Atletica
Atletica, Mondiali indoor: tutti i favoriti delle gare maschili. Tamberi sogna l’oro, Eaton la stella
Ormai i Mondiali Indoor 2016 di atletica sono alle porte. L’Oregon Center di Portland, con il suo splendido impianto montato per l’occasione, è pronto ad accogliere 547 atleti, in rappresentanza di 148 nazioni.
Scopriamo i favoriti delle singole gare maschili (appuntamento a domani per le donne).
60m. Asafa Powell è il migliore in stagione degli iscritti con 6”49, visto che Ronny Baker e Cameron Burrell sono assenti; dovrà vedersela con Trayvon Bromell, preferito ai due citati, che è il leader della pattuglia USA e forse il favorito per l’oro, considerando i problemi di Powell quando la gara conta. A seguire l’eterno Kim Collins e l’altro USA Mike Rodgers per la lotta al podio, con outisder Daniel Bailey di Antigua al debutto, mentre i britannici, migliori europei, senza Richard Kilty, puntano su James Dasaolu, che appare un gradino sotto. Curiosità: il forte Sean Safo-Antwi non convocato dalla Gran Bretagna, corre per il Ghana
400m. Difende il titolo il ceco Pavel Maslàk che nelle indoor, con la possibilità di correre sull’uomo, è straordinario; a tentare di strappargli la corona vi saranno i caraibici con il leader 2016 Bralon Taplin di Grenada e i due trinidegni Lalonde Gordon e Deon Lendore. A difendere i colori di casa il più accreditato è Vernon Norwood, ma non sarà semplice per gli statunitensi combattere per il podio, mentre bisogna prestare attenzione a Nery Brenes di Costarica; se è in condizione lui c’è sempre nei momenti che contano. Curiosità: non ci sono britannici, francesi, tedeschi e italiani al via, potenze europee ai minimi, mentre si contano 2 turchi…
800m. Al di là del cronometro, relativo quando si parla di mezzofondo, il favorito è l’etiope Mohamed Aman, oro a Sopot, con il qatariano Musaeb Balla e l’emergente statunitense Boris Berian che sembrano avere qualcosa in più per la lotta ai gradini del podio. I keniani vanno sempre tenuti d’occhio, mentre la vecchia Europa paga l’assenza di Adam Kszczot e Marcin Lewandowski, duo polacco, argento e bronzo uscenti. Curiosità: su 15 iscritti un atleta ciascuno per Afghanistan, Cipro, Andorra e Monaco (Brice Etès di buon livello)
1500m. Guida la lista il marocchino Abdalaati Iguider, ma alle sue spalle si intravedono due “cagnacci” come il neozelandese Nick Willis e l’USA Matthew Centrowitz, fenomenali in volata, soprattutto il primo. Non si può escludere, se ha messo a posto la sua tattica di gara il gibutiano Ayanleh Souleyman così come gli etiopi Aman Wote e Dawit Wolde o gli uomini degli altipiani capitanati da Bethwell Birgen. Curiosità: il Nicaragua ha scelto questa distanza per l’unico suo rappresentante, cosa inusuale che sia una gara di mezzofondo.
3000m. Qui la lotta Kenya-Etiopia dovrebbe farsi più serrata, in un recente periodo che ha visto i primi, almeno all’aperto, scrollarsi di dosso l’etichetta di eterni secondi. Augustine Choge, Caleb Ndiku e Isiah Koech, sono in tre e vale per ogni specialità dove è presente il vincitore del World Tour, dovranno respingere l’assalto dell’etiope Dejen Gebremeskel, leader stagionale, e dell’ex keniano, ora USA, Paul Kipkemoi Chelimo. Outsider l’altro americano Ryan Hill e Iguider, qualora doppiasse. Curiosità: il record dei campionati appartiene ancora al mitico Haile Gebreselassie.
60m hs. Finalmente Europa tra i grandi protagonisti, con la coppia francese Pascal Martinot-Lagarde e Dimitri Bascou tra i più attesi; il secondo è più solido sui turni. Gli USA, storici dominatori, si affidano a Jeff Porter in particolare, ma rischiano di trovarsi giù dal podio, a favore del giamaicano Omar McLeod o dell’ungherese Balasz Baji. Curiosità: il polinesiano Namataiki Tevenino è presente come quota nazione, ma non avrebbe il minimo nemmeno per la gara femminile…
Salto in alto. La gara più attesa per la nostra nazionale, dove Gianmarco Tamberi, forte di 2,38 e di una serie di misure (e vittorie) di livello altissimo se la gioca con il qatariano Mutaz Essa Barshim, solidissimo atleta, che forse ha un leggero vantaggio dovuto alla maggiore abitudine a giocarsi titoli internazionali. Per il podio compete il britannico Chris Baker, cresciuto sino a 2,36 e potrebbe senz’altro farlo Marco Fassinotti se ha risolto il problema con il piede di stacco. Da tenere d’occhio l’altro inglese Robbie Grabarz e il greco Kostadinos Baniotis, ma l’Italia aspetta di radersi la barba a metà per festeggiare almeno il podio. Curiosità: i due statunitensi in gara sono dotati delle ultime due misure stagionali, non succede spesso…
Salto con l’asta. Sua maestà Renaud Lavillenie è il logico indiziato per l’oro a meno che la maledizione del gradino più alto del podio ai Mondiali, per la verità già sfatata a livello indoor, non colpisca ancora. I rivali non mancano, in primis Shawnacy Barber (Canada) che ha passato i 6 metri quest’anno, quindi il brasiliano Thiago Braz Da Silva, per chiudere, forse, con lo statunitense Sam Kendricks. Curiosità: l’asta uomini, assieme alla corrispettiva gara femminile, avrà la prima serata di gara dedicata al 100% a sé.
Salto in lungo. Con l’8,41 stampato nel weekend il padrone di casa Marquis Dendy fa la voce grossa ed è il più autorevole candidato al titolo, sempre che non faccia come qualche suo connazionale nel passato che ha infilato tre nulli in partenza… Assente il campione olimpico Greg Rutherford, il duo cinese Changzhou Huang e Jianan Wang può dire la sua, mentre è un’incognita a questi livelli il francese Kafetien Gomis, arrivato a 8,23. Può rientrare in gioco l’australiano Fabrice Lapierre. Curiosità: più che altro una considerazione, dovrebbe trattarsi della gara tecnicamente meno valida di tutto l’evento.
Salto triplo. Forse la competizione senza favoriti, con il cinese Bin Dong che con 17,33 è il migliore dell’anno ed appare anche in grado di ripetersi; considerando che oltre i 17 metri c’è solo il giovane tedesco Max Hess, occorre attendersi uno scatto d’orgoglio dal portoghese Nelson Evora, uomo dei grandi appuntamenti, e da uno statunitense, magari Omar Craddock. Curiosità: spiegazione, per meglio dire, valida anche per altre discipline, sul cosiddetto combinato disposto IAAF. Fabrizio Schembri e Fabrizio Donato rientrerebbero tra i migliori 16 al mondo, mentre risultano iscritti atleti con una misura nettamente inferiore ai due citati. Il motivo è che lo standard di iscrizione IAAF si considera raggiunto qualora ottenuto dal 1 gennaio 2015 in poi, ragion per cui prevale il minimo ottenuto lo scorso anno, rispetto alla posizione nel ranking stagionale, utilizzata dalla Federazione internazionale, invece, qualora non si raggiungesse il numero minimo di partecipanti.
Getto del peso. Nomi relativamente nuovi appaiono in testa alla classifica stagionale, guidata dall’atleta a stelle e strisce Kurt Roberts, seguito dal giovane polacco Michal Haratyk; saranno loro, con il canadese Tim Nedow, ad occupare i posti da medaglia? A cercare di impedirlo il ceco Tomas Stanek, gli altri statunitensi e il duo neozelandese Tomas Walsh-Jacko Gill. Curiosità: considerando la straordinaria Valerie Adams, la Nuova Zelanda si riscopre nazione di pesisti…
Heptathlon. Troviamo in gara la grande stella della manifestazione, il meraviglioso Ashton Eaton che a Portland è nato e che ha come solo avversario il suo record del mondo di 6645 punti. A meno di clamorosi scivoloni, si lotterà per l’argento con lo spagnolo Jorge Urena in gran condizione e il tedesco Matthias Brugger tra i papabili e con l’ucraino Oleksyi Kasyanov outsider. Curiosità: Eaton, con i suoi stagionali nelle singole discipline, sarebbe competitivo nei 60, da primi posti nei 60hs e da podio nel lungo…
Staffetta 4x400m: USA senza rivali, con Trinidad&Tobago, Bahamas e Giamaica in lotta per gli altri posti che contano. Curiosità: la Giamaica è priva di quasi tutte le sue stelle, focalizzatesi sulle Olimpiadi, quindi le staffette sono tra le poche possibilità di medaglia.
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gianluca.pessoni@oasport.it
Foto: Fabrizio Zani-Red Bull