Nuoto
Nuoto, Europei Londra 2016. Il pagellone. Paltrinieri, il capolavoro. Carini e Franceschi, il nuovo che avanza
GIACOMO CARINI 8: diciamolo piano, anche se la tentazione di gridare è forte. L’Italia potrebbe aver trovato uno specialista dei 200 farfalla con i fiocchi. Bravo a Riccione, il piacentino, dove ha conquistato il suo primo titolo tricolore, bravissimo a Londra dove strabilia al mattino con il quarto tempo e gareggia spavaldo anche al pomeriggio presentandosi in testa in una semifinale tutt’altro che semplice ai 175 metri e chiudendo secondo. Giovane ma già solido e continuo: quello che si chiede ad un atleta.
LUCA PIZZINI 6: si prende la finale. Le buone notizie sono finite qui. Non una gara indimenticabile del ranista azzurro che già al mattino fatica un po’ ma nel pomeriggio non riesce ad essere protagonista nella finale che segue il trionfo italiano nei 1500. Dà fondo a tutte le energie e il 2’11”54 gli basta per agganciare un ottavo posto che gli regala un’altra chance per ottenere il pass per Rio ma il 2’10”09 per la qualificazione è molto lontano.
SARA FRANCESCHI 8.5: che autorità, che sfrontatezza la giovanissima toscana che mette paura ad Hannah Miley e, dopo aver già fatto vedere buone cose al mattino, nella semifinale del pomeriggio chiude seconda con una parte intermedia di ottimo livello. Esordio da favola e non è finita qui.
CARLOTTA TONI 6.5: non è la Toni esaltante della prima giornata di gare e i 200 non sono la sua gara. Però dimostra di saper soffrire (la stanchezza dopo due 400 misti e un 200 al mattino si fa sentire) e alla fine si prende la seconda finale di questo europeo che l’ha fatta entrare in un’altra dimensione.
LUISA TROMBETTI 5: è rimasta a Riccione con la testa e forse anche con il fisico. Non ritrova la brillantezza di un mese fa ed esce anzitempo dai 200 misti che non sono la sua specialità. Ci riproverà al Sette Colli. La classe e le potenzialità non mancano.
ILARIA CUSINATO 6.5: altra giovane molto interessante che paga un po’ l’esordio in una grande manifestazione ma fino a un certo punto perché si lascia alle spalle la compagna Trombetti e fa segnare il nono miglior tempo delle qualificazioni, uscendo però perché è la terza azzurra. Il futuro può essere anche suo e con Franceschi si può innescare una bella battaglia.
ANDREA MITCHELL D’ARRIGO 5: a che serve partire controllati se poi si chiude piano? La tattica di D’Arrigo può essere vincente solo quando si è al meglio della condizione, altrimenti il rischio è disputare una gara anonima come quella di oggi. Manca il cambio di passo che caratterizza l’atleta azzurro nei giorni migliori. Nell’ultimo 50 si spegne progressivamente invece di rimontare posizioni. Il sogno Rio non è svanito, anche perché c’è la staffetta da qualificare ma va tolta in fretta l’etichetta di eterna promessa che rischia di restargli appiccicata sulla pelle. Ci deve credere e, se è necessario, cambiare qualcosa.
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GREGORIO PALTRINIERI 10: spettacolare, commovente, strepitoso. L’ultimo aggettivo, perfetto, speriamo di tenerlo per un’altra occasione. Gli incubi di Riccione sono scacciati. L’uomo da battere, a Rio, nella gara più lunga in vasca è proprio lui. Il grido che lancia attraversa mari e montagne, sfiora l’Australia, si sente distinto fino in Cina e anche in America. Secondo tempo all time al mondo, record europeo (che già gli apparteneva) sbriciolato, gara continentale stradominata. Il segnale che tutti attendevano, lui per primo, è arrivato. Già questo è un Paltrinieri da oro olimpico ma l’impressione è che possa fare ancora meglio.
GABRIELE DETTI 8: argento doveva essere e argento è stato. A suo modo fa sembrare tutto facile, anche andarsi a prendere un secondo posto europeo nella gara più lunga. Quella che fino a tre giorni fa era la “sua” gara. Già, era perché ora i 400 stanno prendendo il sopravvento. Quei 400 che gli permettono di avere la velocità di base per bruciare l’avversario di turno (in questo caso l’ucraino Romanchuk) che condivide con lui 1370 metri prima di venire distanziato dal cambio di passo micidiale del livornese.
MARTINA CARRARO 6: la delusione, inutile nasconderlo, c’è perché la ligure che si allena a Bologna ha nelle corde un tempo che l’avrebbe portata a lottare addirittura per il secondo gradino del podio continentale. E invece da quel podio lei resta giù perché la forma, dopo Riccione, è calata e le manca quella brillantezza che le permise di staccare il biglietto per Rio un mese fa. Resta comunque la prima finale europea della carriera, resta una gara coraggiosa, con i primi 50 al livello delle migliori, resta l’impressione di aver trovato un’atleta solida e di spessore, in attesa di conferme.
SILVIA DI PIETRO 6: nessuna sorpresa. E’ la Di Pietro di Londra, senza infamia e senza lode. Ci prova, soprattutto dopo la virata, ad essere protagonista nella finale dei 100 stile libero dove già esserci è un bel successo. Ci prova ma non ci riesce perché le manca la brillantezza dei giorni migliori.
FEDERICO TURRINI 6.5: forse alla vigilia avrebbe anche firmato per un quarto posto nei 200 misti che non sono la sua gara regina ma, visto l’andamento della gara, visti i tempi con cui i rivali salgono sul podio, un po’ di rammarico ci deve essere per il toscano che forse indugia troppo nelle due frazioni centrali (dove è apparso meno brillante del solito, specialmente a dorso che dovrebbe essere una delle specialità della casa). E’ straripante, invece,m a stile libero dove per poco non gioca un brutto scherzo a Nevo e Santos. Come si dice in questi casi “se ci fossero stati altri dieci metri…” ma non ci sono.
CARLOTTA ZOFKOVA COSTA DE SAINT GENIX 7: terza finale europea consecutiva per la romagnola che si conferma migliore dorsista italiana (sui 100) nonostante i problemi tecnici che denota ogni volta che scende in vacsca. Gareggiare senza subacquea oggi sembra una follia. Lei lo fa e trasforma le sue gare in rimonte epocali. L’1’00”8 con cui conquista la finale non è sufficiente per Rio. Domani ci riproverà.
ELENA GEMO 5.5: non è il suo Europeo. Sembra una questione più fisica che tecnica, anche se gli sbandamenti della vasca di ritorno in semifinale denotano un po’ di confusione anche dal lato tecnico. E’ abituata ad arrivare, tardi ma ad arrivare e dunque inizia qui il suo mese importante in chiave qualificazione a Rio.
SIMONE SABBIONI 5: il peggior Sabbioni dopo il flop del Mondiali juniores di tre anni fa. I successi (seppure non supportati dal risultato cronometrico) del giorno prima non sono facili da smaltire per chi, come lui, ha poca esperienza. Pensava di essere in gran forma ma evidentemente anche lui ha pagato la tensione di Riccione e sui 50 che erano il suo pane arriva un’eliminazione bruciante. Ogni tanto, però, uno schiaffo può anche fare bene, soprattutto se arriva ad un Europeo di passaggio e all’indomani di un doppio podio.