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Vela: sfortuna e mancata programmazione, 470 da rifondare

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Dopo 40 anni l’Italia non avrà nessun rappresentante nei 470. La storica classe non mancava l’appuntamento olimpico da Montreal 1976 ed era stata quella più vicina al podio a Londra 2012, quando Gabrio Zandonà e Pietro Zucchetti chiusero quarti. Proprio l’esperto timoniere della Marina Militare, tornato in barca insieme ad Andrea Trani, non è riuscito nell’impresa di centrare la sua quarta rassegna a cinque cerchi.

APPUNTAMENTO CHIAVE FALLITO Le incoraggianti prove in Coppa del mondo e sopratutto ai Mondiali non sono state ripetute al Trofeo Princesa Sofia. I sogni di gloria sono svaniti di fatto con la squalifica per partenza anticipata nella terza regata (prova vinta da Zandonà-Trani); nelle regate successive infatti gli azzurri sono riusciti ad ottenere soltanto un piazzamento tra i top ten, chiudendo lontani dai diretti concorrenti per Rio. Non è bastato nemmeno il gioco di squadra nell’ultima giornata per favorire i giovani Matteo Capurro-Matteo Puppo, bravissimi a chiudere a pari merito con gli ucraini Borys Shvets-Pavlo Matsuyev ma finiti dietro per la regola del miglior piazzamento.

TALENTI PER IL FUTURO Parlare soltanto di sfortuna tuttavia non sarebbe corretto per la classe che ha lavorato peggio in questo quadriennio. Definita in più occasioni la pecora nera in un contesto italiano in grande crescita (le otto classi olimpiche qualificate non sono un caso), il 470 dovrà essere rifondato. Su Gazzetta.it, lo storico velista Tommaso Chieffi ha citato proprio Gabrio Zandonà come tecnico ideale per rilanciare un movimento in cui comuque non mancano i giovani talenti. Se Simon Sivitz Kosuta e Jas Farneti non sono riusciti a fare il salto di qualità a livello senior, altri equipaggi con vari titoli giovanili potrebbero emergere in futuro: dai già citati Capurro e Puppo a Giacomo Ferrari e Giulio Calabrò, senza dimenticare le campionesse del mondo youth Benedetta di Salle e Alessandra Dubbini. 

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francesco.drago@oasport.it

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