI DOPING: VERO
Ad oggi, la WADA non ha nessun potere circa i controlli e le competizioni effettuate a livello nazionale. Come abbiamo sottolineato più volte, sarebbe necessaria l’istituzione di un tribunale internazionale per giudicare i casi doping, che invece vengono affidati alla giustizia sportiva degli stessi Paesi di appartenenza degli atleti.
L’ITALIA È IL PAESE PIÙ SEVERO NEI CONFRONTI DEL DOPING: FALSO
In Italia sono stati effettuati passi avanti negli ultimi anni, ma difficilmente può esserle accordato questo primato. L’organo preposto ad effettuare i controlli in ambito nazionale è ancora il CONI, mentre gli altri Paesi sportivamente più importanti sono dotati di un’agenzia antidoping indipendente dal comitato olimpico nazionale. Il CONI è comunque uno degli organi nazionali più attivi nei controlli antidoping, con 6506 controlli effettuati nel 2014 (dati WADA), che valgono il sesto posto alle spalle delle agenzie nazionali di Cina, Russia, Germania, Francia e Stati Uniti. Dei controlli effettuati in Italia, però, solo lo 0.4% risulta non negativo, mentre molti atleti italiani sono stati squalificati in seguito ai controlli effettuati dalla WADA, ponendo l’Italia al terzo posto tra i Paesi con più sportivi olimpici squalificati nel 2014, dopo Russia e India. Come in altri Paesi, anche in Italia c’è ancora molto da fare per combattere il doping.
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giulio.chinappi@oasport.it