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Storia delle Olimpiadi: Klaus Dibiasi, il tuffo nel mito dell’Angelo Biondo
A Città del Messico, quattro anni dopo, i pronostici erano tutti per l’azzurro, anche se il suo avversario più accreditato, il messicano Alvaro Gaxiola, poteva contare sul rumoroso tifo del pubblico di casa, fattore spesso non irrilevante in sede di valutazione da parte dei giudici. Contrariamente a quanto avvenuto a Tokyo, Klaus Dibiasi iniziò subito la gara della piattaforma con dei coefficienti di difficoltà elevati e per tutta la durata delle eliminatorie i due atleti si alternarono nelle prime due posizioni della classifica. La differenza la fece il salto mortale e mezzo in avanti con tre avvitamenti, tuffo che il Nostro eseguì in modo perfetto ottenendo così il meritato alloro a cinque cerchi. In Messico Klaus vinse anche l’argento dal (mai troppo amato) trampolino.
A Monaco di Baviera, nel 1972, Dibiasi concesse il bis, vincendo davanti al sovietico David Ambarcumian e ad un febbricitante Giorgio Cagnotto, mentre nel 1976 a Montréal – dove fu l’alfiere dell’Italia -, nonostante una condizione fisica tutt’altro che ottimale, riuscì ancora ad imporsi su tutti, seguito da quello che sarebbe diventato il suo degno erede: Greg Louganis. In Canada, l’altoatesino aveva ventinove anni e fu l’unico atleta italiano a rispettare le speranze della vigilia (appena due ori per il nostro medagliere finale, l’altro conquistato a sorpresa dal fiorettista diciannovenne Fabio Dal Zotto, ndr), suggellando una carriera semplicemente inimitabile con il tris olimpico dalla solita piattaforma. L’Angelo Biondo si scatenò in gara dopo essersi sottoposto a lunghe e dolorose sedute fisioterapiche, a causa di acciacchi vari che ne avevano addirittura messo in dubbio la partecipazione ai Giochi. Fu la sua ultima gara, chiusa con ben 600 punti, record mondiale e olimpico, dominando, vale a dire nel solo modo che conosceva da ormai 8 anni.
Tre ori e due argenti in quattro Olimpiadi, due titoli mondiali, tre europei, diciotto campionati italiani assoluti e undici indoor, allenatore della squadra olimpica italiana a Mosca, Los Angeles, Seul e Atlanta. Presente dal 1981 nella International Swimming Hall of Fame, il massimo riconoscimento internazionale per gli sport acquatici.
I suoi tuffi ne fanno tuttora il supremo ginnasta dell’aria che spegne docilmente l’acrobatico volo nell’elemento primigenio, sfidando le leggi della fisica e l’inesorabile incedere del tempo.
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giuseppe.urbano@oasport.it