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Sci alpino, Peter Fill lotta per la Coppa del Mondo di discesa. Due gare e quattro avversari per la storia

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Per una leggenda come Kristian Ghedina è stato un sogno lungamente accarezzato, ma rimasto tale, sempre respinto in un’era dove abbondavano campionissimi del calibro di Luc Alphand, Lasse Kjus e Hermann Maier. La Coppa del Mondo di discesa libera resta un grande tabù per lo sci italiano. Un titolo che si assegna dal 1966/1967, mai vinto da un nostro portacolori in campo maschile (Isolde Kostner ci è invece riuscita per due volte ad inizio Millennio).

Il destino offre ora l’occasione della carriera (e della vita) a Peter Fill, vicino a quella che, se concretizzata, sarebbe un’impresa davvero storica.

Mancano due discese al termine della stagione: Kvitfjell (Norvegia, 12 marzo) e St. Moritz (Svizzera, 16 marzo). Dunque si deciderà tutto in quattro giorni.

Fill deve in primo luogo ringraziare la Dea Bendata. Senza il grave infortunio patito dal norvegese Aksel Lund Svindal nella discesa di Kitzbuehel, ora il trofeo sarebbe molto probabilmente già assegnato. Il fuoriclasse scandinavo è ancora in testa alla classifica di specialità con 436 punti, 26 in più rispetto all’azzurro. Pochi, considerando che all’altoatesino basterà un nono posto per superarlo.

Il 33enne, tuttavia, dovrà in primis guardarsi le spalle. Fill dispone di un buon margine su un gruppetto di quattro inseguitori, tutti ancora in lotta per il trofeo: +69 sul francese Adrien Theaux, +73 sul norvegese Kjetil Jansrud, forse il più pericoloso in assoluto, +78 sul connazionale Dominik Paris, +87 sul transalpino Guillermo Fayed.

L’azzurro ha bisogno di 131 punti per acquisire la certezza di vincere matematicamente la coppa. Alzerebbe il trofeo, ad esempio, con un secondo ed un terzo posto, senza dover attendere i risultati degli avversari.

Fill si trova a gestire un vantaggio interessante, ma non tale da potersi permettere di amministrare: dovrà puntare al podio in entrambe le gare in programma. Sin qui lo sciatore italiano ha disputato una stagione eccezionale: al di là della perla sulla Streif, sono arrivati sette piazzamenti nella top10 in discesa, di cui cinque nella top5. A dispetto di due soli podi, il nativo di Bressanone ha espresso una continuità di rendimento mai avvicinata in precedenza nella sua carriera. Attualmente Fill è competitivo su tutti i tipi di piste, grazie soprattutto agli evidenti miglioramenti nella scorrevolezza che lo hanno visto ben figurare anche a Chamonix e Jeongseon.

Il vero crocevia potrebbe essere rappresentato dalla discesa di Kvitfjell. Sulla pista scandinava Fill non vanta una grande tradizione: il suo miglior risultato risale al lontano 2007, quando giunse quinto. In Norvegia, invece, hanno già vinto Jansrud (2014) e Theaux (2013), mentre Paris e Fayed non sono mai saliti sul podio.

Per avvicinarsi alla Coppa del Mondo di specialità, dunque, sarà fondamentale per l’azzurro limitare i danni nella penultima gara, mentre la pista su cui si disputerà la finale di St. Moritz (dove i punti vengono assegnati solo ai primi 15) rappresenta una novità per gli uomini e fungerà anche da prova generale in vista dei Mondiali 2017.

L’altoatesino potrebbe anche beneficiare dell’aiuto di eventuali ‘alleati indiretti’, i quali potrebbero togliere punti pesanti ai più immediati inseguitori. Pensiamo all’austriaco Hannes Reichelt, vincitore a Kvitfjell lo scorso anno, ed agli svizzeri Carlo Janka e Beat Feuz, quest’ultimo reduce da tre podi nelle ultime quattro gare.

Nel complesso, tuttavia, Peter Fill si trova nella cruciale posizione di poter dipendere solo da se stesso. Il destino ha aperto uno spiraglio: c’è un tabù da spezzare per varcare i confini del mito.

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federico.militello@oasport.it

Foto: Tacca Pentaphoto

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