MotoGP
Motomondiale: il potere del ‘Rossicentrismo’ ed il giocattolo ‘MotoGP’ che rischia di rompersi
9 volte campione del mondo, 112 vittorie di cui 86 in top class, 211 podi e 61 poles. Sono questi alcuni dei dati impressionanti della carriera di Valentino Rossi, icona assoluta del motociclismo degli ultimi 20 anni e capace, all’età di 37 anni primavere, di essere competitivo e confrontarsi con i piloti più forti del mondo. Dal 1996 Valentino ha iniziato a scrivere pagine importanti della sua leggenda che nel 2016 potrebbe arricchirsi di ulteriori capitoli interessanti. La grandezza di uno sportivo ma anche di un personaggio che va oltre la pista, capace di bucare lo schermo. Il suo carattere e carisma, coadiuvati dalla forza dei suoi risultati, ha attirato l’attenzione di una vera e propria marea di tifosi, tutti tinti di giallo sotto l’insegna di un numero: il 46.
Il Mondiale appena concluso è stato carico di tensione e delusione per l’epilogo favorevole a Jorge Lorenzo ma ha anche evidenziato il potere mediatico di Rossi rispetto agli accadimenti delle ultime due gare. Un dispiegamento di forze senza precedenti: petizioni on line, insulti di ogni genere a Jorge Lorenzo e Marc Marquez sui loro contatti social, trasmissioni che mai avevano toccato l’argomento ‘motomondiale‘ disquisire sull’entità del contatto tra Valentino e Marquez a Sepang, articoli di approfondimento sugli orientamenti sessuali del 93 e per concludere il ricorso al Tas di Vale. Una decisione che, in qualche maniera, ha scavalcato l’autorità della FIM e dei commissari di gara responsabili della sanzione inflitta a Rossi. Episodio che ha alimentato ulteriormente le polemiche e lo spettacolo orrendo del GP di Valencia è stato l’ultimo atto di un Mondiale che peggio non poteva concludersi in termini di sportività.
Le domanda sono: 1) Il potere del personaggio del 46 ha ormai scavalcato la figura di riferimento che la FIM dovrebbe avere? 2) La Dorna non ha esagerato a creare un sistema troppo incentrato su alcuni piloti, Rossi in primis, e ora ne sta pagando il prezzo?
RISPOSTA DOMANDA 1
La latitanza della Federazione Internazionale è sfortunatamente un fatto acclarato. I tanti cambi di regolamento degli ultimi 10 anni, più che la FIM, hanno avuto per protagonista l’azienda di Ezpeleta. Mutamenti volti ad aumentare lo share, mettendo da parte valori legati strettamente allo sport: La figura del Presidente Vito Ippolito è comparsa di rado, per non dire mai, se non quando “si è alzata troppo la temperatura” dopo la vicenda di Sepang. Per l’anno prossimo ci saranno dei cambiamenti con due organi di giudizio in merito la direzione gara e la valutazione delle penalità. Pertanto ci sarà una scissione riguardo direzione e gestione delle penalità con quest’ultima di responsabilità specifica di membri ad hoc“ – le parole di Ippolito dopo la conferenza stampa di Valencia (clicca qui per saperne di più). Un intervento apparso tardivo e, probabilmente, in funzione dei protagonisti importanti della vicenda, ovvero Rossi e Marquez. La sensazione che poi, la figura di Valentino abbia grande importanza la si può dedurre anche dalle esternazioni del dirigente, intervistato da GPOne.com sempre sul tema ‘sanzioni’: ” Prendiamo come esempio proprio il caso di Rossi. Qualora questi dovesse prendere un ulteriore punto di penalità all’inizio della stagione non succederebbe praticamente nulla, ma a settembre ‘scadrà’ il punto preso a Misano, perché la penalità vale per 365 giorni, dunque Rossi tornerebbe ad avere tre punti. In questo caso basterebbe un punto ulteriore per far scattare nuovamente la partenza dall’ultima fila nel Gran Premio successivo. Una sanzione già scontata da Valentino. Questo sistema crea un circolo vizioso che è necessario interrompere”. Un ragionamento condivisibile ma che deve anche far riflettere sul fatto che le regole non possono essere messe in discussione solo se uno dei top driver si trova coinvolto. La penalizzazione, nel caso del Gp della Malesia, doveva essere comminata nel corso della gara stessa e non protratta nel tempo, come se ci fosse una sorta di sudditanza psicologica.
RISPOSTA DOMANDA 2
Un asset, pertanto, influenzato dalla esposizione mediatica di alcuni piloti e le cui strategie di marketing, dell’organizzazione stessa, sono stati escludenti per il movimento nel suo insieme. In particolare, l’immagine di Valentino, pensando ai diretti coinvolgimenti di Ezpeleta nel passaggio di Rossi a Bridgestone (nel 2008 dopo il divorzio burrascoso divorzio con Michelin) o il ritorno di Vale in sella alla Yamaha, dopo le deludenti stagioni in Ducati, sono emblematici dell’importanza economica rivestita dal 46. Tesi avvalorata anche dall’accordo stretto dall’azienda di merchandising gestita dal driver di Tavullia (VR46) con la Casa di Iwata per l’abbigliamento e gli accessori del Team (clicca qui per saperne di più). Un potere che sta rischiando di rompere il giocattolo MotoGP perchè dipendente esclusivamente (quasi) dall’immagine di un pilota che prima o dopo dovrà appendere il casco al chiodo. Le perdite per il ritiro agonistico del centauro italiano potrebbero essere ingenti, come già sta avvenendo secondo le indiscrezioni della Gazzetta dello Sport, e non aver creato delle alternative, vedi SBK e l’abbandono di Aprilia e Suzuki, fa credere che errori manageriali importanti siano stati commessi.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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