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Storia delle Olimpiadi: la leggenda di Carl Lewis, il “figlio del vento”

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Tra gli sportivi che hanno scritto la storia dei Giochi Olimpici non può certamente mancare Carl Lewis, atleta classe 1961 proveniente dall’Alabama, stato a quell’epoca tristemente noto per la dura segregazione razziale alla quale erano sottoposti i cittadini afroamericani, ma cresciuto in New Jersey.

Nato in una famiglia di atleti, Frederick Carlton Lewis iniziò a gareggiare nel salto in lungo all’età di tredici anni. Proprio in questa disciplina, riuscì a mettersi in luce a soli diciotto anni, quando ottenne il bronzo ai Giochi Panamericani. Inizialmente selezionato per le Olimpiadi di Mosca 1980, Lewis non vi prese parte a causa del boicottaggio degli Stati Uniti.

La sua carriera riprese a pieno nel 1983, in occasione dei Mondiali di Helsinki, dove si rivelò al mondo vincendo tre medaglie d’oro nei 100 metri, nel salto in lungo e nella staffetta 4×100, dove contribuì a stabilire un nuovo record mondiale in 37″86. Reduce dal tris iridato, Lewis si presento alle Olimpiadi di casa di Los Angeles 1984 con una grande pressione sulle spalle, alla quale reagì eguagliando il record di quattro ori realizzato in precedenza da Jesse Owens nel 1936: 100 metri, 200 metri, salto in lungo e staffetta 4×100 metri, migliorando ancora il primato mondiale con un tempo di 37″83.

Nel 1987 Lewis trova sulla sua strada un nuovo avversario, il canadese Ben Johnson, che a sorpresa lo sconfigge sui 100 metri. Lo statunitense, che in stagione aveva vinto anche due ori a Giochi Panamericani (salto in lungo e 4×100 m), si porta comunque a casa i titoli iridati del lungo e della staffetta. Sconfitto per la prima volta a livello internazionale, Lewis si presentò ai Giochi di Seoul 1988, dove si attendeva ancor il duello con Johnson: ad avere la meglio fu ancora il canadese, fino a quando Johnson fu trovato positivo ad un test antidoping. Di conseguenza, fatto mai avvenuto in precedenza, le medaglie d’oro dei Mondiali 1987 e dei Giochi Olimpici del 1988 sui 100 metri vennero consegnate a Lewis, con il 9″92 di Seoul che divenne il nuovo record mondiale della distanza più breve. In Corea del Sud, però, Lewis dovette fare ancora i conti con la sconfitta: sui 200 metri fu argento, battuto dall’inatteso connazionale Joe DeLoach, mentre la squadra a stelle e strisce fu squalificata dalla staffetta nelle batterie, con Lewis che era stato lasciato a riposo in vista della finale. Non lo tradì, invece, il “suo” salto in lungo, dove conquistò un nuovo oro.

Dopo i Giochi di Seoul, molti iniziarono a parlare di un declino di Lewis, che ai Mondiali di Tokyo 1991 venne per la prima volta battuto nel salto in lungo, argento alle spalle dello straordinario connazionale Mike Powell, che realizzò il nuovo record mondiale con un balzo ad 8.95 metri. Lewis, però, si scatenò sui 100 metri, dove si impose con un nuovo primato mondiale in 9″86, e poi contribuì ancora alla vittoria della staffetta veloce a stelle e strisce con un altro record (37″50). A trentuno anni, dunque, un’età allora considerata molto elevata per un atleta, Lewis si presentò alle Olimpiadi di Barcellona 1992, sconfiggendo Powell nel lungo e correndo l’ultima frazione della 4×100 metri, per un nuovo oro con primato (37″40).

In Spagna Lewis sembrava dover chiudere la carriera: non selezionato per le prove individuali sui 100 m e sui 200 m, il “figlio del vento” continuò comunque fino ai Mondiali di Stoccarda 1993, dove fu solo quarto nella distanza più breve e medagliato di bronzo in quella doppia. Ma una leggenda dell’atletica non poteva finire così: a trentacinque anni, concentrò tutte le sue energie sul salto in lungo per le Olimpiadi di Atlanta 1996, chiudendo la sua storia a cinque cerchi nel suo Paese, proprio dove era iniziata. Contro ogni pronostico, Lewis vinse il quarto oro olimpico consecutivo in questa specialità, impresa riuscita in precedenza solo al discobolo Al Oerter tra il 1956 ed il 1968.

La carriera sportiva di Carl Lewis si concluse dunque con nove ori ed un argento olimpici, mentre ai Mondiali conquistò otto ori, un argento ed un bronzo, per un totale di venti medaglie nelle due competizioni più importanti. Una curiosità a molti ignota, è che dal 1990 Lewis divenne vegano, divenendo uno dei primi atleti ad alto livello a dimostrare la possibilità di essere altamente performante senza il consumo di proteine animali. Nel 2003, invece, il nome di Lewis venne fuori in una lista di oltre 100 atleti che le autorità sportive statunitensi avrebbero coperto nonostante la positività a dei controlli antidoping: l’atleta ammise di essere risultato positivo tre volte, per efedrina, pseudoefedrina e fenilpropanolamina nel 1988, ma affermò che gli stimolanti erano stati assunti involontariamente poiché contenuti in prodotti che aveva acquistato in erboristeria

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giulio.chinappi@oasport.it

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