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MotoGP

Un anno di Motomondiale: Valentino Rossi, un indomabile eroe sconfitto

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Certe valutazioni, si sa, meglio farle a mente fredda e cuore quieto. Tuttavia, come lo stesso Valentino ha mestamente dichiarato circa un mese fa, la delusione non passerà mai del tutto, dovrò conviverci”
Il 2015 poteva diventare il profano anno giubilare di San Valentino da Tavullia e di tutti i suoi (tantissimi) devoti, anzi, doveva esserlo, prima della fatal Sepang. Semplicemente perché era stato lui il migliore.
Invece gli annali del motociclismo, quelli sterili ed incapaci di mettere in controluce numeri e statistiche, parleranno in saecula saeculorum di anno indimenticabile per Rossi, sì, ma in senso negativo.

Per fortuna del Dottore, degli italiani e della tanto invocata onestà nello sport – a proposito, il 2015 è stato anche l’anno zero della vergogna e della disillusione, dal momento che eravamo abituati ad immaginare il Motomondiale come un mondo scevro da combine, biscotti, ecc. – è stata la stessa alianza española a dichiararsi, ad ammettere che un alloro iridato preservato in casa sarebbe stato meglio della Decima Stella ad appannaggio dell’invidiato, finto simpatico, ma pur sempre inarrivabile, Valentino Rossi. E qui non parliamo solo di palmarès…

Se passiamo i risultati di Rossi sotto la duplice lente d’ingrandimento dell’anagrafica e della concorrenza (leale e non) in pista, la ventesima stagione agonistica del trentaseienne tavulliese è stata tra le migliori della sua carriera: 15 podi complessivi, 4 vittorie ed un quarto posto, quello in occasione della già antologica ultima gara di Valencia, che verrà ricordato come una delle sue “vittorie” più belle. Sul quarto posto di Phillip Island, poi, meglio non riaprire discussioni tendenziose, visto che già in Australia potrebbe (usiamo il condizionale per correttezza nei confronti degli amanti dello sport) essere andato in scena il prologo del film horror “Il velenoso biscotto spagnolo”.

Colpe ed errori di Valentino? Non aver ammazzato il Mondiale a Misano, dove il pole man Lorenzo cadde vittima dell’asfalto viscido e gli finì davanti gente come Baz, Redding e Smith (rispettivamente 17°, 13° e 6° a fine Campionato…). Aver abusato del darwiniano “istinto di sopravvivenza”: soprattutto dopo quella maledetta conferenza stampa piloti del giovedì a Sepang, Marquez e Lorenzo hanno iniziato a provocarlo, il primo anche ad ostacolarlo, spudoratamente e i suoi nervi non hanno retto. Il pilota Rossi-l’uomo Valentino ha reagito come avrebbe fatto il 90% delle persone, in quei panni, perché era a dir poco sotto pressione, stuzzicato gratuitamente e imbufalito per un andazzo surreale.

Alle prese con le chiacchiere da bar, siamo più o meno tutti bravi a districarci. Ognuno ha il sacrosanto diritto di pensarla e dirla alla propria maniera, senza offendere nessuno, ovviamente (dovrebbe essere una delle tante sfaccettature della democrazia). Ma il vissuto storico di un atleta e di un uomo non si può cancellare né manomettere: ecco un valido motivo per cui gli amanti del motociclismo, quelli attenti e capaci di mettere in controluce numeri e statistiche, parleranno in saecula saeculorum di una stagione eroica dello sconfitto Valentino Rossi, quel centauro italiano che fu capace di sconvolgere, per un ventennio, il mondo delle moto. In senso positivo, però.

 

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giuseppe.urbano@oasport.it

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