Oltre Cinquecerchi
Marathon Des Sables: l’amore per il Deserto raccontato dal ‘revenant’ Mauro Prosperi, l’Ulisse moderno
Tra meno di un mese scatterà la XXXI Marathon Des Sables, ultramaratona estrema di circa 250 km spalmati in 6 tappe che si svolge nel Sahara marocchino, i cui partecipanti – camminatori, corridori amatoriali e “campioni” – provvedono autonomamente ad attrezzature, logistica di base e approvvigionamento alimentare. Lungo il percorso sono infatti previsti solo check point ogni 10 km circa, dove i partecipanti timbrano un cartellino e ritirano la loro razione personale di acqua (1,5 l) da utilizzare fino al punto di controllo successivo. Dal 2014 la Marathon Des Sables è la quarta delle dieci tappe del World Ultra-Trail Tour.
Scorrendo l’albo d’oro di questa affascinante competizione troviamo due soli nomi italiani, due donne per la precisione, capaci di prevalere su tutto il resto della carovana: Rosanna Pellizzari (1997-1998) e Franca Fiacconi (2001), la straordinaria atleta romana capace di vincere tante manifestazioni podistiche nazionali e internazionali, tra cui la mitica Maratona di New York. In campo maschile, invece, i nostri connazionali che si sono distinti nella storia della Marathon Des Sables sono stati Marco Olmo e Mauro Prosperi. Il primo ha partecipato a tutte le edizioni dal 1996 al 2015, si è piazzato tre volte al terzo posto ed ha corso la scorsa edizione con ben 66 anni sulla carta d’identità (ne aveva 47 quando esordì in Marocco)…
Ma l’uomo che più ha segnato la MDS – e viceversa – è il romano, catanese d’adozione, Mauro Prosperi. Già da piccolo egli compete in gare di corsa con risultati interessanti che costituiranno la rampa di lancio per il suo futuro di atleta poliedrico. Sceglie ben presto un percorso agonistico difficile, pieno di sacrifici e poco “commerciale”, ma completo come pochi: il pentathlon moderno. Sarà nove volte Campione Italiano a squadre, tre volte nell’individuale, avrebbe dovuto partecipare ai Giochi Olimpici di Mosca (boicottaggio dei gruppi sportivi appartenenti alle forze armate) e fa parte della nazionale che vince la medaglia d’oro a squadre a Los Angeles ‘84.
“Scelsi il pentathlon moderno da giovane perché mi sembrava la strada che rispecchiava al meglio le mie capacità ed il mio carattere – afferma Prosperi – è una disciplina affascinante, completa, che si avvicina più alla vita di un uomo che al semplice atto fisico di un atleta”.
Dopo l’esperienza agonistica del pentathlon, Prosperi si concentra sulle ultramaratone e sulla continua ricerca di esperienze sportive ed esistenziali fuori dall’ordinario. L’Ufficiale di Polizia siculo-laziale oramai in pensione ha al suo attivo nove partecipazioni alla Marathon Des Sables: dodicesimo nel 2001, quando vinse l’amica Franca Fiacconi, trentesimo lo scorso anno, vi parteciperà nuovamente nel 2017. Ma è l’edizione del 1994 che ha segnato per sempre la vita di Mauro Prosperi, facendogli conoscere le sembianze della morte da distanza ravvicinatissima e donandogli allo stesso tempo l’immortalità…
Mauro è giunto all’apice della sua maturità psico-fisica, è preparato e sicuro di poter far bene nel Sahara, ma si imbatte in una tempesta di sabbia che devierà il suo percorso di gara. E di vita. Partono le operazioni di salvataggio dell’esercito marocchino, dopo 4 giorni di vana ricerca ed archiviata ogni speranza di ritrovarlo vivo, perché non si potrebbe sopravvivere per così tanto tempo senz’acqua in quelle condizioni climatiche, le ricerche vengono interrotte. La sua famiglia apprende dai giornali la notizia della sua morte. Anzi no, non è ancora scoccata la sua ora…
“Una tempesta di sabbia di notevoli dimensioni mi colpì mentre mi trovavo da solo in un tratto di piccole dune, le più pericolose; costretto a fermarmi per la violenza della tempesta che durò 8 ore (l’organizzazione stoppò la gara, ndr) mi accorsi, quando ripresi a correre, che non esistevano più punti di riferimento per potermi orientare e fu così che iniziò la mia Odissea. L’operazione di salvataggio ufficiale durò 4 giorni, l’esercito marocchino e la stessa organizzazione della Maratona si movimentarono, ma senza risultati. Credettero tutti che non fosse possibile sopravvivere così a lungo nel deserto senz’acqua, così le ricerche furono interrotte. Soltanto i miei familiari e la mia Amministrazione non si diedero per vinti; dopo 10 giorni e aver perso circa 18kg di peso, dopo aver oltrepassato i confini algerini allo stremo delle forze, sono riuscito a trovare un accampamento di Berberi. La mia salvezza”. Questo l’incredibile – ma verissimo – racconto di Mauro.
CLICCA PAGINA 2 PER CONTINUARE A LEGGERE L’ARTICOLO