Biathlon
Biathlon, Mondiali 2016: duello da sogno, Johannes Bø batte Fourcade nella mass! Windisch a un respiro dal podio
Una di quelle gare. Che vive nella rivalità, nel destino, nella storia. La mass start maschile dei Campionati del mondo di biathlon è il miglior spot per la disciplina nello scenario incantato della collina di Holmenkollen, nei pressi di Oslo, dove Johannes Bø ha conquistato il primo titolo individuale della carriera ad un Mondiale.
Competizione tattica, sin dalle prime battute. Una processione in attesa delle fasi calde, con l’errore di Martin Fourcade al primo poligono che ha caratterizzato il secondo dei cinque giri previsti. Gli errori ai poligoni hanno selezionato il gruppo, fino a portare otto uomini a giocarsi le medaglie nell’ultima serie di tiro. Ad uscire indenni dalle piazzole, però, sono stati solo in tre: Martin Fourcade, Ole Einar Bjørndalen e Johannes Bø nell’ordine. Tre atleti che hanno scritto, stanno scrivendo e scriveranno la storia del biathlon.
Il francese, brillante nelle precedenti tornate, non ha saputo mantenere il piccolo margine che si era guadagnato, consentendo al più giovane dei fratelli Bø di rientrare. Da lì in avanti tanti sguardi, sensazioni, emozioni. Una tornata quasi insipida fino all’ultimo chilometro, Bjørndalen qualche metro più indietro incapace di rientrare ma sicuro della 44esima medaglia iridata in carriera.
Sull’ultima salita Bø, sospinto dal caloroso pubblico norge, ha portato l’attacco decisivo. Non ha fatto il vuoto ma ha preso un paio di metri di margine impossibili da colmare al termine di una gara molto dispersiva, anche dal punto di vista mentale. Primo titolo personale, il secondo oro in due giorni dopo quello promosso ieri in staffetta dove era stato proprio lui, il più giovane del quartetto norvegese, a decidere la gara. Un predestinato, talento purissimo e avversario designato per Fourcade nei prossimi anni. Primo podio nel format e la consapevolezza di aver compiuto un ulteriore step nel processo di maturazione.
Per Fourcade è sfumato il quinto titolo della rassegna iridata. Nel finale sono mancate le energie per rispondere ad un avversario più fresco, forse più oculato nella gestione delle energie nello svolgimento della prova. Arriva, però, un’altra medaglia per il dominatore della stagione. Sul terzo gradino del podio, staccato di 6”, il già citato Bjørndalen, alla quarta medaglia di questo Mondiali dopo gli argenti di sprint e inseguimento e l’oro in staffetta nonostante i 42 anni compiuti sulle spalle. Una leggenda senza fine che a questo punto sembra intenzionato a non ritirarsi.
In una gara dalle emozioni infinite c’è spazio anche per l’Italia e per Dominik Windisch, unico rappresentante del Bel Paese. La sua prova è iniziata in salita, con un errore al primo poligono. Da lì in avanti, però, ha rimontato, non ha sbagliato, si è riportato sulla testa. E si è messo nelle condizioni di giocarsi la medaglia all’ultimo poligono, tra gli otto in corsa per la medaglia.
Dopo quattro bersagli colpiti è arrivato l’errore decisivo sull’ultimo bersaglio di un Mondiale di alto livello già grazie al quinto posto della sprint. Oggi il 26enne di Rasun ha scritto un’altra pagina della sua personale storia conquistando il miglior risultato della carriera in un Mondiale sfumato d’amarezza per una medaglia che, considerando le sue doti, era veramente alla portata. Una lezione che gli sarà utile in futuro e la consapevolezza di potersi sempre giocare le proprie carte anche in questi contesti di gara.
Alle spalle di Windisch, battuto in volata, il tedesco Arnd Peiffer (un errore), Tarjei Bø (due errori) e Jakov Fak (un errore) tutti nello stesso gruppetto. Più indietro l’ucraino Semenov, uscito quarto dall’ultimo poligono, Anton Shipulin e Lowell Bailey rispettivamente in nona e decima posizione.
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gianluca.santo@oasport.it
Foto: Romeo Deganello