Seguici su

Boxe

Rocky, non solo un film di boxe. La storia di un pugile che ha sconfitto l’ombra del passato

Pubblicato

il

In attesa dell’uscita del film ‘Creed, nato per combattere’ nelle sale italiane dal 14 gennaio, andiamo a rivivere in sei appuntamenti tutta la serie di Rocky, la celeberrima saga sul mondo del pugilato e non solo, interpretata da un’icona hollywoodiana come Sylvester Stallone.

ROCKY

Scritto ed interpretato da Stallone nel 1976, Rocky, vincitore di 3 premi oscar, tra cui quello come miglior film, è molto più di una semplice pellicola sulla boxe. Una definizione di questo tipo appare riduttiva e fuorviante. No, Rocky è ben’altro. E’ un ritratto stesso della vita, che insegna a non arrendersi, a lottare per i propri sogni. A prescindere dall’età o dalla condizione sociale, la speranza è un dono da custodire avidamente. Sempre. E’ il motore della nostra stessa esistenza. E, prima o dopo, chi persevera, vince.

Rocky Balboa è un pugile italo-americano di 30 anni. Il talento non gli è mai mancato, ma non ha saputo sfruttarlo appieno. Una promessa mai sbocciata. Potremmo inoltre definirlo un emarginato della società. Vive da solo a Philadelphia in un’abitazione umile, sporca e disordinata. Combatte qualche incontro di boxe nei sottoclou per incamerare 40 dollari a vittoria. Il suo vero lavoro, tuttavia, è quello di addetto al ‘recupero crediti’ per il gangster Mr. Gasco. Un vero e proprio ‘bulletto di periferia’, come si definirà lui stesso.

Un giorno Rocky si ritrova sfrattato dalla palestra che lo ha visto crescere agli ordini dell’allenatore Mickey, vecchia gloria del mondo della nobile arte. Quest’ultimo ritiene ormai conclusa l’avventura sportiva del pugile, il quale, a suo dire, avrebbe avuto la stoffa per sfondare.

Non sembra esserci un futuro nella vita di Rocky: una carriera al crepuscolo, un ‘lavoro’ oltre i limiti della legalità, la necessità di dover fronteggiare una situazione economica che non fornisce certezze neppure per il giorno dopo. A suscitare il suo interesse arriva però una donna. Si tratta di Adriana Pennino, commessa in un negozio di animali, dove Rocky si reca giornalmente con la sola scusa si incontrare la ragazza, sua coetanea. Quest’ultima, inizialmente molto fredda e timida nei confronti del pugile, è anche la sorella del miglior amico di Rocky, Paulie Pennino. Quest’ultimo è favorevole ad una possibile relazione tra i due; per questo invita a cena l’amico per il giorno del Ringraziamento.

E’ l’amore a salvare Rocky. Un sentimento, ricambiato sin da subito da Adriana, che nasce su una pista da pattinaggio. I due, apparentemente, non hanno niente in comune, se non una cosa: un presente grigio, fatto di una scialba quotidianità annebbiata dai rimpianti per tanti sogni non realizzati. Insieme, però, sono perfetti. L’uno la simbiosi dell’altra. Si comprendono, si incoraggiano, si danno forza a vicenza. E si amano. Nasce un connubio indissolubile, che li rende invincibili e pronti ad affrontare con rinnovato coraggio le avversità di una vita sin lì così avara di soddisfazioni. Dopo essersi innamorato di Adriana, Rocky diventa una persona nuova. E, come per incanto, arriva la sua grande occasione di redenzione.

L’imbattibile campione del mondo dei pesi massimi, Apollo Creed, è alla ricerca di un avversario. Il suo sfidante ha dato forfait per un infortunio e non trova un sostituto credibile. Ecco che, in nome dello spettacolo e del business, decide per una trovata ad effetto: concedere una chance iridata al più classico dei ‘Signor Nessuno’. Sfogliando un elenco di pugili, rimane incuriosito dal soprannome di Rocky, ‘Lo Stallone Italiano’, e decide di affrontarlo il 1 gennaio del 1976.

Rocky inizialmente è dubbioso se accettare o meno la sfida: è consapevole che si tratterebbe di un match impari, nel quale andrebbe incontro ad una probabile brutta figura. Tuttavia accetta e, dopo una dura discussione, si riappacifica con Mickey, che diventa il suo manager, nonché una sorta di padre putativo.

Sulle note della celeberrima ‘Gonna Fly Now‘, Rocky si sottopone a massacranti allenamenti. Ricordiamo, tra le scene più celebri, quando prende a pugni anche dei quarti di bue nella macelleria dove lavora Paulie ed affronta di corsa a tutta velocità la scalinata del Museum of Art, portando con sé al guinzaglio il fido cane Birillo.

Arriviamo alla vigilia della grande sfida. La notte prima Rocky non riesce a chiudere occhio, è inquieto, angosciato, tormentato da dubbi e paure. Si reca dunque alla ‘Spectrum Arena’, dove tutto solo contempla quel ring che lo vedrà protagonista qualche ora dopo. Tornato a casa, il pugile si sfoga con Adriana in una delle scene più toccanti dell’intera saga. Rocky ammette i suoi timori, ma al tempo stesso non ha paura di affrontarli. E afferma: “Se alla campana del 15° round sarò rimasto in piedi, per la prima volta nella mia vita saprò di essere davvero qualcuno e non solo un bulletto di periferia“. Insomma, un guanto di sfida all’ombra del suo passato.

Comincia il grande incontro per il titolo! Apollo Creed, molto sicuro di sé, tempesta Rocky con un ficcante jab sinistro nel primo round. Ad un tratto, però, va a vuoto e lo sfidante lo punisce con un perentorio gancio sinistro, mandandolo al tappeto! Il campione, incredulo, riesce a rialzarsi: da qui in poi si scatena una battaglia furibonda. Il match prosegue sul filo dell’equilibrio, intenso ed appassionante. Alla quattordicesima ripresa un destro di Creed manda al tappeto Rocky. Sembra finita, ma Balboa, il volto tumefatto e trasfigurato per i colpi ricevuti, si rialza con un cuore grande così. Impavido, non si arrende e riprende a combattere, suscitando uno sguardo di ammirazione anche da parte dello stesso Apollo.

Nel 15° e conclusivo round entrambi i contendenti sono allo stremo delle forze, barcollano, ma non si esimono da un ultimo, cruento corpo a corpo. Finalmente arriva la sospirata campana. Creed si impone ai punti di stretta misura e mantiene il titolo, ma Rocky vince la sua personale sfida con la vita: è rimasto in piedi fino alla fine contro il campione del mondo. Può dunque liberare tutta la sua gioia e gridare a gran voce il nome della sua amata Adriana, che corre ad abbracciarlo sul ring. Ora Rocky non è più un bulletto di periferia, ma un esempio di come i sogni, anche dopo un lungo e travagliato inseguimento, possono tramutarsi in realtà. Rocky insegna a non arrendersi, a provarci fino in fondo anche quando sembra tutto perduto. Ad avere un atteggiamento positivo e vincente, affrontando con determinazione le sfide più complesse. Rocky non è solo un film sulla boxe. E’ un film sulla vita.

Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter

federico.militello@oasport.it

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità