Editoriali

‘Italia, come stai?’: scherma, siamo ancora i migliori?

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Da quando la Coppa del Mondo di scherma è ripartita lo scorso 10 ottobre, si sono disputate complessivamente 16 gare (individuali ed a squadre), di cui tredici inserite nel programma olimpico di Rio 2016. L’Italia ha ottenuto complessivamente appena sei podi. Pochi, troppo pochi per lo sport da cui, anche in Brasile, dipenderanno gran parte dei destini della selezione tricolore. Un dato preoccupante, soprattutto se pensiamo che non è arrivata neppure una vittoria in quelle gare che saranno presenti ai Giochi (e dove, come noto, mancherà il fioretto femminile a squadre). La domanda è: siamo davvero ancora i migliori nella scherma? Occorre distinguere tra le varie armi.

Certamente nel fioretto l’Italia resta di gran lunga la nazione di riferimento, sia in campo femminile sia, pur con alti e bassi, in quello maschile, dove volti nuovi come Daniele Garozzo ed Edoardo Luperi hanno contribuito a stimolare i veterani e creare una importante e proficua rivalità interna. Di sicuro la concorrenza straniera è aumentata esponenzialmente. La Russia tra le donne, gli Stati Uniti, la Francia e persino la Gran Bretagna tra gli uomini. Anche nel fioretto, vincere non è più così ‘scontato’ come un tempo per l’Italia. In sostanza: in questa arma il Bel Paese parte sempre e comunque per ambire al bersaglio grosso in ogni gara, dall’alto di una profondità di squadra senza eguali; non è detto, tuttavia, che vi riesca in ogni circostanza, anzi. Nello sport, come nella vita, a volte è necessario saper riconoscere il valore e la forza degli avversari per crescere e progredire a propria volta.

Il discorso cambia completamente se prendiamo in considerazione spada e sciabola. No, qui l’Italia non è assolutamente la compagine migliore.
Partiamo dalla sciabola: appena un podio in otto gare disputate sin qui, la terza piazza di Rossella Gregorio a Caracas. Le donne si mantengono su buoni livelli e, virtualmente, sono qualificate alle Olimpiadi di Rio 2016. Attualmente vanno annoverate tra le outsider, con Russia ed Ucraina un gradino sopra tutte le altre. Si sta chiudendo un 2015 da incubo, invece, per gli uomini, per i quali sempre più spesso la soglia dei quarti di finale (nella migliore delle ipotesi) si sta rivelando uno scoglio insormontabile. Il calo degli ormai datati Aldo Montano e Diego Occhiuzzi appare evidente, così come non può bastare, per ora, l’interessante ascesa di Luca Curatoli. In un contesto complessivamente mediocre, non sarà così scontato portare due sciabolatori a Rio (il massimo possibile, considerando che per quest’arma, al maschile, non è prevista la prova a squadre).

Non brilla neppure la spada. La squadra femminile è addirittura virtualmente fuori da Rio 2016 a tre gare dal termine del percorso di qualificazione: sarebbe davvero un delitto per un team che, sulla carta, non può temere alcuna rivale (dunque potenzialmente anche da oro in Brasile). La bi-campionessa iridata Rossella Fiamingo, come già accaduto nella passata stagione, fatica a carburare durante l’anno, acquisendo sempre più lo status di ‘donna da grandi eventi’. La sensazione, inoltre, è che la sostituzione di Francesca Quondamcarlo con Francesca Boscarelli abbia in qualche modo minato l’equilibrio della squadra, così faticosamente costruito nel biennio precedente.
In ripresa gli uomini, reduci dal pesantissimo terzo posto a Berna: loro, dopo un avvio stentato, ad oggi sarebbero alle Olimpiadi.

Il solo discutere di ‘possibili’ qualificazioni di spada e sciabola, ad ogni modo, mette in evidenza una verità inequivocabile: l’Italia, in queste armi, occupa una posizione di tutto rispetto, ma non da vertice assoluto. A differenza del fioretto dove invece la qualificazione non è mai stata in discussione.

Dunque l’Italia è ancora la nazione migliore nella scherma? Nel fioretto certamente sì, non invece nella sciabola e nella spada. La scherma, oggettivamente, potrà portare da un minimo di 3 medaglie ad un massimo di 7 ai Giochi. Sarebbe ingiusto, però, condizionare al suo rendimento tutta l’avventura azzurra in Sud America, nonché un simbolo di debolezza. Rio dovrà emettere un verdetto incontestabile sulla bontà attuale dello sport italiano tout court. Per questo far dipendere tutti o quasi i destini tricolori dalla scherma potrebbe rivelarsi una scommessa azzardata e molto pericolosa.

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