Hockey Pista
Storia delle Olimpiadi: la prima (ed unica) volta dell’hockey su pista ai Giochi raccontata dal vate Gianni Massari
Barcellona 1992: esordio senza ritorno dell’hockey su pista ai Giochi, seppur come sport dimostrativo (assieme a pelota basca e taekwondo, ndr). La crescente popolarità internazionale di questa disciplina, la presenza in Catalogna dei tre club storicamente più vincenti a livello europeo, il Barcellona, il Voltregà e il Reus Deportiu, nonché la grande passione e i trascorsi da portiere di hockey pista dell’allora Presidente del CIO Juan Antonio Samaranch, contribuirono in modo decisivo alla sua “sperimentazione olimpica” proprio in occasione dei Giochi spagnoli.
Il torneo, esclusivamente maschile, si svolse dal 26 luglio al 7 agosto e vi presero parte 12 squadre; le favorite della vigilia, Spagna, Italia, Argentina e Portogallo, si classificarono ai primi quattro posti, con i lusitani campioni del mondo in carica fuori dal podio e gli argentini capaci di laurearsi campioni olimpici sconfiggendo in finale i padroni di casa spagnoli.
La nazionale italiana, vincitrice dei Mondiali 1986 e 1988, sul podio iridato anche nel 1984 e nel 1989, nonché ininterrottamente sul podio continentale nelle ultime cinque edizioni degli Europei, sbarcò a Barcellona carica di aspettative e convinta di potersela giocare con chiunque per la conquista dell’oro. “Senza arroganza, ma con le certezze della preparazione svolta e del nostro palmarès: eravamo andati lì per vincere”, esordisce così il nostro interlocutore, l’autorevole guida tecnica e spirituale di quel gruppo pluridecorato, molto più di un semplice CT. Parliamo di Giambattista “Gianni” Massari, il vate dell’hockey su pista italiano, un modello globale di professionalità e competenza.
Il suo curriculum agonistico, oceanico, ne fa semplicemente l’allenatore italiano più titolato nella storia dei nostri sport di squadra. Quello professionale in senso esteso, un uomo eccezionale, dalle infinite risorse. Come atleta, recordman mondiale del miglio e del mezzo miglio su strada – pattinaggio a rotelle nel 1969, Medaglia d’oro al valore atletico 1970. Quale allenatore e CT della nazionale italiana di hockey pista (dal 1977 al 1993), 2 Campionati del Mondo Assoluti, altri 2 titoli di livello mondiale (World Games ’85 e femminile ‘92), 12 titoli di Campione d’Europa in varie categorie (Assoluti e Juniores), vagonate di medaglie d’argento e il bronzo alle Olimpiadi di Barcellona ’92. Nei tantissimi anni al timone delle rappresentative azzurre ha disputato 521 gare internazionali, di cui 432 vinte, 40 pareggiate e appena 49 perse. Come allenatore di club, Coppa delle Coppe 1980 e Coppa Cers 1989. Ha allenato circa 2700 atleti, dei quali 180 divenuti campioni olimpici, mondiali, europei, italiani. Nell’attività di tecnico ha ricevuto riconoscimenti nazionali ed internazionali di elevato valore, tra cui: Seminatore d’oro per l’hockey pista (1972), Tecnico de honor de Chile (1980), GranCruz de la Victoria – Asturias (1982), Stella d’oro al merito sportivo 2003.
Dal 1993 al 1996, componente della Commissione Tecnica Mondiale del CIRH, dal 2011, Direttore della Scuola Italiana Allenatori Hockey a Rotelle. Ancora, autore di decine di pubblicazioni non solo sull’hockey o sul pattinaggio a rotelle, tra cui l’ultima, interessantissima fatica prossima all’uscita: “L’Hockey Pista dalle individualità al gioco di squadra, tra abilità e ultrabilità”.
E, credeteci, ci siamo limitati a citare soltanto riconoscimenti e numeri più significativi…
Nonostante due finali di Coppa dei Campioni perse con l’AFP Giovinazzo e l’Hockey Seregno ed il valore “dimostrativo” del torneo olimpico del 1992, il rimpianto maggiore del Gianni Massari allenatore resta a tutt’oggi proprio quel bronzo a cinque cerchi. Gli azzurri vinsero il proprio girone a sei con quattro vittorie ed un pareggio – contro i fortissimi argentini – ma nel girone unico di semifinale, sempre a sei compagini, arrivarono addirittura quarti, finendo a disputare la finale per il terzo posto anziché quella per il gradino più alto del podio, riservata alle prime due classificate. Ma cosa successe alla squadra? “Tra le due fasi vennero concesse, non da me, 48 ore di riposo assoluto, che sicuramente incisero negativamente sui miei atleti, fino ad allora in grado di andare a mille all’ora contro chiunque. Quel relax totale fu davvero deleterio per le loro successive prestazioni”, ci risponde senza la minima esitazione mister Massari.
La finalina di Barcellona si presentava così come il classico match tra deluse. I Campioni del Mondo del Portogallo, però, scesero in campo con un approccio meno “depresso” tanto che l’Italia si ritrovò sotto 2 a 1 all’intervallo. “I giocatori continuavano a sembrare le controfigure di quelli di inizio torneo; qualcuno che era stato pressoché perfetto nella prima fase, non era più lui nella seconda ed inoltre capitan Marzella, infortunatosi, divenne indisponibile, così ci volle una bella scossa negli spogliatoi per risvegliare il loro enorme orgoglio. Eravamo una squadra poco abituata a perdere…”, sottolinea Gianni Massari.
Il sergente di ferro, la loro ossessione ma anche il loro padre-consigliere (in estrema sintesi, come lo vedevano i suoi giocatori), evidentemente, riuscì a toccare ancora una volta le corde giuste: il fido scudiero Massimo Mariotti, prima, e Roberto Crudeli “il duro”, a dieci minuti dallo scadere, ribaltarono il risultato e regalarono all’Italia il podio olimpico.
Quel gruppo era un mix esplosivo di fibre bianche (tanto care al Nostro), estro e personalità figlie di tre “ceppi” ben distinti, con caratteristiche temperamentali molto diverse tra loro ma allo stesso tempo complementari e funzionali al collettivo: Cunegatti e Rigo veneti, Cupisti, Crudeli, Enrico e Massimo Mariotti, Bernardini toscani, Amato, Colamaria e Marzella pugliesi. Solo un grande gestore di risorse umane avrebbe potuto coordinare e far rendere al meglio profili e talenti simili.
Hockey su pista azzurro e Gianni Massari, un connubio oggettivamente indissolubile. Una disciplina spettacolare, veloce e vibrante come poche che ha segnato l’intera vita – e viceversa – di un gigante senza età del nostro sport, sulle cui spalle dovrebbero salire parecchi “nani” contemporanei, per capire tante cose, apprendere la lungimiranza, il metodo e l’abnegazione.
Storia delle Olimpiadi, prima puntata: Dorando Pietri
Storia delle Olimpiadi, seconda puntata: Ondina Valla
Storia delle Olimpiadi, terza puntata: Gian Giorgio Trissino
Storia delle Olimpiadi, quarta puntata: Pietro Mennea
Storia delle Olimpiadi, quinta puntata: Abebe Bikila
Storia delle Olimpiadi, sesta puntata: il massacro di Monaco 1972
Storia delle Olimpiadi, settima puntata: Jesse Owens
Storia delle Olimpiadi, ottava puntata: Mauro Checcoli
Storia delle Olimpiadi, nona puntata: Antonella Bellutti
Storia delle Olimpiadi, decima puntata: Paola Pezzo
Storia delle Olimpiadi, undicesima puntata: Nino Benvenuti
Storia delle Olimpiadi, dodicesima puntata: Vincenzo Maenza
Storia delle Olimpiadi, tredicesima puntata: l’oro maledetto dell’Italvolley
Storia delle Olimpiadi, quattordicesima puntata: i fratelli Abbagnale
Storia delle Olimpiadi, quindicesima puntata: Clemente Russo
Storia delle Olimpiadi, sedicesima puntata: Sara Simeoni
Storia delle Olimpiadi, diciassettesima puntata: Pino Maddaloni
Storia delle Olimpiadi, diciottesima puntata: Klaus Dibiasi
Storia delle Olimpiadi, diciannovesima puntata: Alberto Cova
Storia delle Olimpiadi, ventesima puntata: Edoardo Mangiarotti
Storia delle Olimpiadi, ventunesima puntata: Daniele Masala
Storia delle Olimpiadi, ventiduesima puntata: Novella Calligaris
Storia delle Olimpiadi, ventitreesima puntata: il Settebello 1992
Storia delle Olimpiadi, ventiquattresima puntata: Giorgio Cagnotto
Storia delle Olimpiadi, venticinquesima puntata: il Setterosa 2004
Storia delle Olimpiadi, ventiseiesima puntata: Nedo Nadi
Storia delle Olimpiadi, ventisettesima puntata: Gelindo Bordin
Storia delle Olimpiadi, ventottesima puntata: Giovanna Trillini
Storia delle Olimpiadi, ventinovesima puntata: la straordinaria pesistica italiana 1924
Storia delle Olimpiadi, trentesima puntata: Roberto Di Donna
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giuseppe.urbano@oasport.it