Basket
Basket, Kobe Bryant: la leggenda immortale della palla a spicchi
Era l’estate 1978. Quella dei Mondiali d’Argentina, del record del mondo di Sara Simeoni, ma anche quella di Papa Luciani e del Presidente Sandro Pertini. In questo contesto nasceva il 23 agosto a Filadelfia uno dei giocatori più forti della storia del basket: Kobe Bryant. Il piccolo dimostra sin da subito una grande propensione verso la palla a spicchi, stimolata anche dalla carriera del padre Joe, ex giocatore di Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia.
Tornato negli States, Kobe si iscrive alla High School di Lower Marion, nella periferia di Filadelfia, mettendosi in mostra conquistando il titolo statale, ma soprattutto superando il record di punti nei quattro anni liceali, detenuto fino ad allora da Wilt Chamberlain.
E’ il momento di fare il grande passo in NBA, con i Charlotte Hornets che lo portano nella Lega da 13esima scelta nel draft 1996. Bryant tuttavia non disputò neanche un incontro con la formazione della Nord Carolina, poichè fu girato ai Los Angeles Lakers di Shaquille O’Neal in cambio del centro slavo Vlade Divac. Fu l’inizio dell’ascesa.
Il Black Mamba inizia a farsi strada nel mondo delle stelle, vincendo la gara delle schiacciate al suo primo All-star game e superando i 15 punti di media nella seconda stagione. Nel 2000 la svolta. Sulla panchina dei Lakers si siede infatti Phil Jackson, artefice della tripletta di anelli dal 2000 al 2002. In questi anni il numero 8 dei giallo-viola riesce ad essere decisivo, formando con Shaquille O’Neal una coppia inarrestabile nel palcoscenico più importante del mondo. I rapporti con Shaq però iniziano a peggiorare e così, nel 2004, il centro si allontana dalla California, seguito da Phil Jackson, con Bryant rimasto solo a guidare la rifondazione di una delle squadre più titolate di sempre.
Nel periodo transizione verso la nuova scalata c’è una data da fissare nella mente di tutti gli appassionati di sport: 22 gennaio 2006. I Lakers riuscirono a conquistare una sofferta vittoria per 122-108 contro i Toronto Raptors, nella quale Kobe mise a segno ben 81 punti! Si tratta della seconda prestazione all-time, dietro solamente ai 100 punti dell’indimenticabile Wilt Chamberlain.
Ciò che caratterizza l’intera carriera di Kobe è la voglia di vincere, la fame agonistica, la stessa che gli consente di essere nominato MVP della regular season nel 2008, perdendo però la finale contro gli acerrimi rivali dei Boston Celtics 4-2. La dura sconfitta motiva ulteriormente l’animo di Bryant, che nella stagione successiva riesce ad infilarsi il quarto anello al dito, annichilendo a suon di canestri gli Orlando Magic in finale 4-1, fatto che lo fa eleggere MVP delle Finals. Ormai il mondo è ai sui piedi e lui è il simbolo indiscusso dell’NBA.
Per KB24 è un susseguirsi di record: MVP dell’all-star game 2009, miglior prestazione al Madison Square Garden di New York con 62 punti, 100esima volta oltre i 40 punti in carriera e miglior marcatore nella storia della franchigia. L’annata trionfale termina a gara 7 della finale contro i Celtics, vinta dai Lakers e con Kobe che porta a casa il quinto titolo. Nell’aprile 2013 arriva però un duro stop, a causa della rottura del tendine d’Achille. Nonostante il terribile infortunio il Black Mamba torna in campo nel 2014, superando a quota 32.293 punti Michael Jordan, diventando il terzo miglior realizzatore di tutti i tempi.
C’è però un momento nella vita di un atleta in cui è il momento di appendere gli scarpini al chiodo. E così, con una lettera strappalacrime rilasciata al The Player’s Tribune il 29 novembre, Kobe annuncia l’addio all’attività agonistica, esprimendo tutto l’amore verso questo sport e la riconoscenza per ciò che gli ha offerto negli oltre 20 anni di carriera.
Cinque titoli NBA, due ori olimpici (2008 e 2012), MVP regular season (2008), due volte MVP delle finali (2009 e 2010), 18 volte all-star, sono numeri che non bastano per descrivere quello che è stato uno dei più grandi giocatori della storia del basket mondiale. Dotato di una visione di gioco ai limiti della perfezione, in grado di giocare tutti e 5 i ruoli, tanto devastante quanto sublime in con la palla tra le mani, attento e preciso in difesa, semplicemente Kobe Bryant.
La carriera di questo autentico fenomeno si chiuderà questa notte (ore 4:30) in casa degli Utah Jazz, la fine malinconica di una stagione in cui la formazione allenata da Byron Scott ha conquistato appena 16 successi, ma Kobe resterà, almeno nei cuori degli amanti dello sport, un esempio di dedizione e agonismo che è destinato ad ispirare le generazioni a venire.
“:05 secondi sul cronometro
Palla tra le mani
5…4…3…2…1″
Thanks Kobe.
Foto: pagina Facebook Kobe Bryant
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gianni.lombardi@oasport.it