Artistica
Ginnastica, 10 anni fa – ITALIA, CAMPIONESSE D’EUROPA! Stesa la Russia, la Romania si inchina: impresa leggendaria, Volos è azzurra!
Volos, celebre porto della Tessaglia da cui Giasone e i suoi Argonauti salparono per andare alla ricerca del Vello d’Oro. Una delle pagine più affascinanti, coinvolgenti, avventurose dell’Epica Greca. Il figlio della terra di Iolco ha creduto fino in fondo a una delle leggende che sembravano più impossibili: ebbe ragione lui insieme ai suoi prodi uomini, in barba a chi pensava che fosse solo un’impresa folle.
Epica, l’essenza della cultura greca, culla da cui tutto nacque. Anche la ginnastica artistica, in fondo, ha emesso i suoi primi vagiti in quella terra che ancora oggi ci ispira, quotidianamente e ogni quattro anni, e che ci ha tramandato il cuore pulsante dello sport: le Olimpiadi rappresentano il segno tangibile di un’eredità inimitabile e irrinunciabile.
Volos, cara Volos, conosciuta anche aver dato i natali al babbo dell’Eroe più forte di tutti i tempi. In fondo, nella storia che andiamo raccontando, c’è un po’ di Achille, di quella forza virgulea ma mescolata più all’astuzia di Odisseo e soprattutto a uno spirito di sacrificio nato insieme a un talento che lì sarebbe esploso, come un Vulcano.
Se qualcuno è partito da Volos per realizzare la sua impresa e costruire la sua leggenda, qualcuno invece ha creato il proprio mito proprio all’ombra del Monte Pelio. Un gruppo di ragazze che non “entrò con un solo sandalo”, ma in punta di piedi di body vestite. Una squadre di cinque intrepide sbarcate per spodestare dal trono le grandi Regine. Uno sbuffo di Polvere di Magnesio su tutto l’Est, una soffiata Eolica tutta azzurra che ancora oggi non ci fa smettere di sognare.
Sabato 29 aprile 2006. Esattamente dieci anni fa. In programma l’attesissima Finale a Squadre degli Europei. Un pomeriggio duro e appassionante, in pedana le potenze dell’Est che dovrebbero dominare come al solito. Una recita quasi monotematica, ma il duello tra Russia e Romania è imperdibile per tutti gli appassionati.
Chi, a un braccio di mare di distanza, accende il televisore per seguire la gara si aspetta la consueta battaglia tra le due super potenze del movimento e spera che l’Italia, la piccola Italia, possa guadagnarsi un piccolo posticino sul podio, magari replicando quel bronzo conquistato sempre in Grecia, a Patrasso 2002 dove forse scoppiò concretamente la scintilla, uno dei primi risultati positivi che fecero capire che nel nostro Paese si poteva ottenere qualcosa di buono anche con la ginnastica al femminile.
La Russia ha vinto il turno di qualificazione e si affida ad atlete temibili. Yulia Lozhechko ha vinto il bronzo europeo all-around nel 2005 e nel 2007 si sarebbe poi laureata Campionessa d’Europa alla trave. Polina Miller è già salita sul podio continentale (bronzo a squadre nel 2004). Anna Grudko, Nadejda Ivanova, Irina Isayeva sono tra le migliori che l’Armata Rossa può proporre. Non sarebbero poi rimaste impresse nella storia del loro Paese ma dieci anni fa…
La Romania è uno squadrone esagerato, è Campionessa Olimpica in carica e bastano i nomi per esprimere la caratura delle giallo-rosso-blu: Sandra Izbasa, Catalina Ponor, Steliana Nistor. Un terzetto da fantascienza cui si uniscono Alina Stanculescu (già Campionessa d’Europa alla trave) e Florica Leonida (a cui poi la vita portò in dote un futuro da prostituta, ma questa è tutta un’altra storia).
L’Italia ha fatto benissimo ai Giochi del Mediterraneo dell’anno passato dove tutto il Mondo conobbe il Cannibale di Orzinuovi, altro mito in una storia tutta epica e tutto cuore. Vanessa Ferrari si presenta per guidare la nostra formazione, presente con ginnaste che hanno già fatto la storia della nostra artistica: Monica Bergamelli veterana della squadra e già di bronzo a Patrasso, Carlotta Giovannini (nel 2007 si laureò Campionessa d’Europa al volteggio, diventerà la prima italiana capace di conquistare una Finale Olimpica a Pechino 2008), Federica Macrì (già due bronzi agli Eurojuniores), Lia Parolari.
L’epilogo avrà dell’incredibile e del surreale, proprio come tutta l’Epica, proprio come quelle favole. Inaspettato, sorprendente, inatteso, scioccante per le avversarie.
CAMPIONESSE D’EUROPA! Al termine di una giornata da tregenda e con un sorpasso all’ultima curva da vero cardiopalma, ancora nel cuore e nella mente di tutti gli appassionati che dieci anni dopo non riescono più a scordarsi quanto vissuto a Volos.
La più grande impresa dell’Italia nella ginnastica artistica femminile, nella gara che misura il valore dell’intero movimento. Certo, in contesto a squadre perché qualche mese più tardi ci avrebbe pensato Vanessa Ferrari a riscrivere le geografie della ginnastica vincendo il Campionato del Mondo nel concorso generale individuale, la prova che individua l’atleta più forte e completa dell’intero Pianeta.
STESA LA RUSSIA, ROMANIA MESSA IN GINOCCHIO. IMPRESA LEGGENDARIA. Tre concetti, semplici, lineari, fortissimi, sensazionali. Il blocco dell’Est non era mai caduto in Europa (e non sarebbe caduto neanche negli anni a seguire) ma nella stagione più bella di sempre per i nostri colori. Solo per cuori forti e impavidi, anche perché a metà gara forse in pochissimi ci credevano, forse ancora meno prima dell’ultima rotazione.
Una giusta premessa per chi sta leggendo il racconto ma non ha ben presente il contesto. Quella era una delle prime gare internazionali che prevedeva l’utilizzo del nuovo sistema dei punteggi: la morte del 10 perfetto era ufficiale, subentrano la nota di partenza (D Score) e l’esecuzione (E Score). L’Italia si era preparata davvero molto bene e non si è fatta sorprendere dallo stravolgimento. Altro dettaglio: non meravigliatevi per i punteggi che leggerete, diversi da quelli che siete abituati a vedere ora: è cambiato anche il Codice dei Punteggi, vedremo come il volteggio è l’attrezzo meno generoso.
L’Italia parte al volteggio: 14.300 di Vanessa, 14.500 di Federica, 14.175 di Carlotta. La Romania sfrutta le travi superlative di Izbasa (15.100), Ponor (15.175) e Stanculescu (14.850), mentre la Russia sconta qualche imprecisione di Isayeva alle parallele (13.900) ma si lustra gli occhi col 15.200 della Lozhecko.
A questo punto parte l’assolo di Vanessa Ferrari che confezionerà degli staggi da far paura: 15.600! Parolai (14.000) e Bergamelli (13.800) ci tengono in quota, mentre la Russia scivola alla trave (una mazzata il 13.425 di Ivanova) e sembra abbandonare i sogni di gloria. Fuori la favorita ma la Romania continua a volare con il corpo libero di Izbasa (15.500) e Ponor (14.600).
A metà gara l’Italia accusa 3.2 punti di ritardo dalla Romania: sembra quasi impossibile sognare, ma le azzurre ci credono tantissimo. Alla trave sono inarrestabili: scatenata Super Vany da 15.600, la capitana Bergamelli statuaria da 14.975, Parolari completa l’opera con 14.300. Le nostre rivali passano al volteggio, Leonida commetterà uno dei due errori decisivi (13.550), Izbasa (14.825) e Ponor (14.325) mantengono la vetta della classifica con 1.1 punti di vantaggio sulle ragazze guidate da Fulvio Vailati a bordo pedana e sospinte dalle juniores sugli spalti.
Si può fare! Probabilmente mai come questa volta. Una Ferrari blu fiammante tuona 15.250 al corpo libero, Parolai (14.475) e Macrì (14.250) si girano verso le parallele dove la Romania si suicida con il 13.525 di Leonida.
L’Italia attende trepidante il responso, gli occhi sono al cielo verso i tabelloni luminosi per capire se l’impresa è stata compiuta. REMUNTADA! Campionesse d’Europa! L’Italia batte la Romania di una decimo, finisce 175.225 a 175.125. Sono solo urla di gioia. Mentre lo sguardo della Ponor assumerà i connotati della maschera di cera piangente senza lacrime, attonita e incredula: sono passati dieci anni, ma sembra di aver visto lo stesso volto che a Rio guardava impotente l’eliminazione della Romania dalle Olimpiadi 2016.
Enrico Casella, che poi guidò Vanessa Ferrari al miracolo dei miracoli e che oggi siede a capo della nostra Nazionale, commentò così: “Sono orgoglioso di lavorare con ginnaste e allenatori di questo livello”. Sono brividi solo a pensarci.
Agli Europei 2016 manca poco più di un mese, chissà che non sia l’occasione per risalire su quel podio che manca dal bronzo di Bruxelles 2012, nell’anno olimpico. “Chi ci crede ha già vinto”, quel giorno vinse davvero. Come chi salpò da Volos per vestirsi d’oro, come chi sbarcò a Volos per tingersi dell’immortalità sportiva.