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Paralimpiadi
Paralimpiadi Rio 2016, intervista a Luca Mazzone: “A Rio per far bene, ma l’oro non è un’ossessione. In Italia troppi giovani senza supporto”
Dal 7 al 18 settembre la città di Rio de Janeiro e l’anno domini 2016 faranno rima con XV Giochi Paralimpici estivi, competizione in cui gli azzurri hanno spesso e volentieri avuto un ruolo da protagonisti assoluti. Uno dei nostri atleti di punta in Brasile sarà sicuramente il pugliese Luca Mazzone, asso del paraciclismo – categoria MH2, pluricampione mondiale e con un medagliato passato a cinque cerchi nel nuoto: doppio argento a Sydney nel 2000, 50 e 200 stile libero – categoria S4. Lo abbiamo intervistato a circa sei mesi dai Giochi di Rio, dove andrà a caccia del suo (o suoi…) primo oro olimpico.
A che punto è questo lungo percorso di preparazione psico-fisica che ti porterà a Rio de Janeiro, dove gareggerai nelle prove individuali in linea e a cronometro e nel ‘dream’ Team Relay con Podestà e Zanardi?
“La stagione olimpica è in realtà già iniziata a settembre, ma la preparazione atletica ed agonistica 2016 è partita ufficialmente con il faticoso ritiro di Pineto, dal 22 al 28 febbraio, dove è stato svolto un ottimo lavoro, completo, aerobico ed anaerobico, finalizzato quindi tanto al fondo, alla resistenza quanto alla velocità, all’esplosività. In aprile, ci sarà il raduno con la Nazionale, poi il via della Coppa Europa: dal 20 al 25 aprile a Verolanuova, 30 aprile-2 maggio a Brescia, 10-12 giugno a Foligno, 17-19 a Terni. Infine, la Coppa del Mondo in Belgio dal 17 al 23 maggio, dove cercherò di raccogliere i frutti del duro lavoro pre-Rio. Campionati italiani e, soprattutto, Coppa del Mondo in Spagna, ad oggi, sono solo ipotesi di lavoro finalizzate sempre all’appuntamento brasiliano”.
Come stai vivendo mentalmente quest’interminabile vigilia a cinque cerchi?
“Di sicuro volerò a Rio per far bene, lottare al meglio contro chiunque per ottenere il massimo possibile, ma ciò non significa che la medaglia d’oro olimpica sia la mia ossessione! Ci penso già alle gare, certo, a maggior ragione dopo aver conosciuto i tracciati di prova in linea e cronometro (impegnativo il primo, piatto il secondo, ndr), ma i tanti anni di esperienza, anche ai Giochi, mi aiutano parecchio nell’avere sempre un solido equilibrio emotivo”.
Quali sono i miti di Olimpia dell’adolescente e del Luca Mazzone adulto?
“Senza dubbio il mio conterraneo Pietro Mennea. Persona splendida che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, un grandissimo atleta ma anche un uomo fuori dal comune. Mi hanno regalato forti emozioni anche i fratelli Abbagnale ed il mio mito natatorio Aleksandr Popov, fino ad arrivare ai più recenti Vincenzo Nibali e ovviamente…la Divina, Federica Pellegrini”.
Infine, uno sguardo alla tua terra, la Puglia, di cui sei sempre stato fiero portacolori. Sappiamo delle sue eccellenze turistiche, enogastronomiche e, in particolare per la ‘tua’ Terlizzi, nel settore della floricoltura. Ma per ciò che concerne lo sport, com’è la situazione a livello di strutture e di supporto ai giovani in generale? Ad esempio, per i ragazzi che, avendo te come modello virtuoso, intendono intraprendere un’attività sportiva agonistica, ci sono concrete opportunità di affermarsi?
“Avete toccato un tasto dolente… La mia terra, intesa come Puglia, ma anche come Italia, è stupenda, la amo e sono sempre fiero di rappresentarla in giro per il mondo. Eppure troppi ragazzi non hanno la stessa fortuna che ho avuto io di beneficiare degli impianti e del supporto materiale che meritano. Fin quando non capiremo tutti che lo Sport allontana dagli schermi di TV, PC e cellulari, con enormi benefici per corpo e mente, che può salvare un giovane dalle cattive strade o, addirittura, salvargli la vita, non saremo una terra completa, perfetta… Mi è capitato di ricevere telefonate di adolescenti, o poco più, diversamente abili che avrebbero voluto iniziare un’attività sportiva agonistica ma, in assenza di sostegno economico, hanno rinunciato al loro sogno. E non va bene così, abbiamo tutti il dovere di fare qualcosa in più, Federazioni, Istituzioni, comuni cittadini. Perché a chiunque piace vedere i nostri connazionali vincere medaglie internazionali e cantare l’Inno di Mameli”.
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giuseppe.urbano@oasport.it