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Ciclismo
Giro delle Fiandre 2016: Sagan-Cancellara, è il passaggio di consegne
Era una sfida annunciata tra i due uomini più attesi della centesima edizione del Giro delle Fiandre. Peter Sagan ha conquistato la prima Monumento della stagione, Fabian Cancellara ha salutato con una prova di grande forza e orgoglio la sua Ronde.
Dopo la conquista del Campionato del mondo dello scorso anno, era atteso questa vittoria di Sagan. Alla Milano-Sanremo è stato tagliato fuori dalla lotta per la vittoria dalla caduta di Gaviria. Da lì è cresciuto, ha preso il sonoro schiaffone all’E3 Harelbeke ma poi non ha più sbagliato nulla. Gand-Wevelgem e Giro delle Fiandre in 7 giorni, con la possibilità di conquistare uno storico tris con la Parigi-Roubaix nelle tre corse più importanti con il pavé.
Sagan è cresciuto. Ha attraversato tante sconfitte e ha saputo trarne insegnamenti. Ha cambiato lo stile di corsa, ha preparato a puntino il grande appuntamento andando a raccogliere quanto seminato con una dimostrazione di forza e talento quasi disarmante. Una di quelle giornate in cui gli è venuto tutto facile, dal capire quale fosse l’attacco giusto ad alimentarlo e poi involarsi da solo verso il traguardo, mettendo in mostra l’arcobaleno al termine di un paio di una settimana nera per il ciclismo a causa delle morti di Antoine Demoitié e Daan Myngheer.
Fabian Cancellara si è dovuto arrendere, le speranze di alzare le braccia nell’ultimo Fiandre che si sono spente con il passare dei metri. La presenza dello svizzero è sempre stata pesante negli ultimi 45 chilometri. Statuario, forte. All’ultimo ballo sulle strade che l’hanno consacrato nel 2010, quando fece sua la prima Ronde con una cavalcata straordinaria partita sul Muro di Grammont, il grande assente nel passaggio di consegne con quello che, ormai, non può che essere etichettato come il suo erede.
Il tramonto, ma non il declino, di Cancellara e la definitiva alba dell’era-Sagan. Spartacus ha lottato fino alla fine, come vuole il suo soprannome: ha perso l’attimo sull’attacco dello slovacco con Kwiatkowski e Vamarcke, poi un lungo inseguimento con due vere e proprie sparate su Oude Kwaremont e Paterberg che non sono bastate a riprendere Peto, di un’altra categoria. Una sfida a distanza tra personalità diverse ma egualmente dominanti, sagome inconfondibili e legate dal destino dell’essere i più forti.
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gianluca.santo@oasport.it
Foto: Pagina Facebook Trek-Segafredo