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Formula 1
F1, GP Brasile 2015, la gara: Rosberg batte ancora Hamilton (e la noia). Le Ferrari davanti a tutti gli altri
Se dicessimo che ad Interlagos è andato in scena un Gran Premio divertente e spettacolare, vi racconteremmo una bugia. Clima surreale sulla pit lane fin dalle fasi precedenti lo start, l’eco degli attentati terroristici di Parigi è giunta, mestamente rumorosa, anche in Sudamerica e della proverbiale felicidade brasiliana, sugli spalti, non v’è stato che uno sbiadito ologramma. Gli sviluppi della gara non hanno certo contribuito ad accendere gli entusiasmi tanto dei protagonisti in pista quanto del copioso pubblico sugli spalti.
Rosberg si conferma on fire, in questa fase finale di Campionato. Il tedesco vince la sua seconda gara consecutiva (quinta stagionale), conquista aritmeticamente la piazza d’onore del Mondiale 2015 e, alla luce anche delle cinque pole position ininterrotte centrate dal Giappone al Brasile, lancia un lungimirante messaggio bellicoso a Lewis Hamilton: questa stagione è andata, ok, ma l’anno prossimo non avrai assolutamente vita facile… Le Ferrari, da par loro, fanno doppietta nel GP dei “normodotati”, con Vettel terzo e Raikkonen quarto, rispettivamente a 14.2 e 47.5 secondi di distanza dai due fieri portacolori della scuderia anglo-tedesca.
Delusione campanilistica per la torcida di Interlagos: Massa ottavo e Nasr quattordicesimo.
Delusione totale, invece, per le Red Bull di Kvyat (7°) e Ricciardo (12°) poiché, nonostante le nuove unità motrici, di miglioramenti sul passo non se ne sono visti granché.
La sintesi della gara.
Nessun patatrac allo spegnimento dei semafori, Hamilton prova la sua solita partenza iperaggressiva ai danni del compagno di squadra Rosberg il quale, stavolta, riesce a respingere l’attacco senza esclusione di colpi del britannico. Sembra incredibile, ma sarà questo il momento-chiave di tutto il GP per Nico! Ottimo spunto iniziale per Bottas. La gara di Sainz, invece, dura la pochezza di due giri causa “tradimento” meccanico dalla sua Toro Rosso.
Dopo appena 12 giri, mezzo gruppo ha già sostituito le morbide con le medie: per le soft degrado ai massimi livelli su questa pista dall’asfalto molto abrasivo e surriscaldato dal forte sole dell’estate australe. Superato il primo walzer dei pit stop, posizioni di vertice invariate: Rosberg, Hamilton, Vettel, Raikkonen, Bottas. Da notare, le stesse prime cinque posizioni al traguardo…
Fino ai giri 32-33 non succede nulla di eclatante, a parte le seconde soste ai box. Di sorpassi neanche l’ombra, il tracciato è molto breve e “guidabile”, con curvoni veloci che determinano frenate poco impegnative; fra le sette staccate del circuito nessuna presenta particolari difficoltà per l’impianto frenante che ha modo così di raffreddarsi adeguatamente. Anche per questi motivi tecnici, non sono frequenti le azioni aggressive finalizzate alle “infilate”.
Chi ravviva parzialmente la contesa? Il solito Verstappen, Perez e il piantagrane del Mondiale 2014, Grosjean, protagonisti di una repentina, frizzante azione di triplice sorpasso. La Ferrari e Vettel vorrebbero evitare il ruolo di comparse di lusso qui in Brasile, così di nuovo soft per la Rossa del tedesco; ma il banco non salta, il ritmo delle due Mercedes è inavvicinabile pur mantenendo le meno performanti – nel breve periodo – medium.
Dopo quindici tornate di “sperimentazione”, i meccanici di Maranello ripropongono le medie per Seb: strategia gomme insufficiente per provare ad avvicinare le Frecce d’argento, oggi…
Fino al 71imo giro è solo guerra a distanza tra Hamilton e Rosberg, impeccabile nella sua azione di “respingimento” nei confronti del temuto team mate, corsa solitaria per Vettel e noioso contenimento per Raikkonen. Solo i primi quattro piloti hanno chiuso la gara a pieni giri, un altro parametro oggettivo che certifica inconfutabilmente il dominio della scuderia di Brackley (e l’incoraggiante competitività in gara di quella di Maranello) in questo Mondiale ormai ai titoli di coda.
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giuseppe.urbano@oasport.it
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