Editoriali
Olimpiadi Rio 2016. Obiettivo top10 per l’Italia: sogno o realtà? Quanti ori possibili?
Vincere le stesse medaglie di Londra 2012, escluse quelle che non fanno più parte del programma, e confermarsi nella top10 mondiale. Questi gli obiettivi dell’Italia alle prossime Olimpiadi di Rio 2016 annunciati ieri dal presidente del Coni Giovanni Malagò. Si tratta di traguardi realmente alla portata? Su quali basi poggiano affermazioni di questo genere, considerando che il numero uno dello sport italiano è un uomo abile nel dosare le parole e raramente si espone senza possedere solide ancore d’appiglio?
Analizziamo dunque le dichiarazioni di Malagò per comprendere se effettivamente esistano i presupposti per tramutare i verba in facta.
RIPETERE LONDRA 2012: SI PUO’?
“Ripetere Londra, meno le medaglie che non fanno più parte del programma olimpico“. Traducendo Malagò: l’Italia a Rio sarà soddisfatta se avrà vinto 25 medaglie. A Londra i podi furono 28. Rispetto ad allora, per l’insensato criterio della rotazione quadriennale vigente nella scherma, sono escluse le prove a squadre di fioretto femminile (che vinse in Gran Bretagna) e sciabola maschile (bronzo nel 2012); sempre nel fioretto individuale femminile il Bel Paese potrà schierare solo due atlete: impossibile rivedere, dunque, un podio completamente azzurro come accaduto Oltremanica quattro anni fa.
Andiamo a vedere da dove arrivarono i podi a Londra.
Arco: 1
Atletica: 1
Canoa slalom: 1
Canottaggio: 1
Ginnastica ritmica: 1
Ginnastica artistica: 1
Judo: 1
Mountain bike: 1
Nuoto di fondo: 1
Pallanuoto: 1
Pallavolo: 1
Pugilato: 3
Scherma: 7
Taekwondo: 2
Tiro a volo: 2
Tiro a segno: 3
Come noto, l’Italia non sarà presente in Brasile nel taekwondo, avendo fallito le qualificazioni olimpiche. Non appare così scontato ripetersi in talune discipline (su tutte atletica, ginnastica artistica e mountain bike), mentre la scherma difficilmente potrà raggiungere quota 7, oltretutto con la squadra di spada femminile a serio rischio di eliminazione.
Arriva in soccorso, dunque, una frase di Malagò: “Mi aspetto che le medaglie arrivino da tante discipline diverse“. Rispetto a Londra, ad esempio, andrà colmata la lacuna del nuoto, con Gregorio Paltrinieri, Federica Pellegrini, ma anche Gabriele Detti, Marco Orsi, Simone Sabbioni e le staffette 4×100 sl m. e 4×200 sl f. che potranno tentare la strada del podio. Il presidente avrà sicuramente pensato anche a Frank Chamizo, lottatore campione del mondo in carica, ed alla vela. Chissà poi che Tania Cagnotto non riesca finalmente ad infrangere un tabù nei tuffi e agguantare quell’alloro inseguito per un’intera carriera. Tra gli sport che non conquistarono podi a Londra c’è anche il ciclismo. E qui si è sbilanciato addirittura il Premier Matteo Renzi: “La prima medaglia che ci aspettiamo a Rio è quella del ciclismo“. Chiara l’allusione a Vincenzo Nibali e Fabio Aru per quel che sarà un percorso da scalatori puri, adatto anche ad Elisa Longo Borghini. Rispetto alla scorsa edizione, inoltre, anche ciclismo su pista e pentathlon, rispettivamente con Elia Viviani e Riccardo De Luca, potrebbero comparire nel medagliere tricolore.
Malagò conserva infine dentro di sé una speranza: convincere Flavia Pennetta a rientrare per le Olimpiadi, magari per ricomporre un doppio competitivo con Sara Errani. Come si può notare, dunque, l’Italia potrebbe trovare in alcune discipline quel nettare smarrito in altre. Il traguardo delle 25 medaglie, in questo senso, non appare così irrealizzabile, malgrado le più pessimistiche stime del medagliere virtuale (clicca qui per prenderne visione).
Foto: Renzo Brico
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QUANTI ORI POTRA’ VINCERE L’ITALIA A RIO?
“Dobbiamo metterci d’accordo se conta di più il numero degli ori o il numero delle medaglie”, la dichiarazione di Malagò. Caro presidente, gli ori, checché se ne dica, contano moltissimo, e lei lo sa meglio di tutti noi. E’ un argomento che, tuttavia, divide da sempre: meglio 15 medaglie complessive con 10 ori o 30 con appena 5 del metallo più prezioso? Da regolamento, la prima discriminante per il piazzamento finale nel medagliere è il numero totale di ori vinti, mentre in caso di parità si passa poi agli argenti ed ai bronzi.
Per il Bel Paese, dunque, Vincere (volutamente con la v maiuscola) conterà, eccome. Guai ripetere un’Olimpiade come quella invernale di Sochi 2014, discreta quanto a numero di podi conseguiti (8), ma assolutamente disastrosa per il piazzamento finale nel medagliere, il peggiore di sempre (Italia 22ma e senza alcun oro).
Su quali atleti saranno riposte le maggiori speranze di covare sogni di vittoria? Malagò, ancora una volta, fa affidamento sulla scherma. Se non sembra così scontato (per quanto assolutamente fattibile) ripetere le tre affermazioni di Londra, la sensazione è che un paio di titoli siano alla portata. Tra i favoriti figurano gli iridati in carica Gregorio Paltrinieri (nuoto), Petra Zublasing (tiro a segno), il 4 senza (canottaggio), Conti-Clapcich (vela) e Frank Chamizo (lotta). A questi ci sentiamo di aggiungere tra i papabili Nibali, Aru, Longo Borghini, Viviani, Clemente Russo (boxe), senza dimenticare un fuoriclasse come Niccolò Campriani (tiro a segno) o un settore da sempre prolifico come quello del tiro a volo, dove spiccano campionissimi del calibro di Giovanni Pellielo e Diana Bacosi, con l’incognita rappresentata dalla presenza di Jessica Rossi nel trap.
Insomma, una dozzina di carte da oro, cui potrebbe aggiungersi qualche ‘colpo’ a sorpresa insperato alla vigilia: pensiamo agli sport di squadra, al tiro con l’arco, alla canoa slalom, senza dimenticare eventuali nomi nuovi che potranno mettersi in luce nei prossimi mesi.
Anche in questo caso, dunque, ci sentiamo di affermare che l’Italia può puntare ad avvicinarsi o eguagliare Londra 2012 quanto a numero di ori complessivi, come d’altronde testimonia il già citato medagliere virtuale.
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RESTARE NELLA TOP10 DEL MEDAGLIERE: SOGNO O UTOPIA?
“Credo che ci manterremo nella top10 del medagliere“, il pensiero (o forse la speranza) di Malagò. Si tratta forse dell’auspicio più arduo da concretizzare.
Il Bel Paese entra ininterrottamente tra le migliori dieci da Atlanta 1996. In precedenza fu dodicesima a Barcellona 1992, stesso piazzamento che occupa attualmente nel medagliere virtuale.
Rispetto a Londra 2012, 8 ori potrebbero non bastare per raggiungere l’obiettivo. In Gran Bretagna l’Italia si mise alle spalle colossi come Giappone ed Australia, entrambe in grado questa volta di valicare quasi agevolmente la doppia cifra. Tralasciando colossi come Usa, Cina e Russia, anche Gran Bretagna, Germania e Francia sembrano fuori portata, mentre sarà da valutare la Corea del Sud, nazione che solitamente si esalta proprio negli appuntamenti a cinque cerchi. Considerando la crescita portentosa della Nuova Zelanda (leader nel canottaggio e in ascesa nel ciclismo su pista), il quasi certo exploit del Brasile padrone di casa e le ambizioni di Kenya, Giamaica, Ungheria ed Olanda, si comprende che per l’italia sarà davvero complicato installarsi nuovamente nella top10.
E’ probabile che servano 10 ori per agguantare il piazzamento desiderato da Malagò. quota che l’Italia non tocca da Atene 2004. La domanda è: potrà valerli a Rio? Difficile, molto difficile. Ci riuscisse, si tratterebbe di una vera e propria impresa.
Attenendoci dunque su un più fattibile bottino di 6-7 ori e circa 25 medaglie complessive, l’Italia otterrebbe una comunque dignitosa posizione tra le prime quindici.
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federico.militello@oasport.it