Ciclismo

Oscar 2015 – La Donna Italiana dell’anno è… Tra leggenda, prime volte, record: da Pennetta a Wierer

Pubblicato

il

 

Il 2015 è stato un anno meraviglioso per lo sport italiano che ha vissuto e ammirato tantissimi successi. Come da tradizione OASport conferisce i suoi premi e onora i migliori atleti azzurri della stagione che si sta per concludere con i consueti Oscar.

Dopo aver premiato lo Sportivo dell’Anno è arrivato il momento della classifica riservata esclusivamente alle donne (la cui vincitrici ha trionfato anche nel concorso generale che prevedeva la presenza di uomini).

Una top 10 tutta azzurra, delle nostre migliori 10 rappresentanti, quelle che hanno regalato più emozioni e trionfi.

Per conoscere le 10 donne migliori dell’anno clicca in ordine sulle pagine 2, 3, 4 e via dicendo. Dalla decima alla prima posizione, per scoprire dal basso verso l’alto la nostra speciale classifica.

 

CLICCA SU PAGINA 2 PER LA DECIMA CLASSIFICATA

 

 

 

DOROTHEA WIERER:

La Venere delle Nevi. Bella e brava, come nei vecchi modi di dire mai tramontati. Nei suoi occhi cerulei la limpidezza dell’impresa, le sue gote calde sotto i rigori dell’inverno, un cuore implacabile al poligono dove pulsa tutto il suo sangue freddo.

Il biathlon italiano ha trovato la sua Regina dopo tre lustri e torna nelle posizioni che contano, al termine di una crescita costante di cui questa meravigliosa 25enne si è resa protagonista. All in e in un paio di settimane l’esplosione definitiva: prima vince in solitaria la prestigiosa prova individuale di Oestersund (andando addirittura a vestire il pettorale giallo di leader della classifica generale) e poi guida l’Italia al primo trionfo della storia in staffetta sverniciando la Germania in volata a Hochfilzen. La Coppa del Mondo dell’accoppiata sci di fondo e tiro a segno incolla agli schermi il popolo italico.

 

CLICCA SU PAGINA 3 PER LA NONA CLASSIFICATA

 

 

 

ELISA LONGO BORGHINI:

La miglior ciclista italiana dell’anno. Il suo palmares si arricchisce di due corse di elevatissimo prestigio: il Giro delle Fiandre e soprattutto la Route de France (classifica generale e due tappe di lusso) valgono tutta una carriera tra le donne, lei fa doppietta nel giro di qualche mese e strappa un meritatissimo posto nella nostra top 10. Sfortuna ai Mondiali con quel quarto posto in volata che grida vendetta, prima di chiudere una stagione di lusso con la bella vittoria del Giro dell’Emilia sul San Luca.

 

CLICCA SU PAGINA 4 PER L’OTTAVA CLASSIFICA

 

 

 

PETRA ZUBLASING:

Frantuma i bersagli come fossero caramelle, imbraccia la carabina come un comune mortale pigia i tasti del telecomando spaparanzato sul divano, un occhio di lince dalla precisione sopraffina, il fiuto da segugio le permetterà di piazzare il numero da Campionessa.

Agli European Games di Baku l’impresa di tutta una vita. Nella 3 posizioni ribadisce che è la miglior interpreta planetaria e non si fa pregare. Petra ha battuto gli uomini, Petra ha piazzato un assurdo 464.7, Petra ha toccato vette che fanno inorridire i maschietti. Sarà un meraviglioso Record del Mondo che rivoluziona l’Universo del tiro a segno.

Non a tutte capita poi di vincere l’oro insieme al compagno di vita: lei ci riuscirà, sempre a Baku, accanto al fedelissimo Niccolò Campriani, Campione Olimpico 2012. L’argento agli Europei a fuoco completerà una stagione da incorniciare.

 

CLICCA SU PAGINA 5 PER LA SETTIMA CLASSIFICATA

 

 

 

ELISA DI FRANCISCA:

Un chirurgo. Una mano delicata e decisa per l’operazione a cui sottopone tutte le pazienti ogni anno. Pazienti che, sotto il suo fioretto, assumono i connotati delle vittime sacrificali, infilzati uno a uno dalla Campionessa Olimpica.

A Montreux la solita recita perfetta con cui surclassa l’intero circuito della scherma e si laurea Campionessa d’Europa per il terzo anno consecutivo, replicando poi l’oro con il Dream Team. Stesso Dream Team che ai Mondiali si tingerà d’oro per la terza volta consecutiva (sesto trionfo personale nella gara a squadre iridata).

Kazan si rivelerà però amaro per DiFra che non riuscirà a farsi strada nel tabellone individuale che si conferma amaro per il secondo anno consecutivo.

 

CLICCA SU PAGINA 6 PER LA SESTA CLASSIFICATA

 

 

 

ARIANNA FONTANA:

Lo short track italiano è lei. Dopo l’apoteosi olimpica, le lame tornano a incendiare il ghiaccio in un anno da incorniciare per Arianna Fontana che ai Mondiali azzanna le avversarie, conquista una strabiliante medaglia d’argento nell’all-around a cui giunge grazie all’oro sui 1500m e ai bronzi sui 500m e 1000m, a cui si aggiunge il bellissimo terzo posto con la staffetta.

 

CLICCA SU PAGINA 7 PER LA QUINTA CLASSIFICATA

 

 

 

ROSSELLA FIAMINGO:

La Miss delle pedane. La Regina della spada. Un ferro battuto caldo, incrociato con avversarie che mai l’hanno impensierito. Infilzate tutte nel giorno dopo aver spento le sue 24 candeline e il regalo se lo confeziona e scarta da sola. Nastrino dopo nastrino, imballaggio dopo imballaggio, ostacolo dopo ostacolo, l’oro puro la aspetta per il secondo anno consecutivo. Rox, dolcissima Rox, è ancora Campionessa del Mondo.

Una cavalcata trionfale, impeccabile e inscalfibile, ingiocabile per l’intera giornata. La sua spada è tanto delicata quanto spietata sui corpi delle avversarie che assistono impotenti, non potendo nulla e non riuscendo nemmeno lontanamente a essere quell’amico antipatico che vuole guastarsi la festa il giorno del compleanno.

La Russia è ormai la seconda Patria della siciliana che, dopo Kazan 2014, trionfa a Mosca 2015 per un bis da primissima donna. Un bis che nella storia era riuscito solo a due atlete (Mariann Horvath e Laure Flessel-Colovic). Quarta medaglia iridata aggiungendoci i due bronzi a squadra del 2014 e nella sua Catania nel 2011. Agli Europei chiuderà invece con l’argento individuale e con il bronzo a squadre, oltre alla vittoria della Coppa del Mondo generale, riportata in Italia dopo un’assenza di 25 anni!

 

CLICCA SU PAGINA 8 PER LA QUARTA CLASSIFICATA

 

 

 

FEDERICA PELLEGRINI:

Divinamente divina. Contro tutto e contro tutti. Acqua accarezzata con naturalezza, amore fin dalla nascita, suo ambiente prediletto a cui ha dedicato tutta una vita.

Ai Mondiali, quando sembrava tutto impossibile e irrealizzabile, indossa il costume da Wonder Woman, veste i panni della miglior nuotatrice italiana di tutti i tempi, confeziona due magie da fantascienza pura, già entrate nella leggenda.

Solo Katie Ledecky tra la Pelle e l’oro iridato. Un argento che profuma di vittoria, che la rende l’unica atleta capace di salire sul podio in sei edizioni consecutive dei Mondiali! Il capolavoro il giorno dopo, quando si era già fatta uno spettacolare regalo di compleanno.

La 4x200m stile libero si aggrappa alla sua eroina e per la prima volta nella storia sale sul podio mettendosi al collo un’incredibile argento. La sua cavalcata trionfale permette di recuperare Svezia, Cina e Gran Bretagna, trascinando l’intero quartetto su un podio strappalacrime alle spalle delle aliene a stelle e strisce.

 

CLICCA SU PAGINA 9 PER LA TERZA CLASSIFICATA

 

 

 

ROBERTA VINCI:

Un’Arena emblema del tennis. Un Leone Condottiero, una belva, una fiera, un mostro che ha segnato la storia della disciplina ed è a due passi dall’impresa memorabile che farebbe sussultare il Mondo intero. Un Gladiatore che si presenta come vittima sacrificale ma in cuor suo sa di poter uscire dallo Stadio con la testa dell’Invincibile tra le sue mani, tra le urla incredule del pubblico che, dettaglio non da poco, è tutto dalla parte del più forte, eroina della Patria nota a tutti gli angoli dell’Impero.

La seconda semifinale degli US Open sembra essere senza storia. Serena Williams, già dominatrice delle precedenti tre prove del Grande Slam (Australian Open, Roland Garros, Wimbledon), è a un passo da infilare il poker che la renderebbe la quarta tennista capace di conquistare i quattro tornei più importanti nella stessa stagione, 27 anni dopo Steffi Graf.

La statunitense è la più forte, sembra inscalfibile e imbattibile, anche se a Flashing Meadows ha dimostrato qualche piccola crepa durante il suo cammino. La pressione è tutta sulle sue spalle, tra lei e il sogno di tutta una vita c’è solo l’Italia: in Finale la aspetta Flavia Pennetta, ma per arrivarci deve battere un’altra pugliese.

Sembra un gioco da ragazzi, il primo set vola via con un comodo 6-2, la Venere Nera del tennis è in totale controllo dell’incontro ma non ha fatto i conti col cuore gigante di una ragazza che sembra uno scricciolo in confronto al colosso tutto muscoli e potenza. È lì, spalle al muro e quando non c’è davvero più nulla da perdere, che Robertina capisce di dover sfruttare l’occasione di tutta una vita, quel treno che davvero passa solo su quei binari, quelli che hanno come destinazione l’immortalità sportiva.

Crederci sempre nello sport, ma quello che succederà nella successiva ora di gioco andrà contro qualsiasi logica, previsione, azzardo. La Dea del tennis non è più a stelle e strisce ma è tutta azzurra, sale in cattedra, aumenta il livello di gioco in una maniera impressionante, colpo su colpo mete in crisi le certezze dell’automa bionico e la seppellirà con la sua classe inaudita.

Epico lo scambio infinito vinto con un colpo da maestra e quel “applaudite anche me, cazzo” che ha fatto il giro del Mondo. Doppio 6-4, responso netto e chiaro. Roberta Vinci ha realizzato l’impresa del millennio, ha detronizzato la Regina, ha catapultato l’Italia sul piedistallo del tennis. La Finale tutta italiana, prima volta assoluta in un Grande Slam, sarà l’epilogo incredibile di un torneo che rimarrà a lungo come l’apice dello sport italiano.

 

CLICCA SU PAGINA 10 PER LA SECONDA CLASSIFICATA

 

 

 

TANIA CAGNOTTO:

“Nonna, ma quanto sono forti queste cinesi”. “Sì, amore, ma un giorno io le sconfissi…”. Potrebbe benissimo essere l’inizio di un racconto che nonna Tania Cagnotto farà alle sue nipotine tra qualche anno. Quel giorno, quel 28 luglio, quando una piccola italiana si metteva in testa di entrare nella storia dello sport, non solo italiano.

La Cina, super potenza mondiale dei tuffi, sembra poter dominare la rassegna iridata e il metro femminile (specialità purtroppo non olimpica) è apparecchiato per una nuova possibile doppietta. Non quel giorno che, nel giro di un’ora, diventerà il più bello di tutti i tempi per l’Italia che, al femminile, nei tuffi, mai, mai, mai aveva vinto un oro mondiale.

Ci sarà una Regina, ancora senza Corona, a mettere il bastone tra le ruote a chi credeva di mangiarsi la piscina di Kazan senza aver fatto i conti con il cuore e l’amore di chi ha sempre creduto nei propri mezzi. Non è un robot, ma è un automa di precisione. Non è un freddo computer che replica esecuzioni a menadito, ma è un caldo calcolatore di passioni. Non è una mera pulizia senza schizzi d’acqua, ma un bollente palpitare di evoluzioni aeree.

Sarà Tania Cagnotto, quel leggendario giorno, a far venire un tuffo al cuore a tutta l’Italia che l’ha spinta sul trampolino russo. In pochissimi erano riusciti ad assistere in prima persona ai trionfi di Klaus Dibiasi, l’unico capace di portare l’iride nel nostro Paese ma una vita fa, duellando con un altro Cagnotto. Ci sarà proprio quel papà, 40 anni dopo, commosso a bordo vasca, ad abbracciare la sua Principessa che, dopo aver ammutolito le maestre, dopo aver steso chi credeva di dominare, dopo aver annichilito le resistenze di chi si credeva perfetto, sarà semplicemente…Campionessa del Mondo.

Oltre all’impresa di tutta una vita, Tania sarà anche Campionessa d’Europa da 1m, 3m e nel sincro e vincerà anche altri due bronzi ai Mondiali (3m e la novità sincro misto).

 

CLICCA SU PAGINA 11 PER LA PRIMA CLASSIFICATA – DONNA ITALIANA DELL’ANNO

 

 

FLAVIA PENNETTA

American Dream. Se è vero che oltreoceano qualsiasi sogno si può realizzare, beh Flavia Pennetta ne ha avuto la dimostrazione. A Flushing Meadows, però, nessuno ha dormito in quelle due settimane. Perché era tutto vero. Perché è stata lei il mago dell’incantesimo. Perché è stata lei l’alchimista suprema. Perché è stata lei a mettere in scena il miracolo di tutta una vita.

La sua racchetta è stata la bacchetta, le sue mise eleganti e griffate l’abito del dì di festa, le sue braccia artefici del gesto sopraffino, le sue rapide gambe ideatrici di una danza che ha steso il meglio del tennis internazionale. Il ricco carrozzone, dove tutte cercano uno spazio da padrona, ha perso la sua Dea a un passo dalla leggenda vivente e che quasi due generazioni intere stanno aspettando.

Il Grande Slam della Venera Nera è sfumato per merito di una piccola italiana che, anche lei, “had a dream”. Quel famoso treno, quello che non puoi perdere, quello del celebre proverbio che ci attanaglia fin da bambini, sta forse passando sulle rotaie di New York.

C’è una pugliese, sorridente quanto splendente, emotiva quanto tecnicamente quadrata, guerriera coriacea e indomita che sfida un’altra pugliese, una che ha già realizzato il miracolo stendendo Serena Williams, la dittatrice del tennis.

È Flavia Pennetta contro Roberta Vinci. È il momento dell’anno per lo sport italiano che mai, mai, mai aveva visto una finale tutta italiana in un torneo del Grande Slam. Robe dell’altro Mondo. E infatti dall’altra parte del Mondo premiano Flavia, che con un indimenticabile US Open incorona così una carriera impeccabile.

Seconda italiana a vincere uno dei quattro pilastri di quello sport così individualista, dal sapore così antico, così tradizionale, così emozionante, così intenso. Quelle palline gialle, colpite con arguzia dalla nostra Flavia, giocate con intelligenza da una mente così fine, quelle palline che hanno steso una su una tutte le avversarie finiscono a bordo campo.

Al centro della scena c’è solo l’apoteosi per una Signora del Tennis, per la Regina dello Sport Italiano del 2015. C’è Flavia Pennetta con la sua Coppa, abbracciata a Roberta Vinci, con migliaia di flash addosso. Per la fotografia di un momento che non ritornerà mai più. “Living in America, Yeah”.

 

Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version