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Ciclismo

Parigi-Roubaix 2016: Tom Boonen, il ciclismo è ai tuoi piedi

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La scorsa settimana arrancava, svuotato da ogni energia, sull’Oude Kwaremont. Un Tom Boonen intrappolato nei panni di favorito pur senza avere alcuna possibilità di essere competitivo nelle grandi Classiche del Nord: con queste attese oggi si è presentato ai nastri di partenza della Parigi-Roubaix.

Un leone, dal primo all’ultimo metro. A 120 chilometri dal traguardo ha orchestrato l’azione che avrebbe caratterizzato tutta la gara. Si è ritrovato davanti con 3 compagni, Stybar e Terpstra (sulla carta i due capitani della Etixx-QuickStep) intruppati nel gruppo di Fabian Cancellara e Peter Sagan, staccatissimi. Tommeke, come lo chiamano nel suo Belgio, non ha avuto dubbi. Ha incitato quelli che erano diventati i suoi gregari a lasciare tutto sull’asfalto, ha dato cambi in prima persona. Ha spremuto un Tony Martin fenomenale per mantenere il margine di vantaggio sui favoriti della vigilia, deciso a trasformare la Parigi-Roubaix in un’opera d’arte.

Ogni metro ha accarezzato la leggenda, il sogno della quinta Roubaix a spronarlo. Su ogni settore di pavé si è messo in testa, dettando il ritmo. Ha tirato sui tratti di asfalto, è stato il faro di un gruppetto nel quale, secondo i pronostici della vigilia, doveva essere battuto. Ma ha lottato, con gli avversari e con se stesso. Con le pietre della Francia e con il suo fisico, che non gli poteva più regalare le cavalcate trionfali di pochi anni fa. E ogni volta che si è messo davanti ha speso quel briciolo di energia in più di quanto fosse necessario.

Sono rimasti in 7, sono tornati in 10. L’allungo decisivo ha selezionato il gruppo, cinque uomini al comando. Con Boonen c’erano Sep Vanmarcke, Edvald Boasson Hagen, Ian Stannard e Mathew Hayman. Cancellara era caduto, Sagan inseguiva con un ritardo incolmabile.

Sul Carrefour de l’Arbre ha attaccato Vanmarcke. Sulle pietre il più forte di giornata. Ha preso 50, 100 metri di vantaggio. Prima Stannard e successivamente Boasson Hagen hanno faticato a tenere il ritmo, Boonen ancora una volta ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, la classica andatura a domare la schiena d’asino sotto le sue ruote. Ha fermato l’emorragia di secondi, ha dato nuova linfa all’azione degli inseguitori sulle cui ruote si era riportato anche Hayman, sempre in sordina.

Ripreso Vamarcke la corsa ha cambiato registro, probabilmente ha cambiato anche il proprio destino. Boonen si è acceso, negli ultimi 10 chilometri sembrava venirgli tutto facile. Aveva smania, aveva voglia di andare. E ci ha provato, un paio di volte. Non è andata bene. Ha chiuso su ogni tentativo pericoloso fino all’attacco di Hayman. Una fucilata, arrivando da dietro per riprendere Tom e superarlo. L’ennesimo infinito sforzo del gigante di Mol per riaccodarsi, una sparata che gli ha tagliato le gambe. Volata. Il velodromo ha accolto il suo eroe, ogni appassionato di ciclismo ha provato a spingerlo, pieno di ammirazione e devozione per il Re del Nord. 

Non è bastato. Mathew Hayman si è gestito meglio nel finale, Boonen ha provato a superarlo negli ultimi 50 metri ma si è dovuto arrendere ad un semisconosciuto (senza offesa per Hayman, autore di una prova a sua volta superlativa) australiano che non aveva mai fatto meglio di ottavo nell’Inferno del Nord. Ma non è questo l’importante. Talvolta il risultato passa in secondo piano: in primis per una corsa che sarà ricordata come una delle più spettacolari di sempre, poi per il capolavoro confezionato da Boonen. Ha un’ammaccatura, certo, ma resta straordinario.

Una lezione di ciclismo, una lezione di vita. Un testamento sportivo lasciato agli eredi. Tom Boonen ha provato a riscrivere la storia, si è dovuto accontentare dell’essere entrato ancor di più nella leggenda di questo sport. Un’epopea senza tempo ma ricca nell’anima. Nutrita anche da un corridore come lui, mai domo e generoso fin sulla linea del traguardo dopo una gara disputata con testa, classe e tanto cuore. 

Grazie di tutto, Tommeke.

Ci mancherai.

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gianluca.santo@oasport.it

Twitter: Santo_Gianluca

By Felouch Kotek (Own work) [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons

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