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Storia delle Olimpiadi: Edoardo Mangiarotti, il leggendario Uomo dei record
Edoardo Mangiarotti è a tutt’oggi l’atleta più medagliato della storia olimpica italiana ed il quarto in assoluto, a pari merito con il biatleta Ole Einar Bjørndalen e il ginnasta Boris Shakhlin, alle spalle di Michael Phelps a quota 22 medaglie, seguito da Larissa Latynina con 18 e Nikolai Andrianov con 15. Relativamente ai soli Giochi, ha collezionato fra il 1936 e il 1960: 6 medaglie d’oro, 5 d’argento e 2 di bronzo, tra spada e fioretto, individuali e a squadre. Per quanto concerne i Campionati del Mondo, poi, sono ben 26 le medaglie conquistate, di cui la metà d’oro. Anche nella speciale classifica degli schermidori plurimedagliati ai Mondiali risulta l’italiano più vincente di sempre.
Figlio di Giuseppe Mangiarotti, già schermidore di prestigio internazionale che aveva indossato la divisa azzurra alle Olimpiadi di Londra nel 1908 e maestro d’arme che importò in Italia le varianti della scuola francese di scherma, con i due fratelli Mario e Dario (Campione Olimpico a Helsinki ’52), crebbe sotto gli insegnamenti paterni. La sua principale prerogativa era quella di essere ambidestro, grazie al padre che volle crescerlo mancino come schermidore; questa sua particolarità gli consentiva di cambiare guardia anche nel corso di una stessa gara.
Condivide col marciatore Ugo Frigerio, lo sciatore Gustav Thöni e lo slittinista Paul Hildgartner il privilegio di essere stato selezionato per due volte come alfiere dell’Italia in una cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici, avendo portato il tricolore sia a Melbourne nel 1956, sia a Roma nel 1960. Si è ritirato dalla scena agonistica proprio dopo le Olimpiadi italiane come il più grande spadista di tutti i tempi, mentre nel fioretto deve spartire questo riconoscimento con il D’Artagnan transalpino Christian d’Oriola – più giovane di lui di nove anni – che nella sua carriera non riuscì mai a sconfiggere.
Helsinki 1952 fu l’Olimpiade dei Mangiarotti, Dario e Edo, appunto, come quella del ’20 era stata l’Olimpiade dei Nadi, Aldo e Nedo. Spentosi a Milano nel 2012, ci ha lasciato in eredità, medaglie a parte, un pensiero bellissimo, in riferimento proprio al trionfo familiare in terra finlandese.
“Helsinki resta nel mio ricordo per l’intendimento atletico e spirituale che all’unisono ebbe a portarmi con mio fratello Dario a conseguire la medaglia d’oro e quella d’argento nel torneo di spada individuale. Ci riuscimmo al termine di una gara che ci diede l’immensa soddisfazione di aver tutto dato e di aver dimostrato al mondo schermistico la superiorità di una scuola: quella di nostro padre. Nell’indimenticabile momento, immediatamente dopo che Dario aveva inflitto al lussemburghese Buck il colpo che sanciva la mia vittoria e il suo secondo posto, ci trovammo l’un l’altro abbracciati ed il nostro pensiero corse a nostro padre che col suo sapere schermistico ci aveva formati e temprati a quella inflessibile disciplina sportiva che ci ha portato tante soddisfazioni”.
Parole d’altri tempi, un messaggio didattico ed umano impareggiabile, portatore di istantanee emozionali sincere, genuine, come quelle “maniere” d’intendere uno sport nobile come la scherma. Valori profondi, nostalgia e orgoglio italiano si mescolano vorticosamente nel suo nome: Edoardo Mangiarotti, il leggendario Uomo dei record.
Storia delle Olimpiadi, prima puntata: Dorando Pietri
Storia delle Olimpiadi, seconda puntata: Ondina Valla
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Storia delle Olimpiadi, quarta puntata: Pietro Mennea
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Storia delle Olimpiadi, sesta puntata: il massacro di Monaco 1972
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Storia delle Olimpiadi, quattordicesima puntata: i fratelli Abbagnale
Storia delle Olimpiadi, quindicesima puntata: Clemente Russo
Storia delle Olimpiadi, sedicesima puntata: Sara Simeoni
Storia delle Olimpiadi, diciassettesima puntata: Pino Maddaloni
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giuseppe.urbano@oasport.it