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Nuoto, Europei Londra 2016. Il pagellone. Ferraioli, staffettista perfetta. Dotto e Polieri niente ciliegina

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LUCA DOTTO 5: il voto, sia chiaro, riguarda solo l’ultima giornata e non un Europeo complessivamente da 8.5. Nella finale dei 50 non riesce mai ad essere protagonista pagando dazio a chi ha solo questa gara nelle braccia e nelle gambe e a chi la sente più sua come i primi tre del lotto. Non è una questione di stanchezza perché poi nella ultima frazione della 4×100 piazza un 47”2 lanciato da leccarsi i baffi. La partenza anticipata vanifica tutto anche se cancellare un quarto posto è sempre da considerare un peccato veniale. Ci ha provato a fare l’ultimo miracolo che avrebbe aperto il processo di beatificazione, non ci è riuscito.

SIMONE SABBIONI 5.5: non c’era bisogno di grandi conferme per capire questo non è il vero Sabbioni. In un Europeo vissuto tutto in altalena a bassa quota l’ultima giornata è emblematica: 53”9 al mattino in batteria (meglio della finale individuale), 54”3 al pomeriggio in finale. Un lancio che mette ansia ai compagni, costretti a rincorrere e a forzare i cambi. Piace la consapevolezza e la capacità di prendersi le responsabilità. Arriveranno tempi migliori.

ANDREA TONIATO 5.5: in una staffetta dove ci sarebbe bisogno del meglio da tutti per salire sul podio anche lui non riesce ad esprimersi come potrebbe: 60”60 lanciato con un finale faticatissimo stride con il 60”4 della finale individuale. Sembra aver dato tutto lì, nei 100 e di non avere smaltito la tensione per un Europeo nel quale comunque ha disputato tre finali ed messo una seria ipoteca sulla chiamata per Rio.

PIERO CODIA 5.5: anche per lui una prestazione lanciata al di sopra di quella individuale. Dà tutto nella vasca di andata dove riporta l’Italia in zona medaglia ma soffre tantissimo dai 75 metri in poi dove si vede sfilare tutti gli avversari, un segnale in più che il 100 deve essere ancora digerito del tutto dal punto di vista tattico.

FEDERICO TURRINI 7.5: non è il Turrini sfavillante di Riccione ma tanto basta per conquistare il bis di bronzo all’Europeo. Verraszto di un altro pianeta, almeno oggi. Forse poteva scalare un gradino perché Nagy non sembrava imprendibile però è mancata la brillantezza dei giorni migliori soprattutto nelle frazioni centrali. Comunque una sicurezza.

LUCA MARIN 5: sembra essere tornati indietro di un anno quando arrancava nelle retrovie agli Assoluti. Ha speso tutto a Riccione, guadagnando la chiamata olimpica. E dire che per tre quarti di gara non era stato affatto male. Gli è mancato lo stile libero per conquistare una finale che, su questi livelli, era ampiamente alla portata del trentenne azzurro che la cartuccia, evidentemente, la tiene per il duello più importante.

DILETTA CARLI 6: si prende la seconda finale di un Europeo tutt’altro che indimenticabile e, fino a 70 metri dal traguardo, è in piena corsa per un quarto posto che non sarebbe stato nulla di eccezionale ma avrebbe fatto morale. Le manca qualcosa per essere quella dello scorso anno. Qui come a Riccione. Cosa lo dovrà capire assieme al suo gruppo di lavoro. Brava comunque a non mollare.

MARTINA DE MEMME 7.5: un quarto posto che vale una medaglia. Le tre davanti troppo forti per lei ma la toscana cresce gara dopo gara e se riuscirà a mantenere o incrementare la forma in vista del Sette Colli potrebbe anche rientrare nel progetto olimpico a livello di staffetta ma anche individuale. La classe e l’esperienza non mancano.

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