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MotoGP
MotoGP, GP Argentina 2016: i fischi a Lorenzo e Marquez nel paddock. Una comunicazione sbagliata e la Dorna/FIM latitanti
“Non abbiamo fatto nulla di male per meritarci questo, in gara diamo del nostro meglio, rischiamo la vita e veniamo fischiati. L’unico che potrebbe porre rimedio a questa situazione non sta facendo nulla“. Sono state queste le parole pronunciate un paio di giorni fa da Jorge Lorenzo, nella conferenza stampa di presentazione del GP di Argentina, secondo appuntamento del Mondiale 2016 di MotoGP. Il tema sul rispetto dei piloti, nuovamente d’attualità dopo i fischi dedicati al maiorchino e Marc Marquez sul podio di Losail (primo round stagionale) e riproposto davanti i microfoni dei giornalisti giovedì, ha avuto un riverbero nella giornata di ieri. Come riportato dal portale Corsedimoto, i due spagnoli, non solo dalla cosiddetta “curva gialla” (tifosi di Valentino Rossi) ma anche nel paddock, sono stati oggetto di contestazione rei, in buona parte, di essere rivali di Valentino, e responsabili della sconfitta del 46 targata 2015.
Non ci troviamo al Mugello, uno dei feudi del tifo rossista, ma bensì a Termas De Rio Hondo e lo stesso potremmo dirlo per il Qatar, è possibile che i circuiti di tutto il mondo si stiano tramutando, di anno in anno, in una manifestazione di tifo sempre più vicina agli eccessi calcistici? A quanto pare, la risposta sembrerebbe affermativa. E di chi sono le responsabilità? E’ colpa di Rossi e del suo modo di comunicare poco distensivo e a volte provocatorio? Il pilota di Tavullia avrebbe il dovere di prendere le distanze e condannare certi episodi? In tutto questo la Dorna e la FIM cosa stanno facendo per prevenire il problema?
Potremmo tediarvi fino a domani mattina con altri interrogativi e giustificare il fenomeno non è cosa semplice. Di sicuro quanto è capitato negli ultimi tre GP dell’annata passata ha aperto una ferita profonda nella credibilità di questo sport e la potenza mediatica di Valentino, tra i personaggi più influenti del mondo dal punto di vista sportivo, ha fatto in modo che le figure del buono e del cattivo (in questo caso cattivi) fossero ben chiare. Le giustificazioni da parte spagnola ed italiana sull’accaduto sono state varie e ognuno, come si suol dire, ha tirato acqua al proprio mulino. Da una parte Rossi convinto di essere vittima di un accordo e dall’altra i due rider iberici persuasi di non aver fatto nulla per alimentare tale polemica. “Non è una bella situazione” ha dichiarato il managing director di Yamaha Lin Jarvis. “Passi se fischiano quelli in tribuna ma Lorenzo venerdì è stato contestato da gente nel paddock, da tifosi VIP. E’ chiaro che così non va bene, invochiamo l’intervento di Dorna e Federmoto”. Jarvis dunque fa riferimento ai due enti che, teoricamente, dovrebbero controllare e gestire il Circus delle due ruote. E’ palpabile, invece, la loro latitanza al pari di una mancata presa di posizione. Non è un caso che il boss di Dorna Carmelo Ezpeleta (notizia di qualche giorno fa) sembra sia finito nel mirino del fisco spagnolo. Manos Limpias’, il sindacato dei funzionari pubblici, si è costituito parte civile dopo la denuncia dell’imprenditore italiano Carlo Bottero, a capo di Sel (azienda italiana che cura i trasporti di Dorna), nel processo che vede imputato lo stesso Ezpeleta. La richiesta al giudice è di arresto preventivo, in quanto si ritiene esistente anche il pericolo di fuga all’estero per il 70enne catalano. Il dirigente iberico non è nuovo a casi di evasione fiscale. Ad inizio marzo, infatti, è stato condannato ad una multa di 3,9 milioni di euro per il mancato pagamento di tasse tra il 2003 e 2004.
Un caos gigantesco che rischia di rovinare un ambiente che della genuinità e della passione ha fatto la propria forza. Ora si stenta a riconoscere ciò che i veri appassionati hanno sempre amato e la lenta, quasi inesorabile, trasformazione in ambienti poco sportivi e civili di altri “lidi” non pare avere un termine. Il vezzo dell’insulto, della presa di assalto verso il “nemico sportivo” sta diventando sempre più radicato e con rassegnazione non si può fare altro che constatarlo. Cosa si potrebbe fare? Una riconciliazione pubblica tra i diretti interessati? Un messaggio rivolto ai tifosi? Senza dubbio però, forse, lo sforzo deve essere anche individuale rendendo prioritario il piacere di assistere ad uno spettacolo unico piuttosto che la mera sopraffazione del proprio idolo sugli avversari.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
FOTOCATTAGNI
Luca46
2 Aprile 2016 at 16:33
Innanzitutto a mio parere non esiste un tifo “calcistico”. La dove uno sport riesce ad entrare nel cuore più profondo della gente allora suscita sentimenti più corposi. Non è solo una questione di massa e di puristi di uno sport. Quando uno sport raggiunge le masse c’è un perchè. Ed il perchè in genere sono i campioni e le loro gesta, la loro personalità, cose che riescono ad appassionare tutti. Chiaramente nella massa c’è di tutto, il più pacato ed il meno pacato. In questo caso la frase più giusta da pronunciare è: “chi è causa del suo mal pianga se stesso”. Molte volte questa situazione è stata paragonata al mondiale 125 vinto da Capirossi. In parte è stato così ma ci sono delle differenze. Capirossi allora era uno sconosciuto, un bambino, la sua età di allora varrebbe i 14 anni di adesso e si trattava dell’ultima gara. Qui invece stiamo parlando di tutta un altra situazione. Sicuramente Rossi nel finale di stagione non è stato brillantissimo ma una combine tra due campioni lo ha chiaramente danneggiato. Niente di irregolare, siccome però era una contesa tra 3 campioni le cose avrebbero dovuto svolgersi diversamente. Per il campione non è importante solo le cose che fa ma anche per come le fa. Jorge e Marc si sono sporcati mani e faccia. La fama di Rossi è dovuta anche al modo in cui ha vinto ed altrettanto per quanto potranno ancora vincere Jorge e Marc saranno segnati da questa vicenda in eterno. Non c’è niente che si possa fare, il marchio è indelebile. Smettano di piagnuccolare.