Rugby
Rugby femminile, Sara Barattin: “Vogliamo migliorare ogni anno. Pronte per la Francia, lavoriamo anche sul seven”
Sara Barattin, 29 anni, mediano di mischia del Casale, avrà il compito di essere il capitano della Nazionale femminile di rugby che si appresta a sfidare le grandi d’Europa nell’imminente Sei Nazioni. La Barattin assume i gradi di leader della squadra in luogo dell’indisponibile Silvia Gaudino. E, dall’alto dei suoi 62 caps con la casacca azzurra, ha tutte le credenziali per guidare le grintose ragazze del Bel Paese ad un risultato di prestigio. In vista del match di sabato a Bourg-en-Bresse con la Francia, abbiamo intervistato Sara, in modo di approfondire l’ambiente e le ambizioni della squadra e di tutto il movimento rugbystico femminile.
Sara, in qualità di capitano del gruppo, pensi sia possibile migliorare il comunque grandioso risultato del 2015 (terzo posto, tre vittorie, ndr)?
“Certamente sarà molto difficile, perché il livello è molto alto. Però il nostro obiettivo è migliorarci di anno in anno, e scendiamo in campo per vincere in ogni occasione. Pertanto ci speriamo e ci crediamo“.
Cosa manca al team azzurro per poter ambire alla vittoria del Six Nations?
“Innanzitutto serve che tutte noi possiamo giocare costantemente ad alti livelli agonistici. Poi è necessario avere un maggior numero di occasioni in cui poterci allenare e giocare assieme, in modo da assimilare meglio l’una le caratteristiche e gli automatismi di gioco dell’altra“.
Specie nell’ultimo anno avete ottenuto risultati decisamente più brillanti rispetto ai vostri colleghi maschi. Come mai? Nel settore femminile le cose funzionano meglio?
“Sinceramente non so rispondere a questa domanda, quindi non mi sbilancio. Dico solo che, con impegno e perseveranza, gli uomini potranno tornare ad ottenere gli ottimi risultati che hanno raggiunto in passato“.
Da quando avete inanellato questi importanti risultati, su tutti il terzo posto al Sei Nazioni 2015, vi siete accorte del maggior seguito e della maggiore euforia nel vostro ambiente?
“Senza dubbio! Le praticanti sono aumentate, così come chi segue i nostri incontri. In particolare, sempre più ragazzini vengono ai nostri allenamenti e sono desiderose di intraprendere questo sport“.
Quest’estate, a Rio, il rugby a 7 esordirà alle Olimpiadi. Sono in atto progetti di abbinamento, da parte di alcune giocatrici, di queste due discipline? C’è inoltre un programma solido in ottica Tokyo 2020?
“Più che abbinamento, è giusto parlare di propedeuticità. Infatti sono in corso numerosi progetti nell’ambito del rugby a sette, soprattutto al fine di scovare giovani talenti che poi saranno introdotti al rugby a 15. A livello regionale, i Comitati stanno lavorando nel “sette” in particolare con gli under 16 e under 18“.
Sabato sarai il capitano della Nazionale. Come ci si sente? Prevale l’euforia oppure la tensione?
“Direi che la sensazione che si prova si tratta di un mix tra gli stati da te citati! Certamente essere il capitano comporta un’enorme responsabilità, però in me alberga una gran voglia di fare bene in questo ruolo così impegnativo“.
C’è un’avversaria in particolare che toglieresti alle francesi e in quale fase di gioco pensate di dover puntare maggiormente per vincere la partita?
“Non saprei quale avversaria togliere, perché non conosco i loro nomi, visto che le francesi hanno un vasto serbatoio di giocatrici e, perciò, le interpreti mutano di continuo. Riguardo a noi, dobbiamo difendere arduamente e non sprecare le occasioni che avremo, finalizzando il più possibile“.
Foto: Profilo Facebook/Sara Barattin
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