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Ciclismo
Ciclismo femminile, Elisa Longo Borghini: “Percorso di Rio 2016 molto impegnativo. Sogno il Giro Rosa”
Elisa Longo Borghini è la donna simbolo del ciclismo femminile italiano. Ad appena 24 anni, vanta già una carriera prestigiosa: esplosa con il bronzo ai Mondiali su strada di Valkenburg 2012, nelle stagioni successive è stata capace di aggiudicarsi corse di alto rango come Trofeo Binda (2013), Tour de Bretagne (2014), Giro delle Fiandre e Route de France (2015). Passista-scalatrice, la campionessa di Ornavasso (VB) sogna di vivere un’Olimpiade da protagonista su un tracciato impegnativo che ben si addice alle sue caratteristiche.
Dopo un avvio di stagione complicato, nelle ultime settimane sei sempre stata nelle primissime posizioni nelle gare cui hai partecipato. Rispetto alle scorse stagioni, tuttavia, è mancato l’acuto. Come valuti il tuo rendimento?
“E’ stata una primavera turbolenta. Mi sono beccata l’influenza due volte, a gennaio e a marzo; in entrambi i casi sono stata sotto antibiotico. Per cui non ero al massimo della forma. Ora invece sto bene, al Giro delle Fiandre sono andata veramente forte. In generale sono soddisfatta, perché ho dimostrato di essere lì a giocarmela nonostante qualche acciacco“.
Fai parte di uno squadrone come la Wiggle, dove non sempre di recente hai ricoperto il ruolo di capitana. Come ti trovi nel team britannico?
“Mi trovo bene. E’ vero, ci sono tante ragazze forti e a volte mi trovo a lavorare in gara per loro. Ma non la vivo come un disonore, perché ci sono dei ruoli da rispettare“.
Il tuo punto debole è la volata e quasi sempre le tue vittorie sono arrivate in solitaria. Quanto condiziona il tuo modo di correre il pagare dazio allo sprint?
“Sto cercando di migliorare la volata, il mio grande limite. E’ chiaro che io cerco sempre di rendere la corsa più dura possibile. Così facendo sarà più facile che arrivino a giocarsi il successo atlete più simili alle mie caratteristiche“.
Pensi che una corsa come il Giro Rosa possa rientrare tra le tue aspirazioni future?
“E’ un po’ il mio sogno. Quest’anno punterò a qualche tappa, perché voglio prepararmi bene per le Olimpiadi. Però in futuro mi piacerebbe provare a fare classifica e vincerlo“.
A proposito di Olimpiadi: in attesa di provare tra qualche giorno il percorso a cinque cerchi, come te lo aspetti dopo averne parlato con i tecnici?
“E’ sicuramente molto impegnativo. Le salite sono dure, poi ci sono dei tratti in pavé e le discese sono tecniche, bisogna saper guidare. Sì, è un tracciato che si può adattare bene alle mie caratteristiche. Vorrei arrivare a Rio in buona condizione e giocarmela, anche se non la vivo come un’ossessione“.
Quali saranno le avversarie da battere in Brasile?
“Sicuramente l’olandese Van der Breggen e la polacca Niewadoma. Anche l’America sarà da temere perché ha una squadra a più punte, con la Abbott che in salita resta la migliore“.
Il Mondiale in Qatar, completamente pianeggiante, non rappresenta invece un tuo obiettivo stagionale.
“In realtà lo è per quanto riguarda la cronometro a squadre, dove punto a fare bene con la Wiggle. Inoltre vorrei far parte anche della nazionale azzurra e lavorare per le mie compagne. Sono a completa disposizione. E’ difficile da spiegare, ma quando dai tutto per una tua compagna e lei riesce a vincere, si tratta di un’emozione grandissima“.
Da qualche settimana è tornata in gruppo la fuoriclasse olandese Marianne Vos dopo i tanti contrattempi fisici degli ultimi mesi. Ritieni che si riprenderà il ruolo di cannibale?
“Penso che talento e determinazione la aiuteranno a tornare ciò che è sempre stata. Ho grande stima nei suoi confronti come persona“.
Cosa ha portato di nuovo la nascita di un World Tour femminile?
“Praticamente niente, non è cambiato molto. Doveva essere garantita la diretta tv delle gare, ma questo è avvenuto solo per alcune competizioni. Spero che nei prossimi anni possa cambiare qualcosa e che il World Tour possa effettivamente svilupparsi. Una soluzione potrebbe essere quella di prevedere nello stesso giorno gare maschili e femminili, come avviene al Fiandre. Mi piacerebbe molto, ad esempio, poter disputare una Liegi-Bastogne-Liegi“.
Fare ciclismo femminile in Italia non è semplice, a meno che non ti chiami Elisa Longo Borghini, dunque un’atleta di alto livello. Una situazione destinata a rimanere tale?
“In effetti io mi ritengo una privilegiata, perché posso fare della mia passione un lavoro, ma so bene che per tante altre ragazze non è così. Il futuro dipende sempre dal World Tour: se crescerà, penso che ci saranno anche nuove squadre italiane in grado di assicurare dei salari alle ragazze“.
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federico.militello@oasport.it
Foto: Wiggle/Profilo FB Elisa Longo Borghini