Premessa: non stiamo parlando di casi di doping. E’ emerso comunque che alcuni campioni delle urine di sette ginnaste sulle 26 esaminate hanno evidenziato la presenza del meldonium ai Giochi di Baku 2015.
Attenzione: non si tratta di doping perché la sostanza era legale fino al 31 dicembre 2015 ed è diventata illecita a partire dal 1° gennaio 2016.
Il caos è esploso qualche giorno fa per bocca della tennista Maria Sharapova che ha confessato la propria positività, riscontrata agli Australian Open del 2016 (quindi quando il farmaco era già illegale).
Per il momento sono saltate fuori diverse positività, per la maggioranza di atleti russi. E’ bene precisare, tuttavia, che anche se l’assunzione di meldonium da parte di tali sette ginnaste venisse confermata, non comporterebbe nulla di illecito, in quanto non figurava tra le sostanze vietate all’epoca. Ricordiamo che per quella competizione le squadre erano composte da solo tre atlete (l’Italia era presenta con Giorgia Campana, Tea Ugrin e Alessia Leolini) e che le gare erano maschili e femminili (i numeri citati si riferiscono alla ginnastica artistica nella sua complessità).
Ad ogni modo, senza voler alimentare delle voci che fanno male allo sport e alle singole ginnaste, questo non sarà mai giudicato come doping. Certo è che le 440 positività di Baku hanno poi portato a degli studi scientifici che hanno convinto a bannare il meldonium. Se usciranno fuori i nomi in un prossimo futuro nessuno potrà essere punito.