Editoriali
‘Italia, come stai?’: il momento magico degli sport invernali; Fed Cup, la fine di un ciclo
La rinuncia di Roberta Vinci al primo turno di Fed Cup con la Francia ha di fatto compromesso in partenza le ambizioni della selezione tricolore: a Marsiglia e su una superficie veloce, questa Italia non aveva nessuna chance di vittoria.
Sara Errani sta vivendo il periodo più delicato della sua carriera. Una sorta di crisi d’identità, con il tennis che è improvvisamente diventato quasi un peso per la bolognese (“A volte vorrei essere altrove“, ha ammesso lei stessa). Sul veloce indoor, limitata dall’ormai irrimediabile zavorra di un servizio non all’altezza, l’emiliana non poteva nulla al cospetto della solidità e potenza di colpi delle francesi Kristina Mladenovic e Caroline Garcia. Chi potenzialmente avrebbe potuto ottenere due punti in singolare era Camila Giorgi, fermatasi tuttavia a metà del bottino. La marchigiana rischia seriamente di annegare nell’aurea mediocritas dei talenti incompiuti. Impressionante la discontinuità dell’azzurra anche all’interno di uno stesso match, dove alterna colpi formidabili ad errori gratuiti ed innumerevoli doppi falli. La vita non attende ed a 24 anni la Giorgi si trova ad un bivio della carriera, anche se da tradizione le nostre portacolori sbocciano intorno alle 30 primavere. Il talento non basta se non è accomunato dall’intelligenza tattica, virtù di cui l’italo-argentina sembra difettare. Stiamo parlando di una giocatrice in grado di dare fastidio a chiunque, ma anche di perdere con una perfetta sconosciuta.
L’Italia, inoltre, si ritrova senza un doppio presentabile a questi livelli. Il rapporto tra Errani e Vinci sembra ormai irrecuperabile e le cause in questo senso sono avvolte da un ferreo riserbo. La stessa Giorgi si è rifiutata di cimentarsi in coppia con una qualsiasi compagna, precludendosi in sostanza la possibilità di migliorare nel gioco di volo e variare la propria tattica in singolare.
Dietro Errani (29 anni) e Giorgi (24), inoltre, c’è un vuoto quasi assoluto. Barazzutti recupererà l’infortunata Karin Knapp, comunque anch’ella vicina ai 30 anni. A Marsiglia faceva parte del gruppo Martina Caregaro, quasi 23enne che ancora non ha dimostrato nulla sul circuito maggiore. D’altronde l’inimitabile Francesca Schiavone, scherzosamente (ma neanche tanto…) aveva detto al capitano: “Se convochi me a 35 anni, sei proprio messo male…“.
Tra le nuove leve andranno seguite Cristiana Ferrando, Georgia Brescia e Jasmine Paolini, tutte attualmente ben oltre la 300ma posizione del ranking mondiale. Si parla bene della 17enne italo-russa Ludmila Samsonova, ancora tutta da verificare sul campo.
Insomma, la sensazione palpabile è che l’apoteosi degli US Open 2015, con una finale tutta italiana tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci, abbia messo la parola fine ad un ciclo glorioso e forse irripetibile per il tennis italiano femminile. In 10 anni sono arrivate quattro Fed Cup, 2 Slam, oltre a tre giocatrici capaci di entrare tra le prime 10 del ranking mondiale. Si sono toccate vette mai neppure sfiorate in passato. Per troppo tempo ci si è cullati sugli allori, senza pianificare un ricambio generazionale all’altezza. Un problema atavico per tanti settori dello sport italiano. E dopo i fasti di un decennio glorioso, ora incombe lo spettro di una retrocessione dagli evidenti risvolti simbolici.
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federico.militello@oasport.it
Luca46
9 Febbraio 2016 at 19:03
Tutto lascia presagire alla fine di un ciclo e l’inizio di un periodo buio. La cosa che più mi dispiace è la spaccatura tra Errani e Vinci che potevano essere una carta importante per il doppio azzurro a Rio come l’addio di Pennetta ha impedito la costruzione del doppio misto con Fognini. Proprio non si poteva fare un piccolo sforzo in più?