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Quello che sarebbe potuto essere ma non è stato

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E’ frustrante valutare situazioni di tal genere perché, mettendosi nei panni degli atleti (o delle atlete, in questo caso), si vede andare in fumo il proprio duro lavoro di una stagione, di un quadriennio, forse anche di una carriera intera, e le critiche sono dolorose ma inevitabili. Ma se la coscienza è pulita, come tutto lascia pensare che lo sia per le quattro spadiste italiane che ieri a Buenos Aires hanno ricevuto l’aritmetica certezza dell’eliminazione da Rio 2016 nella prova a squadre, la maniera migliore per reagire è riconoscere i propri errori – perché ce ne sono stati – e ripartire subito per un futuro che sembra distante, ma che senza dubbio arriverà. I treni passano, lo sport però non si ferma. E dalle sconfitte ci si può solo rialzare.

Il ritiro permanente di Formia non è servito. Oltre un mese, da inizio gennaio alla settimana che ha preceduto la tappa decisiva di Coppa del Mondo disputata nel weekend a Buenos Aires, in cui Rossella Fiamingo, Mara Navarria, Bianca Del Carretto e Francesca Boscarelli hanno lavorato a stretto contatto con lo staff federale lontane da casa propria, con molte pressioni addosso – ma era inevitabile, visto il valore del gruppo e gli scarsi risultati ottenuti – e la tensione di non farcela, dopo aver a lungo dominato la scena solo un anno fa, che probabilmente compariva come funesta compagna ogni notte.

Non c’è stato il miracolo in Argentina, come venti giorni fa a Barcellona le azzurre hanno gettato alle ortiche un’importante occasione di riscatto considerate le difficoltà incontrate da Ucraina e Francia, qualificate senza brillare e con pochi punti – rispettivamente 14 e 5 – di vantaggio sull’Italia. Ma è inutile, nonché impossibile, trovare un solo momento fatale nella triste discesa del quartetto italiano. Sì, forse quella sconfitta proprio con le transalpine sfavorite nei quarti di finale del Mondiale di Mosca, ma da lì in poi ci sono state quattro tappe di Coppa del Mondo, formazioni diverse in pedana, numerose avversarie incontrate e pochissimi sorrisi. Un sesto posto, come miglior risultato tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, non sarebbe potuto bastare per raggiungere le Olimpiadi e difatti non è bastato. Ma l’amarezza è enorme proprio perché tutti conoscono il vero potenziale di questa squadra.

Cosa succederà adesso? Come tutti i fallimenti – perché di fallimento a 360° si tratta, con la possibilità di qualificare una sola atleta individuale alle Olimpiadi – potrebbe aprire scenari di cambiamento a livello di guida tecnica. Il ct Sandro Cuomo sembra destinato ad accompagnare la squadra maschile – in gran forma – fino a Rio 2016 e poi, anche a furor di popolo, a cedere il suo posto nello staff azzurro. Basterebbe? Questo non si può dire con certezza. Anche perché la stagione non è ancora finita – ci sono gli Europei in Polonia, per esempio, da cui ripartire magari con un podio che non porterebbe punti olimpici ma sicuramente una ventata di morale positivo al gruppo – e perché le carte d’identità di Mara Navarria (30 anni, con anche già un figlio), Bianca Del Carretto (30) e Francesca Boscarelli (33) parrebbero indicare la fine di un ciclo che oggettivamente va a raccogliere meno di quanto potuto. E Rossella Fiamingo (24 e già due titoli mondiali individuali conquistati di fila) deve ancora maturare per diventare leader.

 

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Foto da: Augusto Bizzi/Federscherma

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