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Boxe, Guido Vianello: “Non ho paura di nessuno: voglio Rio 2016. Il professionismo? Perché no…”

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Con l’addio imminente al pugilato di una gloria indimenticabile come Roberto Cammarelle, l’Italia del pugilato potrebbe rinnovare la sua grande tradizione nei supermassimi con Guido Vianello. Classe 1994, 1,98 metri di altezza per 106 kg, il romano sogna la qualificazione alle prossime Olimpiadi di Rio 2016. Per farlo avrà due possibilità: giungere sul podio nel preolimpico europeo in programma in Turchia ad aprile, oppure vincere quello su scala mondiale previsto a giugno in Azerbaijan. Non sarà semplice, considerando il numero ridotto di pugili che potrà volare in Brasile nella categoria di peso più prestigiosa. Eppure Vianello, sin qui, ha dimostrato doti e qualità da grande combattente. Un pugile che, in ogni incontro, lascia fino all’ultima goccia di sudore sul ring, dopo aver dato tutto. La stoffa non manca, mentre è inevitabile il gap in termini di esperienza rispetto ad avversari più quotati. Tuttavia nulla è impossibile quando cuore ed anima sono uniti verso la realizzazione del medesimo obiettivo a cinque cerchi.

Lo staff tecnico della nazionale ha dimostrato di credere molto in te. Ritieni possibile la qualificazione alle prossime Olimpiadi?
Avrò due chance, in Turchia quella principale perché i posti in palio saranno tre. Gli avversari saranno fortissimi, come il britannico Joyce, l’azero Mammadov ed il russo Omarov. Non saranno ammessi passi falsi ed io non ho paura di nessuno“.

Proprio Omarov evoca in te pessimi ricordi (per non dire incubi). Agli Europei del 2015 affrontasti il russo agli ottavi. Malgrado una superiorità evidente, il verdetto della giuria fu a favore del tuo avversario: quanto ti brucia quella cocente delusione?
Tanto, io ero stra-convinto di aver vinto. Il verdetto mi aveva shoccato. Davvero spero di incontrare di nuovo Omarov proprio durante le qualificazioni olimpiche“.

Descriviti come pugile.
Non sono uno che fa malissimo, da ko insomma. Devo puntare tutto su velocità e rapidità, sfruttando la mia altezza. Quando cerco di far male tendo a contrarmi, ma è un errore che sto imparando ad evitare“.

Ad inizio gennaio Roberto Cammarelle aveva espresso l’intenzione di provare la strada della qualificazione a Rio 2016. Successivamente la medaglia d’oro di Pechino 2008 ha optato per un semplice match d’addio. Nel mentre, lo staff tecnico non ha mai smesso di supportarti: come hai vissuto la vicenda?
A dire il vero non sono mai stato molto preoccupato. So che se devo diventare il migliore, allora devo battere chiunque. Se ci fosse stato bisogno, sarei anche stato disponibile ad un test-match con Roberto. Io guardo solo a me stesso. Di certo lui è una leggenda, ha vinto tutto, ma ora ha nuovi progetti. In queste settimane che mi sto allenando con lui, cerco di carpirne tutti i segreti e di imparare“.

Raccontaci come procede la tua preparazione verso il preolimpico.
Filimonov (coordinatore russo della nazionale, ndr) ci fa raggiungere l’estremo in ogni allenamento. Svolgiamo 10-12 riprese a seduta, o al sacco o con uno sparring partner. Alle 7.30 avviene il risveglio muscolare, poi alle 11.00 facciamo 10-12 round, ripetuti anche al pomeriggio. Man mano che ci avvicineremo all’evento ridurremo le riprese a 6-8 per scaricare“.

Di recente hai potuto allenarti in Kazakistan, circondato da una immensa distesa di neve: un luogo ideale per trovare dentro di sé la fame per vincere. 
In Kazakistan, a -20 gradi, non c’era davvero nulla. C’eravamo solo noi e la boxe. Io sono un pugile con grande cattiveria agonistica. Quando salgo sul ring voglio spezzare il mio avversario. Ma poi, dopo l’ultima campana, finisce tutto lì“.

Segui un’alimentazione particolare?
Come supermassimo non sarei tenuto, però lo faccio perché voglio tenermi in forma. Mangio la pasta due volte al giorno, poi tanta carne e verdure. Ho acquisito 4 kg di massa, salendo da 102 a 106 kg. Ora anche io nel corpo a corpo mi faccio valere“.

Qualora riuscissi a qualificarti per le Olimpiadi, potresti diventare la classica mina vagante?
Serve un buon sorteggio. So che arriverei al 100% della forma e potrei sorprendere. Vorrei provarci per una medaglia“.

La tua ‘vera’ Olimpiade, in ogni caso, sarà quella di Tokyo 2020: come ti immagini tra quattro anni?
A Tokyo andrò per l’oro. C’è un lungo percorso davanti a me, avrà 26 anni e credo che vi arriverò completo come pugile. Sarò all’apice, però ora non voglio precludermi Rio“.

Dopo il 2020 potresti tentare la strada del professionismo?
Quando iniziai con il caschetto, escludevo di poter diventare professionista un giorno. Ora le cose sono cambiate, già nelle WSB, dove ho combattuto lo scorso anno, si è ad un passo dal professionismo. Mi piacerebbe avere un mio team e provare questa strada. Per farlo dovrò aver completato con successo il mio percorso da dilettante“.

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federico.militello@oasport.it

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