Sci Alpino
Sci Alpino, Coppa del Mondo: Brignone la migliore, Fill torna sul podio e Razzoli c’è. Paris e gigantisti sottotono, slalom femminile buio totale
Alla breve sosta natalizia è già possibile tracciare un bilancio di questa primissima parte di stagione della squadra azzurra di sci alpino in tutte le specialità.
Tutti i promossi e bocciati di un inizio positivo, ma che poteva essere certamente migliore. Un’ Italia che si dimostra comunque polivalente, ma che ha ottenuto una sola vittoria fino a questo momento. Qualche podio, tanti buoni piazzamenti, ma anche prestazioni negative, alcune delle quali prevedibili, mentre altre che devono far scattare un campanello d’allarme in vista del prosieguo della stagione.
SOMMARIO
Pagina 2: Velocità Uomini
Pagina 3: Velocità Donne
Pagina 4: Gigante/Slalom Uomini
Pagina 5: Gigante/Slalom Donne
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Foto in evidenza: Cattagni
Foto Brignone: Pentaphoto
L’uomo della velocità azzurra in questa prima parte di stagione è sicuramente Peter Fill. A distanza di due anni l’altoatesino torna sul podio di Coppa del Mondo, centrando in rapida successione un secondo ed un terzo posto sulla pista di Lake Louise. Il tracciato canadese è certamente il preferito da Fill, che, peró, ha saputo confermarsi anche in Val Gardena dove è stato il migliore con il quarto posto in discesa libera.
E’ mancato il guizzo vincente a colui che doveva essere la nostra punta di diamante. Tre piazzamenti tra i dieci e cinque tra i quindici, ma podio lontano per Dominik Paris tra le gare americane e le prime europee. Aspettiamo il 26enne di Merano nelle classiche di Wengen e Kitzbuhel anche perchè in questo momento appare davvero difficile il secondo posto nella classifica di supergigante, ottenuto lo scorso anno, e attaccare il podio in quella di discesa, sfumato per soli tre punti nella passata stagione.
Decisamente male ha fatto Christof Innerhofer: nella trasferta americana solo un settimo posto a Beaver Creek in discesa e per il resto poco o niente. Sulla Saslong un vero e proprio disastro per il vice campione olimpico di discesa: 23esimo in supergigante e addirittura 40esimo il giorno dopo. Il 31enne di Brunico deve immediatamente mettersi alle spalle il weekend nero della Val Gardena, pista da sempre ostica per lui, e provare a ritrovarsi sia sul piano mentale che su quello fisico per provare a tornare sul podio, che ormai manca dal marzo 2014 in quel di Lenzerheide.
Piccoli segnali da Mattia Casse, quarto a Beaver Creek in supergigante, ma ancora lontano da una continuità di rendimento. Werner Hell è ormai in una fase calante della sua carriera, mentre i vari Marsaglia, Varrettoni, Klotz lottano solo per piazzamenti nelle retrovie.
Foto Marco Trovati/Pentaphoto
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Velocità al femminile che ha visto una squadra azzurra certamente condizionata dagli infortuni e dai problemi fisici. Daniela Merighetti nelle prove della discesa di Lake Louise è stata vittima di una brutta caduta che le ha fatto saltare tutto il weekend canadese, per tornare poi solamente in Val d’Isere. Tutte queste uscite non hanno certamente dato serenità a Daniela, che deve prima di tutto ritrovare la confidenza con la velocità e il rischio per poi tornare a lottare per un piazzamento sul podio, obiettivo alla sua portata specialmente in discesa.
La migliore senza dubbio è stata Nadia Fanchini, che nelle prime tre gare della stagione a Lake Louise non è mai uscita dalle prime dieci. Ottava e quarta nelle due discese e nona in supergigante, risultati certamente importanti per la bresciana, che ha iniziato la stagione sicuramente meglio nella velocità che in gigante. Purtroppo un infortunio non le ha permesso di dare continuità, facendole saltare la discesa libera della Val d’Isere.
Restando in famiglia brutto inizio di stagione per Elena Fanchini. Ci si aspettava molto di più dalla maggiore delle sorelle, soprattutto a Lake Louise, tracciato sicuramente congeniale e apprezzato dall’azzurra. Due quindicesimi posti sono il miglior risultato in questa prima parte di stagione, nella quale Elena sta davvero faticando, con la speranza che dalle prossime gare possa esserci una reazione.
Nel panorama della velocità è il superG probabilmente la specialità dove le azzurre vanno meglio. Nell’unico finora disputato è arrivato il quarto posto di Johanna Schnarf, che ha sancito un risultato di squadra ampiamente positivo, visto l’ottavo posto di Nadia Fanchini e l’undicesimo di Francesca Marsaglia. Sia Johanna che Francesca, soprattutto in supergigante, possono fare molto bene, ma hanno bisogno di quella continuità di rendimento che per ora in carriera non hanno avuto.
Da sottolineare come le azzurre siano andate meglio in Val d’Isere nella discesa della combinata rispetto a quella della gara individuale. Proprio in questa specialità Goggia, Curtoni, Marsaglia e la stessa Schnarf possono dire la loro e se al posto della discesa si disputa un superG ecco che entra in corsa pure Federica Brignone, che sta avvicinandosi lentamente e progressivamente anche alla velocità.
Foto Pagina FB Fisi
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Ancora nessun podio in questa prima parte di stagione da parte dei nostri gigantisti e slalomisti. Tra i pali stretti il miglior risultato è il quarto posto ottenuto da Giuliano Razzoli nella notturna di Madonna di Campiglio. Fino ad ora ci sono state solo due prove tra i pali stretti, ma sia ad Are che sulla 3Tre si è visto un ottimo Razzoli. Sulle nevi francesi solo la sfortuna lo ha privato di un podio quasi sicuro (un palo si è staccato finendo proprio sulla traiettoria dell’azzurro), mentre a Madonna di Campiglio per otto centesimi è sfumato un piazzamento tra i primi tre. Giuliano sta bene fisicamente e mentalmente e dunque è un podio solo rimandato al prossimo appuntamento.
Fatica, invece, Stefano Gross, che a Campiglio, dopo il terzo posto della prima manche, ha sbagliato tanto nella seconda, chiudendo addirittura fuori dai primi quindici. Il 29enne di Bolzano ha bisogno di un risultato importante per sbloccarsi dopo due slalom negativi e dal quale ha raccolto davvero pochissimo. Serve continuitùà anche per difendere il primo gruppo di merito e dunque avere un pettorale favorevole nella prima manche.
In slalom la squadra azzurra è sicuramente più competitiva, con anche Mandred Moelgg e Patrick Thaler, rispetto ad una di gigante che non riesce davvero ad essere alla pari delle migliori del mondo. Roberto Nani resta sempre un gradino sotto i big e il podio appare ancora molto lontano. Discorso simile va fatto anche per Giovanni Borsotti (sfortunato a farsi male prima dell’Alta Badia). Florian Eisath e Manfred Moelgg possono competere prevalentemente per una Top Ten, mentre stanno deludendo i giovani, Luca de Aliprandini soprattutto, che non riescono ancora ad avere il guizzo vincente.
Foto pagina FB Fisi
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Discipline tecniche al femminile e subito si pensa a Federica Brignone. Inizio di stagione entusiasmante per la milanese, che a Soelden ha centrato la prima vittoria in carriera in Coppa del Mondo e nei due giganti successivi di Aspen e Are ha concluso al terzo posto. Piazzamenti che le hanno permesso di indossare il pettorale rosso di leader della classifica di specialità fino alla tappa di Courchevel. Sulle nevi francesi Federica è uscita nella seconda manche, subendo il sorpasso dell’austriaca Brem e della svizzera Gut. Una caduta che può davvero essere fatale in chiave futura. Sempre all’attacco, sempre a tutta su qualsiasi tracciato con il rischio di uscire dal tracciato sempre dietro l’angolo. Dal 2008 con Denise Karbon l’Italia non vince una sfera di cristallo (anche solo di specialità) e questa potrebbe essere la stagione buona, complici anche gli infortuni di Shiffrin e Fenninger. Un’occasione d’oro, che Federica deve assolutamente sfruttare.
Sempre in gigante si è messa in luce in quel di Courchevel Sofia Goggia, che ha chiuso al sesto posto, miglior risultato della carriera in questa specialità. La bergamasca è una sciatrice polivalente e rappresenta il futuro dell’Italia anche in chiave Coppa del Mondo generale. Restando sempre nel capitolo giovani ci si aspettava di più da Marta Bassino, ancora troppo discontinua nei suoi risultati. Fuori a Soelden e Courchevel, quattordicesima ad Aspen e nona ad Are, ci si aspetta sempre la definitiva consacrazione della bergamasca.
Due uscite consecutive hanno tolto un po’ di fiducia, invece, a Nadia Fanchini, che resta comunque la nostra seconda punta di diamante alle spalle della Brignone; mentre da Irene Curtoni, Francesca Marsaglia e Manuela Moelgg ci si attende il guizzo in qualche gara, come il quarto posto ottenuta da quest’ultima ad Aspen.
Linea piatta e speranze di vita ormai vicine allo zero per quanto riguarda lo slalom femminile. L’Italia è assolutamente anonima in questa specialità, dove un piazzamento tra le dieci per una delle nostre portacolori viene festeggiato quasi come un podio. Chiara Costazza non riesce mai ad unire due manche fatte bene, Irene Curtoni resta sempre nel limbo e qualche volta Manuela Moelgg riesce a dare un minimo spiraglio di luce tra i pali stretti. Le giovani non ci sono ed ormai la sensazione è quella che questa specialità in Italia al femminile sia ormai quasi abbandonata.
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Foto Marco Trovati/Pentaphoto