Pallavolo
Volley, Ivan Zaytsev: “Alle Olimpiadi sogno…”. I ricordi di Londra, i giovani, il ruolo, la cacciata di Rio: lo Zar si racconta
Ivan Zaytsev, stella della Nazionale Italiana di volley e opposto attualmente in forza alla Dinamo Mosca, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport in cui si è raccontato a 360 gradi tra sogni, speranze, analisi, riflessioni. Riprendiamo alcuni degli stralci più interessanti.
L’opposto della nostra Nazionale esordisce ricordando la medaglia di bronzo conquistata alle Olimpiadi di Londra 2012: “Il ricordo del podio olimpico è indimenticabile. Dopo aver vissuto settimane a un livello d tensione che non avevo mai provato prima, realizzare di avere al collo una medaglia olimpica è stata una sensazione bellissima. Anche se di bronzo, rimarrà la mia prima medaglia olimpica (spero non l’ultima)”.
Il mirino di Ivan Zaytsev è puntato direttamente sulle Olimpiadi 2016: “L’argento conquistato alla Coppa del Mondo ha ridato vita al nostro movimento che si era fermato. Siamo ripartiti da un mix di giocatori giovani e di giocatori esperti. Abbiamo fame e i risultati che abbiamo ottenuto in Giappone e all’Europeo sono la dimostrazione del fatto che abbiamo le potenzialità per poter competere con chiunque. Questi risultati hanno anche evidenziato delle lacune sulle quali potremo lavorare nell’estate olimpica. Credo che abbiamo le carte in regola per poter fare bene, il desiderio è enorme e le persone giuste ci sono”.
Il ruolo in campo di Ivan è sempre stato molto discusso ma ora Zaytsev sembra aver trovato il suo posto definitivo: “Il mio ruolo è quello di opposto. Sto invecchiando, perciò devo focalizzarmi sul ruolo che sento più mio per poter rendere al massimo delle mie potenzialità”.
Torna anche sulla celeberrima Cacciata di Rio: “La scorsa estate è stata molto intensa e quel momento, dopo il rientro in Italia dal Brasile prima delle finali, non è stato facile da superare. Ho cercato di interagire con le persone dicendo quello che pensavo per cercare di aggiustare dei meccanismi che secondo me si erano inceppati. Sono una persona sincera ma a quanto pare la sincerità, in quel caso, è risultata scomoda provocando il mio rientro anticipato in Italia. Sono stato sbattuto con estrema forza con la faccia nella merda dopo aver sempre dato il massimo e averci messo il cuore per la Nazionale. Questa cosa mi ha destabilizzato mettendo in dubbio quello che sono, i miei pensieri e i miei comportanti. Mi sono assunto le responsabilità e superata quella fase sono rimasto molto contento della reazione che ho avuto e che abbiamo avuto come squadra durante i successivi giorni di preparazione alla Coppa del Mondo”.
Importante anche il giudizio di un veterano sul ruolo dei giovani in Nazionale, sul Club Italia e sulla crescita dei giocatori dei futuri: “Seguendo i risultati delle ragazze posso certamente dire che il lavoro svolto sulle giocatrici/giocatori sin dalla giovane età ha sempre dato i suoi frutti. Bisogna però trovare il modo di far fare esperienza a ragazzi giovani facendoli giocare di più nei campionati di alto livello. Trovano ancora poco spazio in SuperLega e di conseguenza rallentano la propria crescita tecnica. Ad esempio in Russia c’è il limite di soltanto due stranieri per squadra e ci sono moltissimi giovani che stanno giocando con costanza nella massima serie sin da quando hanno 17/18 anni. I risultati di tale mentalità sono agli occhi di tutti guardando le nazionali russe, a partire dalle giovanili per finire con la seniores”.
Di rilievo anche altre dichiarazioni e riflessioni sull’ultimo periodo di vita, caratterizzata dall’essere diventato papà e dal trasferimento a Mosca: “Negli ultimi tre anni e mezzo ho migliorato alcuni aspetti del mio gioco, col tempo e con l’esperienza. Ma certo sempre di migliorarmi ogni giorno e di sfruttare ogni attimo in palestra per mettere qualche tassello in più nel mio bagaglio di giocatore. Credo che non si smetta mai di imparare e di crescere, soprattutto se con dedizione ti tuffi in quello che più ti piace fare. Per me è giocare a pallavolo. […] Sono andato a giocare in Russia per trovare la mia consacrazione come giocatore e come uomo”.